Altri 337mila euro recuperati in pochi giorni grazie all’azione dei legali Anief: è ancora una volta ingente la quantità di risarcimento danni prodotta in Tribunale con l’azione del giovane sindacato. Stavolta a primeggiare è un docente che ha presentato ricorso in Liguria: ad Imperia ad un docente il giudice del lavoro ha assegnato ben 31.955 euro, a seguito di una serie di inadempienze dell’amministrazione scolastica in prevalenza riconducibili al periodo del pre-ruolo non considerato alla stregua di quello dei colleghi già assunti a tempo indeterminato. Anche in questo caso, il collega oltre il risarcimento “porta a casa” anche l’innalzamento dello stipendio, una collocazione stipendiale più favorevole e la riformulazione della ricostruzione di carriera.
Via libera, nei giorni passati, anche al recupero della Carta del docente a favore dei supplenti annuali, con una sentenza cumulativa di più ricorrenti emessa dal giudice di Mantova che ha prodotto 16.500 euro complessivi da suddividere su otto lavoratori che hanno svolto supplenze dal 2016 senza vedersi assegnare i 500 euro annui utili all’aggiornamento. Come in passato, i giudici hanno bacchettato il ministero dell’Istruzione e del Merito anche per la mancata presenza nello stipendio dei precari con contratto cosiddetto “breve” della Retribuzione professionale docente, come pure della mancata CIA per i personale Ata. Altri Tribunali hanno condannato l’amministrazione per le differenze retributive del personale, per l’inopportuna tassazione del risarcimento danno o per la monetizzazione delle ferie non godute, con gli avvocati che hanno chiesto e ottenuto il recupero dell’indennità sostitutiva per le ferie mai usufruite.
Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, ricorda che “non si conto più il numero di docenti, amministrativi, collaboratori scolastici e lavoratori Ata, precari e di ruolo, danneggiati e che farebbero bene ad avvicinarsi alle sedi Anief territoriali e verificare con i nostri consulenti se vi sono le condizioni per presentare ricorso al giudice del lavoro, così da non permettere che l’amministrazione scorretta continui a sottrarre loro diritti e compensi”.
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