La soluzione trovata dalla maggioranza nasconde la risoluzione del rapporto di lavoro di tantissimi docenti, anche già assunti a tempo indeterminato, con una inutile proroga fino al prossimo 30 giugno. Eppure, la situazione è ancora riparabile, se solo si approvasse, anche all’ultimo momento, l’apertura delle GaE a tutti abilitati, come del resto lo stesso Parlamento ha fatto sia nel 2008 che nel 2012. L’opportunità per farlo c’è ancora: è quella di dare il via libera all’emendamento presentato da MDP-LU al Decreto dignità, attraverso cui si chiede la riapertura delle Graduatorie ad esaurimento, da allargare a tutti gli abilitati all’insegnamento: E una modifica analoga in queste ultime ore è stata presentata anche da Fratelli d’Italia.
All’ora di pranzo, a partire delle ore 14.00, in corrispondenza dell’inizio della discussione del decreto, il “Coordinamento Diplomati Magistrali Abilitati”, già in sciopero della fame dinanzi al Miur dal 28 aprile scorso, sempre per rivendicare l’inserimento nelle GaE e respingere qualsiasi altra soluzione, compresa quella dell’ennesimo concorso per andare ad esaminare delle competenze già abbondantemente verificate, avvierà un presidio proprio davanti a Montecitorio.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Varare una norma che proroga di un anno la continuità didattica non ha senso. O questi docenti meritano di insegnare ai nostri figli oppure no. Va da sé che chi ha formato e scrutinato per anni i nostri alunni e in 6 mila casi ha già sottoscritto un contratto a tempo indeterminato, superando pure un anno di prova, in un Paese normale dovrebbe continuare a fare il suo lavoro con dignità. Ma l'Italia non sembra appartenere più a questi schemi, perché si varano dei provvedimenti legislativi che di dignitoso hanno solo il nome. A questo punto, se l’Aula non dovesse accogliere l’emendamento salva tutto chiesto a gran voce dall’Anief e presentato prima dal Pd e ora anche da Fratelli d’Italia, prevedendo l’accesso nelle GaE di tutti gli abilitati, la palla tornarà nei tribunali: ancora una volta, vivremo una stagione di ricorsi, perchè toccherà ai giudici subentrare al legislatore, per incapacità della politica di trovare le soluzioni idonee.
Il provvedimento legislativo è molto atteso anche dal mondo della scuola, soprattutto per gli emendamenti approvati nei giorni scorsi nelle Commissioni, i quali rappresentano un guazzabuglio che non risolve il problema del precariato. Il problema è che per il mondo della scuola le modifiche al Decreto dovevano essere ben altre: l’emendamento promosso dal governo e approvato dalle commissioni della Camera non mette al riparo le decine di migliaia di diplomati magistrale, di cui una fetta addirittura già immessi in ruolo, a seguito della sorprendente decisione dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato che, tagliandoli fuori dalle GeE, li costringe di fatto a ripartire da un concorso straordinario che rimescola tutto, andando anche a minare quella continuità didattica che Miur e governo continuano a citare senza rendersi conto che la stanno calpestando.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La situazione è ancora riparabile, se solo il Governo decidesse di assumersi la responsabilità, anche all’ultimo momento direttamente in Aula, di dire quale strada prendere per evitare il licenziamento di 50 mila insegnanti. Perché la proroga dei contratti di un anno o l'abolizione del limite di 36 mesi ai contratti stessi sono dei provvedimenti tampone che non risolvono affatto il problema di chi è di ruolo e di chi si apprestava a diventarlo. E nemmeno si salverà chi ha superato un anno di prova, seppur con riserva: questi maestri, che avevano programmato la loro vita professionale e personale, forti dall’assunzione a tempo indeterminato e di otto sentenze favorevoli emesse dallo stesso Consiglio di Stato che all’ultimo momento ha cambiato idea, fra meno di un anno verranno infatti licenziati. Lo stesso accadrà a chi, da diversi anni, a settembre accetta una supplenza annuale e garantisce la formazione dei nostri alunni. Per evitare tutto ciò e che si apra un’altra stagione di ricorsi, il Parlamento non ha scelta: deve riaprire le GaE a tutti gli insegnanti abilitati, dalla primaria alla secondaria, sbloccando le immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti, anche quelli nascosti in organico di fatto, oltre a quelli degli educatori che come per il personale Ata risultano ancora una volta danneggiati da un numero di assunzioni dimezzate rispetto a quelle che si dovevano attuare.
L’emendamento al Decreto Dignità non garantisce la permanenza in servizio di decine di migliaia di maestri, nemmeno dei 6 mila già immessi in ruolo. È emblematico, a questo proposito, quanto raccontato oggi dalle pagine di Orizzonte Scuola, da una docente siciliana 42enne, con 15 anni di supplenze svolte: lo scorso anno aveva finalmente sottoscritto il contratto a tempo indeterminato in Toscana e si trovava in prima posizione nelle GaE, mentre ora, con il concorso straordinario che vuole bandire l’esecutivo M5S-Lega, rischia non solo di perdere il ruolo ma anche di non ritrovarlo mai. “A Grosseto non si registra la stessa abbondanza di cattedre della Lombardia o nelle regioni vicine” del Nord e le cattedre libere “non si sa se verranno assegnate con le immissioni in ruolo”. Ed essere messa in coda a una graduatoria di merito regionale significa non vedere mai la luce. Sono graduatorie che non verranno mai smaltite”.
In questa situazione, come si fa a continuare a dire che i 120 giorni di proroga di attuazione dell’adunanza plenaria, voluti dal Consiglio dei Ministri, servivano a confermare dal 1° settembre prossimo sugli stessi posti i maestri dell’anno scolastico 2017/18? E non finisce qui. Perché, scrive oggi La Repubblica, a settembre “la scuola rischia di ripartire con la solita carenza di docenti. Soprattutto sul sostegno”. Ciò perché, paradossalmente, non è detto che gli uffici scolastici regionali e gli ex provveditorati agli studi (ora Ambiti territoriali provinciali) riusciranno ad assegnare tutti i posti. Perché le liste dei precari e le graduatorie dei concorsi in parecchi casi sono già vuote o con pochi aspiranti.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Siamo giunti al paradosso che la soluzione trovata dall’attuale governo con l’emendamento al Decreto Dignità è per molti maestri peggiorativa. Trasformare tutti i contratti a tempo determinato, con scadenza 30 giugno 2019, non dà alcuna garanzia, se poi assisteremo al solito balletto di docenti d’inizio anno. Anzi, aggravato dal fatto che man mano che le singole sentenze si trasformeranno in giudicato, assisteremo anche a cambi di maestri in corso d’anno. Per non parlare della cervellotica decisione di creare un nuovo concorso straordinario con dei requisiti di servizio per accedervi che lasciano fuori troppe categorie di docenti, a partire da quelli di scuole paritarie che, guarda caso, proprio nella scuola dell’infanzia e primaria lavorano in modo massiccio e continuativo. Il governo doveva trovare il coraggio di indicare al Parlamento l’unica soluzione possibile per uscire da questo ginepraio: la riapertura immediata delle GaE, quelle stesse graduatorie da dove ogni anno viene nominata la maggior parte dei 100 mila supplenti annuali o fino al termine delle attività didattiche, indispensabili per la formazione dei nostri alunni. Non averlo fatto è stato un errore che verrà pagato a carissimo prezzo, sia a livello politico che per le casse dello Stato, il quale dovrà anche stavolta spiegare in Tribunale perché continua a prendersela con i suoi lavoratori precari.
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