Milano, 7 lug. (askanews) - "I docenti italiani lavorano di più ma lo stipendio annuo è sotto di 10mila euro rispetto alla media Ue. Se ci si ferma alle ore di lezione settimanali, queste in Italia sono superiori alla media europea sia nella scuola primaria (22 contro 19,6) che nella secondaria superiore (18 contro 16,3) e uguali nella secondaria inferiore (18 contro 18,1)". Lo denuncia l'associazione sindacale Anief.
"Per renderci conto di quanto sia enorme il gap tra i compensi annui percepiti dai nostri docenti e quelli europei - scrive in una nota - basta citare qualche esempio: alla primaria i nostri maestri prendono ad inizio carriera appena 22.903 euro, a fronte dei 32.648 dei maestri olandesi oppure dei 38.214 euro dei colleghi tedeschi; a fine carriera ai nostri docenti delle ex elementari vanno soltanto 33.740 euro (meno di quello che prendono in Germania appena assunti in ruolo), mentre in Olanda portano a casa oltre 48mila euro e i tedeschi arrivano a 51.371 euro. Se si guarda ai docenti di medie e superiori, il divario è ancora più grande. Basta dire che mentre gli insegnanti della secondaria di secondo grado con 35 anni e oltre di anzianità di servizio debbono accontentarsi di 38.745 euro lordi, quelli che operano in Olanda sfiorano i 61mila e i tedeschi i 64mila".
"Pure la media generale, comprendente tutti i docenti dei vari cicli scolastici - prosegue l'Anief - risulta impietosa: in tutti e tre i cicli scolastici, infatti, ai nostri docenti mancano circa 10mila euro per stare in linea con gli altri Paesi del vecchio Continente. Anief ricorda che il risultato raggiunto dai sindacati Confederali, firmatari dell`accordo sui mini-aumenti e sugli arretrati ancora più ridicoli, assegnati dopo un blocco quasi decennale, non ha scalfito minimamente un disavanzo che è sempre più insopportabile, oltre che ingiusto".
"Per questi motivi - afferma Marcello Pacifico (Anief-Cisal) - il nostro sindacato si siederà al tavolo delle trattative, appena sarà ratificata la rappresentanza sindacale raggiunta con il rinnovo delle Rsu dello scorso marzo, con uno preciso obiettivo: salvaguardare gli aumenti già corrisposti, sbloccare l`indennità di vacanza contrattuale, in modo da agganciare gli stipendi almeno al costo della vita, sempre tenendo conto dell`indice previsionale legato all`Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato su base europea pari all`1,4%".
ROMA, 7 LUG - I docenti italiani lavorano di più ma lo stipendio annuo è sotto di 10mila euro rispetto alla media Ue. E' quanto denuncia l'associazione sindacale Anief, spiegando che "se ci si ferma alle ore di lezione settimanali, queste in Italia sono superiori alla media europea sia nella scuola primaria (22 contro 19,6) che nella secondaria superiore (18 contro 16,3) e uguali nella secondaria inferiore (18 contro 18,1). Per renderci conto di quanto sia enorme il gap tra i compensi annui percepiti dai nostri docenti e quelli europei, basta citare qualche esempio: alla primaria i nostri maestri prendono ad inizio carriera appena 22.903 euro, a fronte dei 32.648 dei maestri olandesi oppure dei 38.214 euro dei colleghi tedeschi; a fine carriera ai nostri docenti delle ex elementari vanno soltanto 33.740 euro (meno di quello che prendono in Germania appena assunti in ruolo), mentre in Olanda portano a casa oltre 48mila euro e i tedeschi arrivano a 51.371 euro". "Se si guarda ai docenti di medie e superiori - prosegue la nota - il divario è ancora più grande. Basta dire che mentre gli insegnanti della secondaria di secondo grado con 35 anni e oltre di anzianità di servizio debbono accontentarsi di 38.745 euro lordi, quelli che operano in Olanda sfiorano i 61mila e i tedeschi i 64mila. Pure la media generale, comprendente tutti i docenti dei vari cicli scolastici, risultano impietose: in tutti e tre i cicli scolastici, infatti, ai nostri docenti mancano circa 10mila euro per stare in linea con gli altri Paesi del vecchio Continente". Anief ricorda che il "risultato raggiunto dai sindacati Confederali, firmatari dell'accordo sui mini-aumenti e sugli arretrati ancora più ridicoli, assegnati dopo un blocco quasi decennale, non ha scalfito minimamente un disavanzo che è sempre più insopportabile, oltre che ingiusto". "Per questi motivi - scrive Marcello Pacifico (Anief-Cisal) - il nostro sindacato si siederà al tavolo delle trattative, appena sarà ratificata la rappresentanza sindacale raggiunta con il rinnovo delle Rsu dello scorso marzo, con uno preciso obiettivo: salvaguardare gli aumenti già corrisposti, sbloccare l'indennità di vacanza contrattuale, in modo da agganciare gli stipendi almeno al costo della vita, sempre tenendo conto dell'indice previsionale legato all'Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato su base europea pari all'1,4%". (ANSA).
Al centro della questione sono i cosiddetti posti “in deroga”, con termine del servizio collocato al 30 giugno dell’anno successivo, benché siano cattedre vacante e disponibili. Una vergogna, legalizzata cinque anni fa con la Legge Carrozza 128/13. Anche il Ministro dell’Istruzione dice che il personale specializzato su sostegno è sempre insufficiente, a causa del mantenimento dei posti di sostegno ancora al 30 giugno nonostante le deroghe ci siano ormai ogni anno nel numero di decine di migliaia: in occasione della presentazione dell’Osservatorio per l’inclusione ha dichiarato “L’inclusione scolastica è una priorità. La via maestra per garantirla è aumentare il personale specializzato. Dobbiamo lavorare in questa direzione”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Il Ministro Bussetti è bene che si adoperi per superare quanto previsto dalla legge 128/13 che blocca gli organici a quelli complessivamente attivati dieci anni prima, quando il numero di alunni con disabilità certificata era quasi la metà di quella attuale, visto che siamo arrivati ad oltre 250mila iscritti. Considerando che il decreto legislativo 66/2017, in vigore dal prossimo 1° gennaio, non ha minimamente affrontato questo problema, tentando invece di introdurre elementi di medicalizzazione della disciplina di cui nessuno sentiva il bisogno, spetta a questo governo prendersi in carico il problema: bisogna assolutamente aumentare le immissioni in ruolo, procedendo con l’abrogazione dei posti in deroga e con l’assunzione immediata su almeno 40 mila posti vacanti e disponibili.
Se ci si ferma alle ore di lezione settimanali, queste in Italia sono superiori alla media europea sia nella scuola primaria (22 contro 19,6) che nella secondaria superiore (18 contro 16,3) e uguali nella secondaria inferiore (18 contro 18,1). Per renderci conto di quanto sia enorme il gap tra i compensi annui percepiti dai nostri docenti e quelli europei, basta citare qualche esempio: alla primaria i nostri maestri prendono ad inizio carriera appena 22.903 euro, a fronte dei 32.648 dei maestri olandesi oppure dei 38.214 euro dei colleghi tedeschi; a fine carriera ai nostri docenti delle ex elementari vanno soltanto 33.740 euro (meno di quello che prendono in Germania appena assunti in ruolo), mentre in Olanda portano a casa oltre 48mila euro e i tedeschi arrivano a 51.371 euro. Se si guarda ai docenti di medie e superiori, il divario è ancora più grande. Basta dire che mentre gli insegnanti della secondaria di secondo grado con 35 anni e oltre di anzianità di servizio debbono accontentarsi di 38.745 euro lordi, quelli che operano in Olanda sfiorano i 61mila e i tedeschi i 64mila. Pure la media generale, comprendente tutti i docenti dei vari cicli scolastici, risultano impietose: in tutti e tre i cicli scolastici, infatti, ai nostri docenti mancano circa 10mila euro per stare in linea con gli altri Paesi del vecchio Continente. Anief ricorda che il risultato raggiunto dai sindacati Confederali, firmatari dell’accordo sui mini-aumenti e sugli arretrati ancora più ridicoli, assegnati dopo un blocco quasi decennale, non ha scalfito minimamente un disavanzo che è sempre più insopportabile, oltre che ingiusto.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Per questi motivi, il nostro sindacato si siederà al tavolo delle trattative, appena sarà ratificata la rappresentanza sindacale raggiunta con il rinnovo delle Rsu dello scorso marzo, con uno preciso obiettivo: salvaguardare gli aumenti già corrisposti, sbloccare l’indennità di vacanza contrattuale, in modo da agganciare gli stipendi almeno al costo della vita, sempre tenendo conto dell’indice previsionale legato all’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato su base europea pari all’1,4%.
Anief consiglia a tutti i docenti (ma vale anche per il personale Ata, cui vengono assegnati stipendi ancora più scandalosamente ridotti) di non soccombere dinanzi a questo andare: sempre in attesa di prendere parte alle trattative presso l’Aran, il nostro sindacato chiede agli interessati di inviare modello di diffida scrivendo all’indirizzo di posta elettronica Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; in questo modo è possibile ottenere un adeguamento stipendiale finalmente equo, con tanto di arretrati. Anief prosegue, inoltre, i ricorsi gratuiti per attribuire il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2008-2018.
Per il sindacato, c’è il fondato rischio di ritrovarci in situazione frastagliata, con uffici decentrati che agiranno diversamente su casi uguali. E nel frattempo al Parlamento va indicata l’unica strada percorribile per uscire da questo groviglio: approvare una norma che dia il via libera definitivo nelle GaE a tutti gli abilitati, a partire dai maestri con diploma magistrale. Non convincono, quindi, le parole rassicuranti pronunciate dal Ministro sulle motivazioni che lo hanno portato a chiedere e ottenere l'inserimento dal Governo, nel dl Dignità, una disposizione che attraverso l'estensione di una previsione legislativa già vigente nell'ordinamento, riesumando un articolo di legge di 22 anni fa, nel decreto legge 669 del '96, concede all'amministrazione un termine di 120 giorni per dare esecuzione alle sentenze dei tribunali sulla vicenda dei diplomati magistrali.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Il Ministro dell’Istruzione deve produrre un documento ufficiale, che nei 120 giorni di tempo che si è preso il Governo per far legiferare alle Camere una norma risolutiva, ogni singolo ufficio ministeriale decentrato non deve produrre licenziamenti dei maestri con diploma magistrale. Anche laddove fossero pervenute delle sentenze di merito in linea con l’assurda posizione delle sezioni unite in adunanza plenaria del Consiglio di Stato. Sarebbe l’unica soluzione reale per salvare l’avvio regolare dell’anno scolastico e la continuità didattica tante volte citata. Nel frattempo, dal Governo è bene che giungano indicazioni altrettanto definite nei confronti dei due rami del Parlamento, perché nel predisporre un nuovo processo di formazione iniziale e reclutamento dei docenti della scuola dell’infanzia e primaria, si tenga conto della Risoluzione 242 del 31 maggio scorso dello stesso Parlamento europeo sui contratti a termine, derivante dalle denunce inoltrate da Anief, anche al Consiglio d’Europa e alla Cedu.
Lo ha chiesto oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, nel corso del suo intervento di apertura del convegno “Il ‘precariato pubblico’ nella Regione Siciliana (e non solo) tra legislazione regionale e Decreto Madia: quale soluzione?”, svolto a Palermo, presso Palazzo Comitini, organizzato da Anief, in collaborazione con Asael, Agi, Dirconf, Prodirmed e l’Ordine degli Avvocati di Palermo, con il patrocinio della città metropolitana del capoluogo siciliano.
Il sindacalista ha detto che “occorre porre la questione al centro delle politiche nazionali ed europee, cancellando una volta per tutte la finzione degli organici, creati ad arte per favorire il tempo determinato e ostacolare l’assunzione definitiva. Non basta modificare le norme che regolano i diritti dei precari, al fine di stabilizzare, come chiede l’UE, tutti i precari che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio. E nemmeno basta limitarsi a ripristinare la causale ed approvare regole più rigide per la chiamata a tempo determinato, come ha fatto in questi giorni il Consiglio dei ministri: è bene che in fase di approvazione in Parlamento si attuino delle modifiche che obblighino anche i datori di lavoro alla sottoscrizione di contratti a termine e, a seguire, all’assunzione in ruolo. Il problema è che i lavoratori socialmente utili sono massivamente utilizzati nell’Isola per coprire esigenze d’organico di diritto; in teoria dovrebbe costare di meno questa modalità di operare, ma in pratica costa di più. E nel caso della scuola si tagliano i fondi”.
Nel corso del suo intervento, Pacifico ha ricordato l’importante “Risoluzione 242 del 31 maggio scorso, ottenuta anche grazie al nostro operato e quello di tutti i legali, con cui il Parlamento europeo dopo 20 anni ha fornito indicazioni alla Commissione europea e ai presidenti degli stati membri per migliorare la direttiva 70/1999, la quale segue, a sua volta, una precedente direttiva; la prima indicazioni dell’UE sul precariato è infatti del 1991. Da allora, in pratica, su questo ambito non ci sono state modifiche. Mentre ci sono altre direttive che sono state cambiate anche 12 volte. Ecco perché la commissione europea ha presentato le sue osservazioni, dando di fatto ragione agli avvocati dell’Anief: la Buona Scuola non ha trovato una soluzione al precariato. Ed ecco infine perché dobbiamo andare avanti tutti insieme: coesi, per il bene dei lavoratori”.
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