Invece di aumentare il numero di istituti scolastici e di lavoratori della scuola, avviare la riduzione del numero di alunni per classi e procedere alla cancellazione di quelle cosiddette “pollaio”, il Governo si avventura in una assurda politica di ulteriore tagli delle sedi scolastiche che negli anni vedrà accorpare oltre 600 istituti: mettendosi contro diverse Regioni e tutto il mondo della scuola, l’Esecutivo Meloni procede come nulla fosse, in linea con quanto previsto dall’articolo 99 della legge di bilancio 2023, con la riduzione, negli anni a venire, di centinaia di presidenza, posti da dirigente scolastico e Dsga. Dopo non avere approvato gli emendamenti Anief, il Parlamento, infatti, ha appena respinto le mozioni delle opposizioni che chiedevano di fermare il folle progetto. Nel frattempo, la questione della legittimità delle norme introdotte con l'ultima legge di bilancio giunge in Corte costituzionale nelle questioni sollevate dalla Regione Puglia e Emilia Romagna.
Secondo Anief e Udir, quanto previsto dagli articoli 557-561 della legge 197/2022, al di là della presunta violazione del principio di leale collaborazione previsto dalla Costituzione (artt. 5 e 120, secondo comma) e delle competenze amministrative della Regione in materia di istruzione (art. 118, primo e secondo comma, della Costituzione, più art. 117, terzo comma), va in chiaro contrasto con gli stessi obiettivi perseguiti dal PNRR: tra i fini da raggiungere con i fondi Ue, c’è infatti sono presenti, infatti, quelli di superare il rapporto numerico di alunni per classi, plessi e istituti e a rivederlo in base alle effettive esigenze.
Marcello Pacifico, presidente Anief e Udir torna a ricordare che “la denatalità rappresenta sulla carta un aspetto positivo per le nostre scuole e chi vi sta dentro: solo che occorreva utilizzare i finanziamenti del Pnrr per ridurre il numero di alunni per classe, andando nel contempo a ripristinare organici, sedi e tempo scuole precedente alla legge 133/2008 voluta da Governo Berlusconi con ministra dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Il declino degli apprendimenti, a partire dalla netta flessione di competenze dei nostri alunni e studenti, è iniziato da lì. E da lì bisognava ripartire. Continuare quell’opera, con ulteriori tagli di scuola - conclude Pacifico – non è accettabile”.
GLI IMPEGNI PRESI DAL GOVERNO
Ad ogni modo Governo, sul tema il Governo ha annunciato alcuni impegni specifici sulla materia, contenuti nelle mozioni discusse il 26 aprile in Parlamento:
- a percorrere non solo formalmente la strada indicata dall'articolo 19, comma 5-quater del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, ovvero quella dell'accordo presso la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 e a trasmettere lo schema del decreto ivi previsto entro il 15 aprile;
- a lasciare alle regioni la piena libertà di modellare l'articolazione degli istituti scolastici a prescindere dal parametro rigido del numero di alunni minimo per singola istituzione scolastica, valorizzando in questo modo, in assenza di parametri statali, le peculiarità dei propri territori, con particolare attenzione per quelle istituzioni situate nelle zone più disagiate (aree interne, comuni montani, piccole isole, minoranze linguistiche) e in questo quadro a rivedere l'articolo 10, comma 4, del DPR n. 81 del 2009:
- rivedere il comma 5-sexies del citato articolo 19 del decreto-legge n. 98 del 2011 nella parte in cui prevede che il contingente organico deve essere sempre non superiore a quello dell'anno precedente a prescindere dall'andamento demografico;
(1° e 2° capoverso del dispositivo della mozione Boschi ed altri n. 1-00112)
- a lasciare alle regioni la piena libertà di modellare l'articolazione degli istituti scolastici a prescindere dal parametro rigido del numero di alunni minimo per singola istituzione scolastica, valorizzando, in questo modo, in assenza di parametri statali, le peculiarità dei territori con particolare attenzione per quelle istituzioni situate nelle zone più disagiate: aree interne, comuni montani, piccole isole, minoranze linguistiche, e, in questo quadro, ad adottare iniziative volte a rivedere l'articolo 10, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009;
- ad adottare iniziative, anche normative, affinché si pervenga ad una diminuzione del numero massimo di allievi per classe, in particolare nelle realtà territoriali più disagiate e con più alto tasso di dispersione scolastica.
(7° e il 9° capoverso del dispositivo della mozione Amorese ed altri n. 1-00113).
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