Stride sempre più il confronto tra il trattamento dei dipendenti pubblici e privati: lo confermano gli ultimi dati nazionali Inps sul periodo gennaio-novembre, dai quali risultano in diminuzione i contratti a tempo determinato, mentre si registra un netto incremento delle assunzioni definitive, che passano da 463.117 a 653.495. Anief ritiene che questi dati rappresentino l’ennesimo campanello d’allarme per il pubblico impiego, a partire dalla Scuola, dove ci sono non meno di 150 mila posti di docenti vacanti, di cui la metà di sostegno, e altri 50 mila per il personale Ata (considerando il ‘potenziamento’ e i profili professionali superiori mai attivati). In entrambi i casi, il Miur nasconde la maggior parte dei posti liberi in organico di fatto, destinandoli così solo ai supplenti e cassando sul nascere qualsiasi possibilità che vengano destinati ai precari.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Quando nell’amministrazione pubblica si parla di stabilizzazione dei precari, continua a mancare la volontà di applicare nel settore pubblico le regole vigenti in quello privato. La verità è che bisogna procedere verso l'armonizzazione delle regole tra i due comparti, sia per quel che riguarda la contrattazione di lavoro, sia per la stabilizzazione dei precari abilitati e non con 36 mesi di servizio svolto: in questo modo, una volta annoverati tutti i posti liberi nell'organico di diritto a allargato l’uso della ‘call veloce’ predisposta per le GaE, verrebbero così assunti tutti i supplenti docenti inseriti nelle graduatorie di istituto di seconda e terza fascia, prevedendo per quest’ultimi l’acquisizione del diploma abilitante attraverso la frequenza di un corso ad hoc nell’anno di prova; si realizzerebbe inoltre il contratto a tempo indeterminato per tutti gli idonei del concorso di religione cattolica, come per gli educatori e per tutto il personale Ata dimenticato”