Come riporta anche la rivista specializzata Orizzonte scuola, rispetto ai concorsi scuola “il 2023 si chiude con i bandi per infanzia e primaria DDG n. 2576 e secondaria DDG n. 2575 del 6 dicembre. Le domande di partecipazione vanno presentate entro il 9 gennaio 2024 ore 23:59. La prova scritta probabilmente si svolgerà a ridosso della chiusura delle domande, considerando i tempi tecnici necessari. Seguirà la prova orale (e pratica per le classi di concorso che la prevedono), la chiusura delle operazioni è prevista necessariamente entro le immissioni in ruolo 2024/25. Poi partirà il secondo concorso della fase transitoria PNRR”.
Per quanto riguarda le assunzioni, sono previste nell’estate del 2024. Infatti, “i concorsi 2023/24 sono pensati come procedure smart. Per la prova scritta il Ministero pensa a 6 sessioni per infanzia primaria, 20 per la secondaria”. La prova scritta, computer based a risposta immediata, verterà su argomenti comuni a tutte le classi di concorso, così da svolgere con un’unica prova più classi di concorso, sostegno compreso.
Per quanto concerne la graduatoria di merito verrà stilato un elenco di soli vincitori, non ci saranno idonei. Infatti, “la graduatoria di merito del concorso ordinario 2023 – sia infanzia primaria che secondaria – sarà formata esclusivamente dai vincitori”.
Le graduatorie hanno validità annuale a decorrere dall’anno scolastico successivo a quello di approvazione delle stesse e perdono efficacia con la pubblicazione delle graduatorie del concorso successivo e comunque alla scadenza del predetto periodo. Dopo 6 mesi un nuovo concorso.
Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato rappresentativo Anief, ha ribadito come sia necessario valorizzare il merito dei lavoratori che da anni portano avanti l’istruzione italiana. “Ben vengano i concorsi, soprattutto per i colleghi più giovani, ma noi insistiamo sull’importanza di ripristinare il doppio canale di reclutamento. Solo così sarà possibile mettere fine alla supplentite. È necessario stabilizzare i precari che da troppi anni insegnano nelle nostre scuole. Ce lo dice l’Europa: bisogna immettere in ruolo dopo 36 mesi di contratti a tempo determinato”.
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