Dopo avere appurato l’impossibilità effettiva dell’operazioni di ritorno in classe contemporanea di tutti gli 8,5 milioni di alunni italiani, fermandosi ad autorizzare le lezioni in presenza al 70% nelle zone gialle e arancioni, chi governa la scuola si sta concentrando su come organizzarla in sicurezza al termine della prossima estate. È questo lo spirito della lettera che la struttura commissariale per l’emergenza ha inviato al ministero della Salute e dell’Istruzione, alla Protezione Civile, al Comitato tecnico scientifico, all’Istituto Superiore di Sanità e all’Inail. Nella missiva, firmata dal commissario straordinario all’emergenza, il generale Francesco Paolo Figliuolo, si chiede alle istituzioni di valutare “se ci sono i presupposti per aggiornare i documenti già diramati sull’argomento”, ma soprattutto di “verificare la necessità e eventualmente sviluppare, con ogni urgenza possibile, un piano per la ripresa in sicurezza della didattica in presenza a partire che sulla base dell’evoluzione del quadro epidemiologico, dell’andamento della campagna vaccinale e delle capacità diagnostiche disponibili, fornisca indicazioni su eventuali strategie in particolare di testing, contact tracing e di ogni altra attività ritenuta utile”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “in tempo di pandemia senza avere risolto il problema dei trasporti non si potrà tornare in classe alle superiori al 100%. Detto questo, rimane chiaro che il nodo sul distanziamento non è presente solo al di fuori degli istituti scolastici. Per questo è importante adeguare il prima possibile il protocollo sulla sicurezza. Come rimane difficile pensare di riaprire con oltre 15 mila nuovi contagiati e decessi giornalieri, mentre devono fare ancora la prima dose 335.819 docenti e dipendenti tra l’altro con delle Regioni in clamoroso ritardo. E fa bene il generale Figliolo a ricordare di attivare nelle scuole quei tracciamenti e tamponi rapidi che Anief chiede da mesi. Ma per il ritorno a scuola è anche indispensabile agire sugli spazi, andando a recuperare i 12mila plessi dismessi nell’ultimo decennio, 4mila sedi di presidenza, attivare il tempo pieno ovunque così da assicurare maggiori apprendimenti. Bisogna poi dire basta alle classi pollaio e aprire a gruppi di studenti con non oltre 15 alunni. Per fare i questo abbiamo anche l’occasione d’ora di utilizzare, in via anche indiretta, i fondi del Recovery plan. È tempo di passare ai fatti”, conclude il sindacalista Anief.
Ripartire il 26 aprile, ma soprattutto i primi di settembre. L’intenzione del commissario straordinario, riporta HuffPost, “è quella di fare presto per far ripartire la scuola, di ogni ordine e grado, in sicurezza e in presenza dal prossimo anno scolastico” per “evitare che si ripeta quel che è successo da settembre a oggi”, con la scuola riaperta e richiusa a ogni sbalzo della curva epidemica. Per scongiurare questo pericolo occorrono “misure di testing, contact tracing e di supporto a premessa della riapertura delle scuole per l’anno scolastico 2021/2022”. Praticamente quello che è mancato quest’anno e che ancora si chiede per l’ultimo scorcio di anno scolastico, commenta Orizzonte Scuola. È chiaro che il tutto dovrà essere accompagnato dalle altre misure di prevenzione già adottate dalla scuole: mascherina, distanziamento, igiene delle mani, ventilazione degli ambienti.
Ma la protezione di chi si reca a scuola dovrà realizzarsi anche e soprattutto al di fuori degli istituti scolastici. “In Italia – si legge in premessa del documento – le scuole non rientrano nei primi contesti di diffusione virale, che sono nell’ordine il contesto familiare/domiciliare, quello sanitario assistenziale e quello lavorativo. In particolare i casi osservati in ambito scolastico sembrano riflettere la trasmissione dell’infezione nella comunità e non viceversa”.
Per Anief fa bene il commissario straordinario a preoccuparsi di assicurare dei percorsi agevoli casa-scuola-casa. Per ridurre i rischi dei contagi al minimo, però, bisogna anche prendere le distanze dalle politiche taglia-scuole che hanno cancellato 15mila plessi, oltre 200 mila posti da insegnante e 50 mila Ata. Ricostituiamo quelle unità scolastiche e di personale, rinnoviamo il protocollo sulla sicurezza, le vaccinazioni di tutto il personale scolastico, i tracciamenti, i tamponi rapidi e i collegamenti diretti tra Asl e scuole. Diamo maggiori spazi e un nuovo reclutamento. Sono tutte azioni che farebbero il bene dei nostri alunni e di chi lavora a scuola.
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