Chiudere definitivamente il rinnovo contrattuale 2019/2021 presso l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni: è l’intenzione con cui domani e dopodomani mattina prenderà il via il confronto Aran-Sindacati sulla parte normativa del CCNL Istruzione, Università e Ricerca, più una sezione economica aggiuntiva, che si trascina da troppo tempo visto che verrà sottoscritto ben oltre l’arco di competenza. “Ci accingiamo a vivere una riunione all’Aran no stop con diversi aspetti ancora da affrontare e definire che riguardano da vicino le carriere del personale della scuola: in generale, chiederemo di eliminare il meccanismo della ‘temporizzazione’ che penalizza i lavoratori, considerando che le novità previste sulla ricostruzione di carriera nel DL Salva-Infrazioni è un passo avanti ma non esaustivo”.
“Per il personale impegnato in contesti disagiati o che comportano rischi – continua il sindacalista autonomo - sono da prevedere specifiche indennità. Per il personale Ata, in particolare, occorre che siano conservate le posizioni economiche ed è fondamentale garantire nuovi profili, oltre che avere altre risorse per incrementare il salario accessorio e l’indennità di direzione dei Dsga. La questione del codice disciplinare dei docenti non riteniamo che sia una priorità da affrontare. Ma ci sono anche da salvaguardare i diritti e le posizioni dei ricercatori, come dei dipendenti dei policlinici, dei tecnici pianisti dei conservatori e dell’Afam”.
LA PARTE ECONOMICA RESIDUA
Per quanto riguarda la parte economica residua, l’Aran già ha proposto come destinare altri 442 milioni: la parte pubblica vorrebbe incrementare l’RPD docenti in media di 13,90 euro mensili a decorrere dal 1° gennaio 2022; la CIA al personale ATA, pari a 8,37 euro mensili a partire dal 1° gennaio 2021; l’indennità di funzione per i DSGA, che corrisponde ad un aumento medio di 49 euro mensili per 13 mensilità a decorrere dal 1° gennaio 2021. Con questo incremento, l’incremento complessivo di tale personale raggiunge circa il 7%. Per quanto riguarda l’una tantum, per i docenti sempre l’Aran ha proposto 63,84 euro, mentre per il personale Ata l’incremento sarebbe di 44,11 euro. Altri 48 milioni di euro servirebbero per coprire alcune norme contrattuali che hanno un costo indiretto, come i 2 giorni di permesso annuo per il personale a tempo determinato. Infine, sono destinati 37 milioni di euro alle progressioni verticali per il personale ATA.
Sulla parte economica, diverse proposte dell’Aran rispondono, in effetti, alle questioni sollevate dallo stesso sindacato Anief, che ha sempre rivendicato l’esigenza di retribuire tutti e tre i giorni di permesso ai precari, poiché non è possibile contrarre un diritto relativo alla parità di trattamento con il personale di ruolo, come di aumentare il salario accessorio del personale ATA e l’indennità di direzione dei Dsga con lo stanziamento di almeno ulteriori 10 milioni di euro, sempre dopo aver contribuito allo stanziamento previsionale delle attuali quote.
Secondo il presidente Marcello Pacifico “è importante arrivare a retribuire tutto il personale degli Atenei e di specifiche risorse il personale degli Enti di ricerca. Deve essere chiaro che se le nostre richieste non troveranno spazio nel contratto, saremo anche stavolta obbligati a rivolgerci al giudice del lavoro. Ci sono anche da salvaguardare i diritti dei supplenti con contratti ‘brevi e saltuari’ e sulla fine del loro rapporto di lavoro ci sono diversi punti che non vanno bene: sulla Retribuzione professionale docente, come pure per la Cia, per gli Ata, ma anche altre questioni come la Carta del docente e la monetizzazione delle ferie non godute. I tribunali continuano a darci piena regione sostenendo che i nostri ricorsi sono più che fondati”, conclude il presidente nazionale Anief.
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