“Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza non si parla di spazi, plessi, organici, tempo scuola. Il problema rimane il rapporto insegnanti-organici. E anche l’estensione dell’obbligo scolastico fino a 18-19 anni. Questi erano i problemi da aggredire. Le soluzioni proposte ci lasciano purtroppo delusi. Se questa è la proposta del Governo, a nome di Anief devo dire che è una sfida persa in partenza”. È questo il commento, a caldo, del presidente nazionale del giovane sindacato autonomo alle ultime notizie sul Pnrr appena approvato dal Consiglio dei ministri. In attesa di un giudizio definitivo, che avverrà dopo la pubblicazione del testo appena approvato e in settimana all’esame delle Camera, il leader dell’Anief esprime tutti i suoi dubbi sulla parte relativa a Istruzione e Ricerca.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief): “Bene l’impegno delle risorse stanziate dal Governo in linea con quanto richiesto dal sindacato. Ora si proceda, però, a finanziare con un ulteriore miliardo a regime la prossima legge di bilancio per aggredire le differenze tra Sud e Nord del Paese e agganciare l’Europa”
Diventa operativo il piano di rientro in classe di lunedì 26 aprile quando si siederanno sui banchi almeno 7,6 milioni di alunni, l'89,5% del totale sulla base alla capienza delle scuole e del "colore" delle Regioni: con la nota 624 del 23 aprile, a firma del capo dipartimento Stefano Versari, il ministero dell’Istruzione ha indicato alle istituzioni scolastiche come comportarsi in attuazione delle “Disposizioni urgenti per le attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado e per l’istruzione superiore” previste dall’articolo 3 del Decreto Legge del 22 aprile, adottando ulteriori misure volte a contenere e contrastare l’epidemia da Covid19. Ogni scuola, nell’esercizio dell’autonomia didattica e organizzativa e in relazione al rischio sanitario definito per il territorio, individuerà “le modalità concrete con cui accogliere a scuola un numero crescente di studenti, comunque entro le fasce percentuali indicate dal legislatore”. Tra le disposizioni figura anche la precedenza della didattica in presenza per gli “studenti che frequentano le classi iniziali e finali dei cicli scolastici, anche al fine di meglio accompagnare la preparazione agli esami di Stato”. Alle scuole si chiedono una serie di azioni – comprese le attività all’aperto – con la previsione di una percentuale di alunni “più ampia, rispetto a quella finora consentita, di studenti”, e “di accogliere gli studenti che rientrano in classe con particolare attenzione pedagogica”.
Anief ritiene condivisibile lo spirito della nota dipartimentale, che intende fornire agli istituti indicazioni e parametri da attuare, anche con risvolti didattici. Tuttavia, il sindacato ritiene che non via siano ancora le condizioni sanitarie oggettive per adottare questo genere di percorsi. Si dà per scontato che tutto il personale sia vaccinato contro il Covid19, invece 335.819 docenti e dipendenti, con forti differenze regionali, devono fare ancora la prima dose. I trasporti, tranne qualche corsa in più, sono quelli dello scorso settembre. Si continuano ad avere classi sovraffollate, spazi ridotti, spesso angusti, nessun impianto di aerazione e organici inadeguati. “In queste condizioni, come si farà a rispettare ei protocolli di sicurezza, ad iniziare dalla distanza di almeno un metro tra gli alunni?”, si chiede il presidente Anief Marcello Pacifico. “La didattica in presenza è l’auspicio di tutti, solo che si rischia di tornare a praticarla in un contesto avverso e senza adeguate tutele. Non ci sono nemmeno i tracciamenti e i tamponi rapidi promessi. E nemmeno il filo diretto con le Asl. Ecco perché secondo noi continuano a non esserci le condizioni e sarebbe stato meglio continuare con le modalità precedenti a Pasqua, con la dad al 50% alle superiori e la didattica in presenza solo dove effettivamente attuabile”.
Si ufficializzerà la retromarcia del Governo sul rientro in blocco degli alunni il prossimo 26 aprile: il Consiglio dei Ministri approverà la decisione, presa ieri nell’incontro Stato-Enti Locali, di ridurre la percentuale di studenti delle superiori in presenza nelle zone gialle ed arancioni dall’annunciato 100% del premier Mario Draghi al 60%. Il motivo principale sarebbe quello dei mezzi di trasporto, che non garantiscono di potere fare spostare in sicurezza due milioni e mezzo di studenti. Secondo Anief ha fatto bene il Governo a rivedere la sua decisione iniziale, perché l’intransigenza si sarebbe scontrata, come in passato, con i problemi non risolti.
“Accogliamo con soddisfazione questa presa di coscienza – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ma siamo anche consapevoli che il problema del distanziamento non esiste solo al di fuori delle scuole. Ricordiamo che devono fare ancora la prima dose 335.819 docenti e dipendenti, con forti differenze regionali. E visto che l’attenzione dell’esecutivo è già spostata al nuovo anno scolastico, è bene allora che si adoperi perché anche nelle scuole vi siano garanzie di vivibilità e di riduzione massima dei rischi del contagio: per questo bisogna recuperare almeno 12mila plessi dismessi nell’ultimo decennio, 4mila sedi di presidenza e diminuire il rapporto tra alunni, insegnanti e personale amministrativo andando quindi a cancellare tutte le classi pollaio. In un’aula scolastica di 40-45 metri quadri non ci possono stare più di 15 alunni. Se non si attua questa norma – conclude Pacifico – anche l’anno prossimo saremo in difficoltà”.
Dopo avere appurato l’impossibilità effettiva dell’operazioni di ritorno in classe contemporanea di tutti gli 8,5 milioni di alunni italiani, fermandosi ad autorizzare le lezioni in presenza al 70% nelle zone gialle e arancioni, chi governa la scuola si sta concentrando su come organizzarla in sicurezza al termine della prossima estate. È questo lo spirito della lettera che la struttura commissariale per l’emergenza ha inviato al ministero della Salute e dell’Istruzione, alla Protezione Civile, al Comitato tecnico scientifico, all’Istituto Superiore di Sanità e all’Inail. Nella missiva, firmata dal commissario straordinario all’emergenza, il generale Francesco Paolo Figliuolo, si chiede alle istituzioni di valutare “se ci sono i presupposti per aggiornare i documenti già diramati sull’argomento”, ma soprattutto di “verificare la necessità e eventualmente sviluppare, con ogni urgenza possibile, un piano per la ripresa in sicurezza della didattica in presenza a partire chesulla base dell’evoluzione del quadro epidemiologico, dell’andamento della campagna vaccinale e delle capacità diagnostiche disponibili, fornisca indicazioni su eventuali strategie in particolare di testing, contact tracing e di ogni altra attività ritenuta utile”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “in tempo di pandemia senza avere risolto il problema dei trasporti non si potrà tornare in classe alle superiori al 100%. Detto questo, rimane chiaro che il nodo sul distanziamento non è presente solo al di fuori degli istituti scolastici. Per questo è importante adeguare il prima possibile il protocollo sulla sicurezza. Come rimane difficile pensare di riaprire con oltre 15 mila nuovi contagiati e decessi giornalieri, mentre devono fare ancora la prima dose 335.819 docenti e dipendenti tra l’altro con delle Regioni in clamoroso ritardo. E fa bene il generale Figliolo a ricordare di attivare nelle scuole quei tracciamenti e tamponi rapidi che Anief chiede da mesi. Ma per il ritorno a scuola è anche indispensabile agire sugli spazi, andando a recuperare i 12mila plessi dismessi nell’ultimo decennio, 4mila sedi di presidenza, attivare il tempo pieno ovunque così da assicurare maggiori apprendimenti. Bisogna poi dire basta alle classi pollaio e aprire a gruppi di studenti con non oltre 15 alunni. Per fare i questo abbiamo anche l’occasione d’ora di utilizzare, in via anche indiretta, i fondi del Recovery plan. È tempo di passare ai fatti”, conclude il sindacalista Anief.