Precariato

Ancora una volta il Ministero dell’Istruzione si mostra insensibile all’applicazione della normativa che salvaguarda i diritti dei docenti precari: stavolta a non trovare applicazione è l’interrogazione parlamentare presentata dall’on. Tonino Russo, del Partito Democratico, sulla necessità di inserire nella quarta fascia delle Graduatorie ad esaurimento i docenti abilitati in Scienze delle Formazione Primaria nell’anno accademico 2011/2012.

Per l’Anief l’interpretazione restrittiva data da Viale Trastevere non rispetta la volontà del legislatore di utilizzare le risorse professionali formate dallo Stato nell’ultimo anno. Con il risultato che in questo modo si continua a perpetrare una insensata disparità di trattamento tra lo stesso personale docente precario: stavolta addirittura discriminando laureati che hanno concluso il loro percorso formativo nella stessa sessione accademica, con la variante dei diversi anni di iscrizione.

Non si comprende la ragione – dichiara il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – per cui il cittadino, come anche sottolineato dal parlamentare nell’interrogazione, per ottenere giustizia debba sempre ricorrere al tribunale. Basterebbe un’amministrazione rispettosa delle norme in vigore, oltre che l’applicazione di semplice buon senso, per garantire un servizio utile a tutti”.

Lo ha già affermato la Corte di Cassazione e quella di Strasburgo. Pertanto Anief ritiene illegittime sia la nota MEF n. 113 del 24 luglio 2012 che la circolare Miur del 16 luglio 2012, che sospendono l’erogazione della liquidazione delle somme spettanti per ferie non fruite durante l’ultimo anno scolastico.

"Non serve attendere l’approvazione dell’emendamento al decreto legge sulla spending review, momentaneamente accantonato – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e delegato Confedir ai quadri e alte professionalità visto che una direttiva comunitaria già impone il pagamento delle ferie non godute per cause non imputabili alla volontà del lavoratore, come peraltro il giudice nazionale ha avuto recentemente modo di verificare nel caso di un Dsga che non aveva potuto fruirne perché collocato in malattia".

L’eventuale approvazione di una norma in palese contrasto con la direttiva comunitaria può chiaramente essere disapplicata dal giudice nazionale, sempre che ritenga possa essere applicata al personale precario della scuola come sembra ritenere l’Amministrazione. Nel testo di legge attualmente in discussione si prevede soltanto l’obbligatorietà della prestazione di lavoro rispetto alla richiesta di ferie e non, come nel caso della scuola, la cancellazione di un diritto che non può essere negato al lavoratore impossibilitato a fruirne – per esigenze di continuità didattica - durante l’anno scolastico.

Anief ha già predisposto un modello di diffida che fornirà nei prossimi giorni ai precari della scuola che ne faranno richiesta, al fine di iniziare le eventuali azioni legali tese al recupero delle somme spettanti.

Il personale interessato iscritto all’Anief può richiederlo inviando una mail contenente i propri dati anagrafici, contatti telefonici fissi e cellulari e sede di attuale o ultimo servizio in scuola statale (denominazione, comune e provincia) a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Se non si vuole affossare la categoria, servono emendamenti alla spending review e le 29mila assunzioni programmate di docenti e Ata.

L’associazione sindacale Anief condivide le ragioni della manifestazione del 16 luglio dei precari della scuola davanti a palazzo Montecitorio: dopo tre anni di tagli a senso unico, durante i quali l’ex ministro Gelmini ha ridotto il personale docente e Ata di 150 mila posti, una pessima gestione delle graduatorie dei supplenti, l’applicazione di un dimensionamento incostituzionale che ha fatto perdere 2 mila scuole, dirigenti e amministrazioni, ci voleva il Governo dei tecnici per tirare fuori dal “cilindro” una spending review con dei provvedimenti mirati solo al risparmio e incurante dei delicati aspetti didattico-professionali dell’istruzione pubblica.

L’Anief - che continua a chiedere che fine ha fatto il decreto interministeriale del 3 agosto 2011, attraverso cui anche quest’anno dovevano essere assunti 22 mila docenti e 7 mila Ata - ha già preso contatti con i parlamentari che dovranno esaminare il decreto legge di revisione della spesa: bisogna impedire a tutti i costi il ricollocamento d’ufficio del personale docente in esubero per utilizzarli su discipline che non conoscono e per le quali non sono tantomeno abilitati; occorre cancellare la norma che vuole obbligare i dirigenti a privare il personale precario di usufruire dell'assegno mensile delle ferie non godute; non si può impedire al personale che ha i requisiti di andare in pensione, cancellando così anche il naturale turn over tra i dipendenti.

È anche e soprattutto per i precari – spiega il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – che stiamo presentando una serie di proposte emendative al decreto legge sulla spending review. Prima di tutto perché non si può sempre chiedere alla scuola di sacrificare risorse che in altri contesti si continuano tranquillamente a sprecare. In secondo luogo per garantire la giustizia sociale. E poi perché l’Anief ha tra i suoi motivi fondanti proprio la tutela dei precari della scuola: non possiamo quindi che condividere le ragioni che domani porteranno tanti lavoratori della scuola a scendere in piazza davanti a quegli stessi parlamentari che si apprestano a votare l’ennesima legge che vuole affossarli”.

Viene da sé che se questo decreto legge non verrà modificato – conclude il presidente del giovane sindacato - siamo pronti a una nuova stagione di ricorsi: sarà così il tribunale ad assicurare la parità di trattamento dei cittadini. Perché essere precario non significa non avere diritti”.

Dopo la scontata resistenza della Corte di Cassazione, potrebbe arrivare giustizia dalla Commissione Europea per quei precari della scuola costretti ad anni di supplenza, in spregio alla normativa comunitaria. In Parlamento si teme la seconda lettera di messa in mora sul tema, per una nuova procedura di infrazione che rigetterebbe le scuse del Governo e imporrebbe un riesame della questione.

Secondo l’Ufficio legislativo della Camera dei Deputati, infatti, chiamato a esaminare le procedure di infrazione relative ad alcune disposizioni sui contratti a tempo determinato, in merito alla legge di riforma del mercato del lavoro, sarebbe sul tavolo dei Commissari europei una seconda lettera di messa in mora dell’Italia complementare a quella inviata il 10 marzo 2011 per l’abuso dei contratti a termine, questa volta, riguardante tutto il personale della scuola. E ciò perché non li avrebbe convinti la risposta alla precedente procedura di infrazione 2010/2124 fornita dal Governo italiano, circa la recente attività legislativa adottata (Decreto Legge 70/2011) che avrebbe introdotto una deroga all’applicazione della direttiva 1999/70/CE (relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP) sul lavoro a tempo determinato del personale ATA, motivata da esigenze imprescindibili di erogazione del servizio scolastico e compensata da un piano di immissioni in ruolo.

La tesi, d’altronde, beffa del destino, aveva convinto i giudici di Cassazione proprio nei giorni scorsi. Una nuova procedura d’infrazione, pertanto, porterebbe a una giurisprudenza comunitaria che supererebbe il diritto interno, ancorché innovato e le pronunce dei giudici italiani della Suprema Corte, ancora convinti della mancata violazione della direttiva citata. A questo punto, è chiaro che la strada intrapresa dall’Anief di denunciare a Bruxelles e a Strasburgo quanto di illegittimo operato dal Governo in Italia riporterà al personale della scuola quella tutela comunitaria del diritto a un lavoro a tempo indeterminato, prevista per tutti i cittadini europei, riguardante il resto del pubblico impiego italiano, peraltro già ampiamente sperimentata nel  comparto privato.

Il presidente dell’Anief chiederà di essere ascoltato nei prossimi giorni dai membri della stessa Commissione europea, a cui invierà, comunque, una denuncia ben motivata dalle centinaia di sentenze che i giudici del lavoro hanno emesso nei mesi scorsi, quando hanno condannato la reiterazione dei contratti, hanno stabilizzato i precari, hanno ordinato risarcimenti danni milionari.  

 

Il dossier tratto dal sito della Camera dei Deputati

Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)

Autore:

Servizio Studi - Dipartimento lavoro

Titolo:

RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO - A.C. 5256 Schede di lettura

Riferimenti:
  
Serie:

Progetti di legge    Numero: 650

Data:
05/06/2012

Organi della Camera:

XI-Lavoro pubblico e privato

 

Articolo 1, commi 9-13
(
Contratti a tempo determinato)

 

Procedure di contenzioso

Si segnalano alcune procedure di infrazione relative ad alcune disposizioni sui contratti a tempo determinato.

La Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione (proc. n. 2010/2045), con l’invio il 30 settembre 2009 di una lettera di messa in mora per la non corretta trasposizione della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato.

La Commissione europea ritiene che l’articolo 8 del D.lgs. 368/2001, li dove prevede una durata contrattuale minima di 9 mesi sotto la quale il lavoratore a tempo determinato è escluso dal conteggio ai fini delle soglie per la costituzione degli organi di rappresentanza dei lavoratori, non sia conforme con i requisiti previsti dalla clausola 7 dell’Accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/Ce relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, che prevede che i lavoratori a tempo determinato debbano essere computati a prescindere dalla durata del contratto a termine. La Commissione europea ritiene, inoltre, che l’Italia abbia attuato in modo incorretto l’art. 2, par. 2., della direttiva 94/45/CE, riguardante l'istituzione di un comitato aziendale europeo o di una procedura per l'informazione e la consultazione dei lavoratori nelle imprese e nei gruppi di imprese di dimensioni comunitarie, nonché l’art. 3 della direttiva 2002/14/CE, che istituisce un quadro generale relativo all'informazione e alla consultazione dei lavoratori, nella misura in cui la normativa italiana di recepimento (D.lgs. 74/2002 e D.lgs 25/2007) impone limiti per l’inclusione dei lavoratori con contratto a tempo determinato nel conteggio del personale.

La Commissione europea ha aperto, con l’invio di una lettera di messa in mora il 14 marzo 2011, una procedura di infrazione (proc. 2010/2124) nei confronti dell’Italia per il non corretto recepimento della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato.

In particolare, la Commissione ritiene che la prassi di impiegare personale ausiliario tecnico amministrativo nella scuola pubblica per mezzo di una successione di contratti a tempo determinato, senza misure atte a prevenirne l’abuso, non ottempera gli obblighi della clausola 5 dell’Accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE. Il 24 maggio 2011, il Governo italiano ha trasmesso alla Commissione europea delle note di risposta predisposte dalle Amministrazioni interessate, nelle quali si comunicava che al fine di fornire riscontro alle censure formulate dalla Commissione europea è stato predisposto un nuovo quadro legislativo, attraverso due interventi normativi specifici inseriti nel Decreto legge n. 70 del 2011: l’art. 9, comma 8 relativo ad una deroga all’applicazione della direttiva 1999/70/CE per i contratti a tempo determinato nella scuola; l’art. 9, comma 17 recante attuazione del piano triennale di assunzioni a tempo indeterminato di personale docente, educativo ed ATA per ridurre il fenomeno del precariato.

Secondo informazioni raccolte dalla Rappresentanza permanente dell’Italia presso l’UE, i servizi della Commissione europea si appresterebbero a proporre al collegio dei Commissari, nel corso del mese di giugno 2012 l’adozione di una lettera di messa in mora complementare, poiché si riterrebbe che il problema non sia più circoscritto al solo personale ausiliario tecnico-amministrativo, bensì a tutto il personale della scuola.

 

Il 75% dei tagli effettuati nella Pubblica amministrazione risulta essere stato effettuato proprio nel settore dell’istruzione con la riduzione degli organici di fatto e di diritto. Il dato parziale emerge dalla rilevazione degli aventi diritto al voto alle scorse elezioni RSU. La scuola ha pagato fin troppo, con una riduzione drastica del 23% del suo personale in soli sei anni. Ora bisogna soltanto investire e sbloccare le immissioni in ruolo.

Se si confrontano i dati degli aventi diritto al voto nel 2006 e nel 2012 nei 10 settori della Pubblica Amministrazione, in questo momento analizzati dai membri del Comitato Paritetico insediatosi presso l’ARAN, si comprende come rispetto ai 2.561.560 dipendenti chiamati al voto nel Pubblico impiego sei anni addietro, il numero si sia ridotto a 2.282.640 unità, con una riduzione di personale di 278.920 unità di cui 201.245 nella sola scuola dove tra docenti, dirigenti, dsga e ata la metà dei posti riguarda personale di ruolo andato in pensione e non sostituito e il restante 50% supplenti annuali o al termine delle attività, per via del progressivo dimensionamento della rete scolastica conclusosi con la ultima norma approvata dal Parlamento e dichiarata incostituzionale.

Dalla tabella degli aventi diritto al voto, risulta evidente che la scuola non potrà e non dovrà sopportare nuovi tagli dalle revisione di spesa attualmente sottoposta al vaglio del CNEL e del Parlamento, pena la mortificazione dei livelli essenziali di erogazione del servizio”, dichiara il presidente dell’Anief e delegato dalla Confedir Mit-Pa ai direttivi, quadri e alte professionalità, prof. M. Pacifico. “I posti tagliati ai precari non erano fantasma ma garantivano un servizio che oggi non viene più reso, cosi come quelli non ricoperti da nuove assunzioni. La riduzione del tempo scuola, delle aule, del personale tecnico e docente non porta a un servizio migliore per la nostra utenza ma testimonia la crisi in cui può piombare il Paese se non riparte da nuovi investimenti in un settore strategico per la crescita”.

Dai dati emerge anche la riduzione del numero dei votanti a queste elezioni RSU nel settore scuola. Sono 134.527 i voti espressi in meno rispetto alla passata stagione, dopo il rinvio delle elezioni avvenuto nel 2009 per volontà del ministro Brunetta. Avevano votato nel 2006, nella scuola, 880.816 docenti e ata a fronte dei 746.289 di oggi. I dati sono ancora in lavorazione per la certificazione da parte del Comitato paritetico insediatosi presso l’ARAN con il compito di stabilire i criteri per certificare la rappresentatività delle OO. SS. per la nuova stagione contrattuale. Si attendono ancora i dati delle deleghe.

 
 

Prospetto aventi diritto al voto elezioni RSU 2012 e differenza rispetto al 2006

Settori

Aventi diritto

Differenza negativa approssimata per difetto o per eccesso in attesa dei dati definitivi certificati con una variabile di 10.000 posti da sottrarre proporzionalmente al computo definitivo

AFAM
8.904
500
AGENZIE FISCALI
51.548
1.500
EPNE
45.227
10.000
RICERCA
20.810
2.000
MINISTERI
155.342
25.000
SANITÀ
522.508
28.000
PRESIDENZA CONSIGLIO MINISTRI
2.991
0
UNIVERSITÀ
56.871
3.000
SCUOLA
936.008
200.000
REGIONI / ENTI LOCALI
481.565
19.000
Totale *ART. 70 per 866
2.282.640

289.000 * 10.000