Europa in campo per chiedere all'Italia di stabilizzare i precari della scuola.
Europa in campo per chiedere all'Italia di stabilizzare i precari della scuola.
La decisione, che riguarda solo docenti e Ata che hanno presentato ricorso, permette di superare la normativa vigente che prevede di conteggiare per intero solo i primi quattro anni di servizio precedente all’immissione in ruolo: ai dirigenti incaricati dei conteggi viene indicato anche come risarcire il “danno”. Decisive le sentenze dei Tribunali del lavoro che hanno riconosciuto l’esistenza dell’abuso della contrattazione a tempo determinato. Esulta l’Anief.
Buone notizie per gli assunti nella pubblica amministrazione: la direzione generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto ha inviato una comunicazione agli Uffici Scolastici Territoriali e ai dirigenti scolastici responsabili delle ricostruzioni di carriera, attraverso cui indica di riconoscere per intero il periodo di pre-ruolo. Anche se il conteggio totale (oggi previsto solo per i primi 4 anni di servizio pre-ruolo, successivamente si considerano utili solo i due terzi) dovrà essere adottato “esclusivamente nei confronti dei ricorrenti vincitori in sede giudiziale”, si tratta di un importante riconoscimento. Che giunge a seguito di quanto stabilito dai Tribunali del lavoro che “in alcune sentenze – si legge nella comunicazione dell’Usr per il Veneto - hanno riconosciuto l’esistenza dell’abuso della contrattazione a tempo determinato, condannando l’Amministrazione al risarcimento del danno, consistente in una sorta di ricostruzione della carriera, da determinarsi come se i contratti stipulati fossero stati tutti ex tunc a tempo indeterminato”.
Nelle indicazioni agli UU.SS.TT., l’Usr per il Veneto comunica anche che l’ammontare del riconoscimento economico da assegnare a docenti e Ata che hanno presentato ricorso deve scaturire dalla “differenza tra quanto effettivamente percepito dal lavoratore e quanto lo stesso avrebbe percepito qualora fosse stato da subito inquadrato quale lavoratore a tempo indeterminato. In pratica, si dovrà operare come se fossero stati ‘di ruolo’ fin dall’inizio, attribuendo le cosiddette ‘posizioni stipendiali’ previste dal CCNL comparto scuola per il personale ATA e per il personale docente alle varie scadenze degli ‘scaglioni’, cioè ad anni 3, anni 9 ecc.”.
La comunicazione dell’Usr per il Veneto è stata immediatamente commentata dall’Anief, il sindacato che ha presentato diversi ricorsi sulla questione. “In base a quanto è stato finalmente acclarato dai giudici italiani, che non potevano non tenere conto del pronunciamento favorevole da parte della Corte di giustizia europea, - sostiene il sindacato autonomo - questo trattamento deve essere obbligatoriamente adottato. Perché non vi è alcuna ragione oggettiva che giustifichi ancora una disparità di trattamento tra lavoro a termine e quello svolto dopo l’assunzione in ruolo”. Sempre l’Anief rileva che la disposizione dell’Usr veneto risulta “particolarmente vantaggiosa per coloro che hanno un congruo numero di anni di supplenze alle spalle”.
Il sindacato guidato da Marcello Pacifico, infine, con un secondo comunicato fa sapere che la Corte d’Appello di L’Aquila – presso cui il Miur aveva proposto appello avverso due sentenze favorevoli ottenute proprio dall’Anief – ha emesso “due sentenze di identico tenore in cui ribadisce “il diritto alla medesima progressione economica spettante ai docenti di ruolo”: in pratica, per il sindacato autonomo “il Ministero, non volendo riconoscere ai precari il medesimo trattamento economico attribuito al personale a tempo indeterminato, attua una disparità di trattamento illegittima e non giustificata”.
Tornate a valorizzare gli insegnanti. È l’appello che le associazioni dei docenti rivolgono alle istituzioni in occasione della Giornata mondiale dell’insegnante che si è celebrata ieri in più di 100 Paesi con iniziative e convegni. L’Unesco stabilì questa giornata nel 1994, proprio per commemorare la firma della Raccomandazione sullo status degli insegnanti.
Raccomandazione redatta a Parigi, il 5 ottobre del 1966, da una speciale conferenza intergovernativa convocata dall’Unesco. «Non possiamo dimenticare le ‘tare’ con cui ormai si devono confrontare quotidianamente gli 800 mila professionisti dell’educazione del nostro Paese, sempre più osteggiati e messi in discussione: si sono sensibilmente ridotti di numero, in tanti sono avanti negli anni e costretti a lavorare loro malgrado, tutti sono sottopagati», ha sottolineato Marcello Pacifico, presidente Anief, uno dei sindacati dei docenti.
Per Pacifico «anche per colpa di una società che svilisce tutte le forme di sapere e di cultura, oggi più che mai il ruolo educativo di chi insegna è sempre più in discussione». Per questo l’Anief chiede alle istituzioni di invertire la tendenza, «tornando finalmente a valorizzare gli insegnanti italiani». La Giornata mondiale dei docenti si è trasformata in un momento emblematico per sottolineare il contributo vitale dei professori nell’ambito della formazione e dello sviluppo dell’individuo.
Continua il responsabile dell’Anief: «Il sindacato non può fare a meno di soffermarsi sull’azione distruttiva che, in particolare negli ultimi cinque anni, i nostri governanti hanno perpetrato nei loro confronti: 40 anni fa l’insegnante risultava tra le professionalità più rilevanti nella considerazione sociale e delle famiglie italiane. In molti casi rappresentava l’unica presenza tangibile dello Stato in zone povere ed emarginate. I tagli agli organici e le riforme attuate dal 2007 hanno via via ridotto il personale. I giovani docenti sono aumentati e il rapporto di lavoro si è sempre più precarizzato: piuttosto che assumere in ruolo, come indicato dall’Ue con una chiara direttiva del 1999, si è scelta la strada del licenziamento e della riassunzione a oltranza. Perfino la maggior parte dei vincitori dell’ultimo concorso a cattedra è composta da ultra 35enni». Nel frattempo i Cobas della scuola hanno indetto uno sciopero generale per il 18 ottobre.
“Mi sono abilitata nel 2000 e nel 2002 ho cominciato a lavorare. Primo incarico: otto giorni di sostituzione in un paesino della provincia Bresciana. Per me che venivo da Salerno i soldi che ho preso non sono bastati nemmeno per pagarmi il soggiorno di quella settimana”. La storia di Anna è comune a tantissimi insegnanti che lavorano in Lombardia. Come lei, molti neo abilitati alla professione hanno dovuto abbandonare la loro città nel Sud Italia e tentare la sorte al Nord.
Ora c'è anche il via libera della VII Commissione Cultura della Camera all'intenzione del Governo di cancellare gli scatti di anzianità del personale della scuola in occasione del rinnovo del contratto di categoria. Lo rende noto l'Anief aggiungendo che soltanto i deputati di Sel e del M5S si sono opposti.
"Nel Def viene esplicitato - sottolinea l'associazione - che 'la valorizzazione del personale docente passa per la definizione di nuove modalità di sviluppo di carriera dei docenti stessi, con l'avvio di un sistema di valutazione delle prestazioni professionali collegato a una progressione di carriera, svincolata dalla mera anzianità di servizio'. Ci sono poi altri importanti segnali, tutti indirizzati verso la stessa meta: nel Decreto Legge 104/2013 si conferma, infatti - fa notare - la volontà di congelare l'anzianità di servizio maturata dai neo-assunti per realizzare gli obiettivi di invarianza finanziaria. E proprio oggi il Ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha detto che serve il 'rinnovo contrattuale per gli insegnanti: una nuova forma di contratto, che per molti è un tabù', facendo intendere il suo assenso al nuovo modello governativo".
"A questo punto - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - è evidente la volontà politica di abbandonare la strada degli aumenti per anzianità e intraprendere, in corrispondenza della scadenza del blocco del rinnovo del contratto, quindi a fine 2014, la strada che porterà agli incrementi stipendiali riservati a una ristretta cerchia di dipendenti particolarmente meritevoli". "Così, dopo aver privatizzato il rapporto di lavoro del pubblico impiego, si compie un altro passo verso la perdita dei diritti dei suoi lavoratori" continua Pacifico facendo notare che "già oggi a fine carriera un docente percepisce quasi 10.000 euro in meno. E che la maggior parte del personale della scuola, dopo cinque anni di blocco imposto agli statali, continuerà a percepire uno stipendio sempre più vicino alla soglia di povertà".
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IL PUNTO
I RICORSI
Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione
Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo
Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti