Per accedere dovrà essere presentato il diploma di laurea in giurisprudenza, scienze politiche, sociali o amministrative, economia e commercio; oppure il diploma di laurea specialistica (LS) 22, 64, 71, 84, 90 e 91, o le lauree magistrali (LM) corrispondenti a quelle specialistiche ai sensi della tabella allegata al D.I. 9 luglio 2009. Inoltre, potranno partecipare, in deroga agli stessi, gli assistenti amministrativi che, alla data di entrata in vigore dell’ultima legge di Bilancio, la 205 del 2017, hanno maturato almeno tre anni interi di servizio negli ultimi otto nelle mansioni di direttore dei servizi generali ed amministrativi.
Il sindacato aveva richiesto un concorso riservato per chi da più di 36 mesi ha prestato servizio nei ruoli di Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi, ma il Parlamento ha riconosciuto la sola possibilità di partecipare alla procedura senza laurea in un determinato arco di tempo, violando ancora una volta il principio di non discriminazione sancito dalla direttiva UE. Anief ha quindi predisposto un apposito ricorso al Tar del Lazio, al fine di opporsi al limite temporale per l'accesso al concorso Dsga da parte degli assistenti amministrativi privi di laurea ma con servizio prestato come facente funzione per almeno 3 anni in tutto o in parte maturati oltre gli ultimi 8 anni. Per aderire ai ricorsi, cliccare su questo link.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Dal momento che questi dipendenti amministrativi hanno già dimostrato di essere in grado di svolgere tali mansioni, pur non avendo il titolo di laurea richiesto, quale differenza fa avere svolto il ruolo superiore 5 anni fa, 10 anni fa o 15 anni fa? La scuola autonoma, con i Dsga che hanno preso il posto dei ‘vecchi’ segretari, con le nuove mansioni, è ormai entrata in vigore da quasi un ventennio: la figura professionale è stata istituita dall’articolo 34 del CCNL nel lontano 1999, che al comma 2 stabilì anche le modalità di accesso a tale profilo professionale. La deroga al conseguimento della laurea ha un senso solo se si elimina il paletto degli otto anni, altrimenti la norma è discriminante. E siamo convinti che anche i giudici avranno più di qualcosa da ridire su questa decisione.
Il Ministro dell’Economia in carica, Pier Carlo Padoan, è intenzionato a presentare sul filo di lana un Def "neutrale" e squisitamente “tecnico”: solo che i leader dei partiti che si sono imposti in occasione delle elezioni politiche di una settimana fa, “Di Maio e Salvini, premono per dar conto delle promesse agli elettori”, in modo da “condizionare i contenuti del Documento di economia e finanza” e trovarsi la strada pronta in caso di affidamento dell’incarico da parte del Capo dello Stato subito dopo Pasqua. Comunque vada, un terzo delle risorse a disposizione del nuovo documento di economia e finanza deve necessariamente essere destinato ad ancorare l'indicizzazione degli stipendi al 50% dell'aumento dell'inflazione registrata negli ultimi dieci anni.
Nel frattempo, Anief conferma l'azione giudiziaria per sbloccare gli stipendi dal settembre 2015, come previsto dalla Corte Costituzionale. Perché in media, per legge ognuno dei tre milioni di lavoratori statali ha diritto ad avere 2 mila euro in più nel 2019 e 4 mila euro di arretrati se accolto il ricorso dalla stessa Consulta. È possibile scaricare la diffida on line, propedeutica al ricorso al giudice del lavoro.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Il costo della vita è l’unico parametro costituzionale da rispettare per stabilire se uno stipendio è equo. Stare abbondantemente al di sotto di questo parametro minimo significa non avere rispetto dei lavoratori pubblici. È lapalissiano: lo Stato pretende dai cittadini il rispetto delle leggi, ma poi è il primo a non dare seguito a quello che contengono. Per questo, come sindacato non possiamo esimerci dal ricordare che il Documento di Economia e Finanza in via di approvazione dovrà essere dedicato a coprire tale gap stipendiale. In caso contrario, l’unica via rimane quella del ricorso.
ROMA, 10 MAR - Riaprire le graduatorie a esaurimento e stabilizzare i contratti dei precari sono gli obiettivi dello sciopero della scuola proclamato per il 23 marzo prossimo dall'Anief che oggi, in una nota, conferma l' appuntamento, che sarà accompagnato da un sit-in a Piazza Montecitorio. "Negli ultimi giorni hanno aderito all'iniziativa Anief - afferma l'associazione - altri sindacati che si aggiungono ai tantissimi docenti e Ata che nel giorno dell'inizio della XVIII legislatura si fermeranno per reclamare modifiche al contratto su aumenti, precariato, ricostruzione di carriera, mobilità, potenziamento: a capitanare la protesta saranno le maestre e maestri con diploma magistrale, per chiedere a gran voce la riapertura urgente delle Graduatorie ad esaurimento e il superamento della sentenza in adunanza plenaria 11/2017. Il malessere della categoria ha raggiunto livelli altissimi: a giugno scadono 45 mila contratti sottoscritti ad inizio anno dai docenti inseriti con riserva nelle GaE e c'è il pericolo di non rinnovarli, mentre continuano a rischiare il licenziamento altre 6 mila maestre assunte con riserva a tempo indeterminato, nonostante abbiano superato l'anno di prova come le altre 2 mila maestre immesse in ruolo grazie a otto sentenze del Consiglio di Stato passate in giudicato". "L'unica soluzione - conclude l'Anief - rimane un decreto legge urgente che riconosca a tutto il personale con abilitazione l'inserimento nelle GaE, ovvero nel doppio canale utile per le immissioni in ruolo, alla luce anche dei tanti posti vacanti e disponibili, peraltro, coperti con continue supplenze dagli stessi aspiranti". (ANSA).
Oggi scade la presentazione dei certificati vaccinali necessari per evitare l’esclusione da nidi e materne, ma non tutti gli alunni sono in regola: così dopodomani, al rientro a scuola dopo questo week end, potrebbero essere 30mila i bambini sotto i sei anni con la documentazione non a posto per le vaccinazioni. E per i ragazzi della scuola dell’obbligo (7-16 anni) scatta la procedura che può portare ad una sanzione pecuniaria da 100 a 500 euro. Anief è pronta ad offrire patrocinio legale per tutelare il diritto all'istruzione contro l’assurda norma. Non ci può essere una sanzione se non vi è un obbligo proprio nella scuola dell'obbligo, mentre è stupido imporre la vaccinazione a un bambino su quattro che frequenta il percorso 0 – 6 anni. Coloro che intendono opporsi a questo possono scrivere al sindacato attraverso la seguente e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Ci sono delle zone della Penisola dove nemmeno dl 30% dei bambini fino a sei anni è iscritto agli asili nido e alle scuole dell’infanzia, per la cui frequenza è ora obbligatorio avere fatto le vaccinazioni obbligatorie. E degli altri chi si preoccupa? Si è voluto imporre una regola che tutela una minoranza dimenticando che lo Stato ha sforato le proprie competenze: perché il diritto a frequentare la scuola è previsto dalla Costituzione. Inoltre, lo Stato ha approvato una norma senza il benché minimo raccordo con gli istituti scolastici. Infine, nella scuola dell’obbligo, sempre in base alla nuova legge, decade la vaccinazione obbligatoria, sostituita dall’ennesimo ‘balzello’, visto che si sanzionano pure le famiglie con figli dai 6 ai 16 anni che non hanno rispettato l’obbligo di vaccinarsi. Quale sia la logica di tutto questo non è ancora stato chiarito.
Negli ultimi giorni hanno aderito all’iniziativa Anief altri sindacati che si aggiungono ai tantissimi docenti e Ata che nel giorno dell'inizio della XVIII legislatura si fermeranno per reclamare modifiche al contratto su aumenti, precariato, ricostruzione di carriera, mobilità, potenziamento: a capitanare la protesta saranno le maestre e maestri con diploma magistrale, per chiedere a gran voce la riapertura urgente delle Graduatorie ad esaurimento e il superamento della sentenza in adunanza plenaria 11/2017. Il malessere della categoria ha raggiunto livelli altissimi: a giugno scadono 45mila contratti sottoscritti ad inizio anno dai docenti inseriti con riserva nelle GaE e c’è il pericolo di non rinnovarli, mentre continuano a rischiare il licenziamento altre 6 mila maestre assunte con riserva a tempo indeterminato, nonostante abbiano superato l'anno di prova come le altre 2 mila maestre immesse in ruolo grazie a otto sentenze del Consiglio di Stato passate in giudicato. L'unica soluzione rimane un decreto legge urgente che riconosca a tutto il personale con abilitazione l'inserimento nelle GaE, ovvero nel doppio canale utile per le immissioni in ruolo, alla luce anche dei tanti posti vacanti e disponibili, peraltro, coperti con continue supplenze dagli stessi aspiranti. A marzo, invece, è stato firmato un contratto sulla mobilità che non soddisfa, preceduto dall’accordo per il rinnovo del Ccnl per il triennio 2016/18 che prevede aumenti tre volte inferiori all'inflazione e arretrati tredici volte più bassi, non riconosce la parità di trattamento tra personale precario e di ruolo, non chiarisce il servizio prestato in organico di potenziamento e ostacola i trasferimenti, a dispetto delle pronunce della Cassazione.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Sono tutte note negative che per Anief devono essere assolutamente mutate attraverso un intervento della politica che cambi radicalmente la Legge 107/15 e trovi le risorse finanziarie adeguate non stanziate dall'ultima Legge 205/17 di Bilancio di fine anno, in modo da coprire almeno l'inflazione programmata registrata negli ultimi dieci anni. Così come urge una soluzione legislativa che riapra le GaE a tutti gli abilitati e tuteli i maestri assunti a tempo indeterminato e determinato con diploma magistrale. È già stato fatto due volte, nel 2008 e nel 2012. A questo servirà la mobilitazione, con manifestazione di piazza il 23 marzo, nel giorno dell'avvio dei lavori di Camera e Senato, che segue allo sciopero dell'8 gennaio: va mandato un segnale forte a chi si accinge ad entrare in Parlamento.
La nostra struttura copre tutte le regioni italiane.
Siamo presenti in tutte le province.