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Anief conferma che ricorrerà contro l’ingiusta decisione del Governo: entro il 18 marzo le istruzioni operative per coloro che maturano i requisiti al 31 agosto 2012.

Con la pubblicazione da parte del Miur del decreto ministeriale n. 22 del 12 marzo 2012 che fissa al 30 marzo 2012 il termine ultimo per la presentazione delle domande di pensionamento che interessano il personale scolastico i cui requisiti posseduti fanno riferimento al 31.12.2011, l’Anief “conferma la volontà di ricorrere contro l’insensata scelta del Governo di non concedere al personale della scuola, il cui servizio si calcola obbligatoriamente sull’anno scolastico e non su quello solare, la possibilità di far slittare il riconoscimento dei requisiti al 31 agosto 2012”.

Si ricorda che i requisiti validi al 31/12/2011 sono: 60 anni di età anagrafica e 36 anni di contributi utili oppure 61 anni di età anagrafica e 35 anni di contributi utili; la quota 96 può essere raggiunta anche sommando le eventuali “porzioni” di anno, quindi ad esempio sommando 60 anni e 2 mesi di età con 35 anni e 10 mesi di contributi utili; - 40 anni di contributi utili (bastano anche 39 anni, 11 mesi e 16 giorni) prescindendo dall’età anagrafica,

L'Anief sottolinea che entro domenica 18 marzo fornirà precise istruzioni a tutti coloro che hanno manifestato la volontà di ottenere il rispetto dei diritti acquisiti per andare in pensione con le regole precedenti alla riforma Fornero. Contestualmente saranno fornite precise istruzioni su come compilare la domanda per aderire ai ricorsi stessi.

Fonte: Tecnica della Scuola

Scrima (Cisl): quei 41mila docenti non in classe indicati dal capo dipartimento non stanno in piedi. E poi perché un risicato 1 per mille di impegnati fuori ruolo fa tanto scalpore? Pacifico (Anief): se vuole far risparmiare il Miur stabilizzi i precari come ci chiede l’Ue.

Come previsto nell'articolo precedente, non sono tardate ad arrivare le reazioni dei sindacati alle parole rilasciate al Corriere della Sera dal neo capo dipartimento del ministero dell`Istruzione, Lucrezia Stellacci, per giustificare le mancate assunzioni di 10mila docenti precari, inizialmente approvate dalle commissioni della Camera all’interno del decreto ‘semplificazioni’: sulla scuola, ha detto Stellacci, “pesano altri 40mila stipendi, per la precisione 41.503. Sono professori o maestri che però non insegnano, non vanno in classe. Sono distaccati presso altri ministeri oppure in permesso sindacale. Gli studenti non ne traggono alcun beneficio, ma il loro stipendio – ha sottolineato il capo dipartimento - è sempre a carico del nostro bilancio”.

Il primo a replicare all’affondo della Stellacci è stato Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, secondo il quale quelle espresse dal dirigente del Miur sono “cifre del tutto inattendibili” che “non stanno in piedi”.

Abbiamo fatto e rifatto i conti – ha rivelato Scrima - ma quella cifra ci pare addirittura fuori della realtà. Mettendoci dentro tutto, e forse qualcosa di più (ad esempio i docenti all’estero, pagati anche se ovviamente non insegnano in Italia) arriviamo a meno di 9.000 unità di personale che “non va in classe”. A noi risultano 5.000 docenti dichiarati inidonei, per i quali peraltro sono avviate procedure di mobilità verso altre mansioni o altri tipi di impiego, 500 comandati presso l’Amministrazione scolastica centrale e periferica (di questi, 120 sono al Miur), 200 in comando presso associazioni, 200 in aspettativa per mandato parlamentare o amministrativo. Sono 500 quelli operanti negli staff di segreterie e gabinetti di ministri e sottosegretari, mentre non arrivano a 1.000 - e non sono nemmeno tutti assegnati a docenti - i distacchi sindacali”.

E sui docenti che non stanno dietro la cattedra ma fanno sindacato, il leader della Cisl Scuola sottolinea che in ogni caso “stiamo parlando di un comparto che occupa circa un milione di addetti: non ci pare che la percentuale (un risicato 1 per mille) sia tale da giustificare la punta di malizia che quasi sempre, quando si danno certe ‘notizie’, traspare fra le righe”.

Molto risentito per l’uscita della Stellacci è anche Marcello Pacifico, presidente dell’Anief: evidentemente, fa notare il sindacalista, “sono bastate poche settimane la dirigente ministeriale per dimenticare la sua lunga esperienza maturata proprio da distaccata presso la Direzione Scolastica Regionale della Puglia. Invece di preoccuparsi di questioni a dir poco opinabili, la Stellacci farebbe molto meglio a invitare tutti i suoi colleghi dirigenti dell’amministrazione periferica del Miur a stipulare fino al 31 agosto tutti i contratti relativi alle supplenze annuali su posti vacanti e disponibili. E laddove quelle cattedre continuassero per diversi anni ad essere prive di titolare, quindi sempre vacanti e disponibili, il capo dipartimento non dovrebbe fare altro che stabilizzare i precari nelle graduatorie ad esaurimento come la direttiva comunitaria cita in modo inequivocabile”. Solo in questo modo, continua Pacifico, la Stellacci farebbe “risparmiare al Ministero dell’Istruzione ulteriori risarcimenti danni: quelli che saranno disposti dai giudici con le cause in corso patrocinate dall’Anief”.

Fonte: Tecnica della Scuola

L’incremento del sindacato di Pantaleo rimane importante, ma è solo del 2%. Sale anche la Uil Scuola, che supera lo Snals. In leggero calo la Gilda, che comunque mantiene la rappresentatività nazionale. Un obiettivo che per i sindacati “minori” rimane quasi una chimera.

Con la grande maggioranza delle schede di votazione esaminate, manca solo il 20% di preferenze espresse, si comincia a delineare con maggiori dettegli l’esito del rinnovo delle Rsu d’istituto avvenuto ad inizio settimana: la Flc-Cgil, con oltre il 33%, si conferma il sindacato che ha avuto più consensi, ma l’incremento rispetto alle ultime elezioni sarebbe importante (tra i 2 e 3 punti percentuali) però non così consistente come inizialmente lo stesso sindacato aveva indicato (5%). Dietro all’organizzazione di Mimmo Pantaleo si posiziona sempre la Cisl: il sindacato guidato da Francesco Scrima avrebbe incrementato di mezzo punto: la Cisl Scuola porterebbe le sue preferenze attorno al 25%. La vera sorpresa delle elezioni del 2012 sarebbe allora la Uil Scuola, che avanzando di almeno un punto e collocandosi vicino al 16% di voti complessive avrebbe anche superato lo Snals: l’organizzazione di Marco Paolo Nigi, infatti, sembra aver fatto registrare la perdita di 3 punti pieni (da quasi il 17% del 2006 al 14% scarso). Massimo Di Menna, segretario della Uil Scuola, indica la buona performance del suo raggruppamento come conseguenza dell’“azione di un sindacato libero e che è stato e intende essere ‘concreto’ nelle scelte e ‘utile’ per le persone”.

In discesa, ma più contenuta, anche la Gilda (dal 6,5% a poco sopra il 6%): il sindacato coordinato da Rino Di Meglio continuerà comunque ad essere presente ai tavoli di trattative nazionali, superando (anche grazie a quasi 50mila deleghe) la soglia minima del 5% di rappresentatività.

Quota che non dovrebbero invece aver raggiunto i sindacati “minori”. Che comunque non sembrano avviliti. Anzi. Dopo le dichiarazione entusiaste dei Cobas, anche l’Anief esprime la sua soddisfazione: dai primi risultati parziali risulta che nelle scuole dove era presente, la lista di Pacifico avrebbe superato il 10%. 
Tuttavia il numero di istituti “coperti” con le liste alternative ai cinque sindacati maggioritari è stato davvero troppo limitato: più o meno un decimo degli istituti, contro oltre il 90%, ad esempio, della Flc-Cgil. Morale: se la normativa rimarrà quella in vigore, con l’obbligo da parte degli elettori di rivolgere la loro preferenza solo alle liste sindacali con dei candidati in servizio, per gli outsaider (che già devono arrivare alle elezioni senza la possibilità di convocare assemblee in orario di servizio) continuerà ad essere davvero dura cambiare gli equilibri.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

Non si hanno ancora le percentuali definitive, ma a circa tre quarti dello spoglio delle schede le tendenze emerse nelle votazioni per il rinnovo delle RSU sembrano chiare e difficilmente reversibili. La partecipazione alle elezioni è stata ampia, circa l’80%, conferendo alle RSU una legittimazione che sarebbe risultata appannata in caso di decremento dei votanti.

A meno di sorprese dell’ultimo momento i cinque sindacati della scuola considerati ‘più rappresentativi’ sulla base nella normativa vigente - Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda degli insegnanti - continueranno in sostanza ad esserlo, avendo tutti superato la soglia del 5% dei voti, alcuni rafforzando le loro percentuali (i tre confederali, più di tutti la Flc-Cgil), altri regredendo un po’, ma non tanto da perdere la ‘rappresentatività’, che comporta la partecipazione ai negoziati contrattuali, un certo numero di ‘distacchi’ ecc.

In base alle proiezioni della Uil Scuola, che in passato ha dimostrato di avere affidabili strumenti di rilevazione, avrebbero guadagnato voti tutti e tre i sindacati confederali, mentre ne avrebbero persi lo Snals, la Gilda e i Cobas.

L’incognita era l’Anief, che sembra aver ottenuto (come i Cobas) un certo numero di eletti nelle scuole dove ha presentato candidati, ma che complessivamente, malgrado i notevoli sforzi profusi nella campagna elettorale, non avrebbe raggiunto il 5% su scala nazionale avendo presentato le liste solo in un limitato numero di istituzioni scolastiche.

Il buon successo ottenuto da Anief e Cobas dove si sono presentati fa peraltro ritenere non infondata l’ipotesi che se avessero potuto presentare liste in un maggior numero di istituzioni scolastiche anche l’esito delle votazioni sarebbe stato per loro più favorevole, in particolare nelle scuole a maggior tasso di precariato.

Resta il fatto che a dispetto della aggressiva e spregiudicata campagna “anti-casta” (cioè anti sindacati confederali) condotta in particolare da Anief ad avanzare sono stati proprio i sindacati confederali.

Fonte: Tuttoscuola

Dopo l’avvio dei ricorsi da parte dell’Anief e gli appelli della Uil Scuola, la Gilda di Trieste avvia un ricorso pilota: se avrà esito positivo sarà esteso a livello nazionale. Ma in ballo ci sono 50 milioni di euro. Che da quest’anno vanno all’Inps.

Quella dell’Enam, la trattenuta obbligatoria per tutti i docenti della scuola primaria che risale a un decreto del lontano 1947,  rischia di trasformarsi un una querelle immensa con gli insegnanti, sostenuti dai sindacati, da una parte e il Miur dall’altra. Dopo la decisione dell’Anief di chiedere alla Ragioneria provinciale dello Stato la revoca della trattenuta obbligatoria dello 0,80% sullo stipendio (attraverso un modello predisposto dallo stesso sindacato) e gli annunci fatti dalla Uil Scuola durante la campagna elettorale delle scorse settimane per il rinnovo delle Rsu, anche la Gilda degli insegnanti fa sapere che si sta muovendo.

Il passo ufficiale del sindacato di Di Meglio è stato fatto dalla Gilda di Trieste: anche in questo caso l’obiettivo è ottenere l’abolizione di quello che la Fgu definisce “un balzello iniquo” che grava sugli stipendi dei docenti delle scuole elementari e dell’infanzia.“Si tratta di un ricorso pilota – chiarisce il coordinatore nazionale, Rino Di Meglio – ma, se avrà esito positivo, potrà essere esteso a livello nazionale”.

La somma prelevata dalla busta paga è dell’1% sull’80% dello stipendio, per un totale annuo di oltre 200 euro. Nonostante la soppressione dell’ente assistenziale, la trattenuta non è stata cancellata, ma trasferita all’Inpdap. Da quando anche questo Istituto ha cessato di esistere, i docenti continuano, loro malgrado, a versare questo “tributo” nelle casse dell’Inps. “Il paradosso è che con l’approvazione della manovra Monti – aveva detto qualche giorno fa Marcello Pacifico, Presidente dell’Anief - migliaia di colleghi dovranno quindi versare allo stesse ente previdenziale, l’INPS, due trattenute: una per la pensione, l’altra per un ente, l’ENAM, di cui non si percepisce più l’utilità”.

Di Meglio aggiunge “che le forme di assistenza offerte dall’Enam non si sono mai adeguate alla mutata realtà storica e sociale del Paese e, quindi, non hanno garantito alcun vantaggio sostanziale agli insegnanti. Ecco perché – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – chiediamo che, contestualmente alla soppressione dell’ente, venga eliminato anche questo iniquo balzello”. Che però alle casse dell’Inps potrebbe portare oltre 50 milioni di euro l’anno.

Sulla vicenda non tutti i sindacati la pensano allo stesso modo. La Flc-Cgil non ci risulta che si sia espressa. Mentre la Cisl si è detta più possibilista verso il mantenimento del servizio.

Fonte: Tecnica della Scuola

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

IL PUNTO

I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti