È una differenza abissale, che nei prossimi anni è destinata a crescere. Perché nell’ultimo quinquennio le riforme sulla quiescenza, forti del fatto che nel Belpaese le aspettativa di vita media sono in perenne aumento, hanno portato l'età pensionabile dei nostri dipendenti avanti di dieci anni.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): sono numeri impietosi, che però a ben vedere non sorprendono. Perché sono solo la risultanza di manovre politiche che nel nostro Paese continuano a danneggiare chi lavora per una vita, costringendolo a lasciare ormai nella terza età e con assegni che per chi inizia a lavorare oggi si prospettano vicini all’assegno sociale. E la riforma della scuola non ha aiutato, perché ha lasciato fuori 180mila abilitati, che avrebbero potuto svecchiare il corpo docente.
La richiesta è giunta nel corso del consiglio nazionale della ‘Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori’, che si sta svolgendo presso il salone delle conferenze del Grand Hotel di Salerno: servono modifiche alla Camera su contratti, pensioni, liquidazioni e precariato.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): presentarsi a un rinnovo di contratto con la miseria di 8 euro lordi di aumento a dipendente pubblico dopo sei anni di blocco stipendiale (che la Consulta ha anche reputato illegittimo) è una vergogna nazionale. Dai nostri calcoli, un incremento equo deve essere almeno pari a 100 euro per la mancata assegnazione di indennità di vacanza contrattuale e 200 euro di vero e proprio aumento in busta paga. Sotto queste soglie, il costo della vita continuerà a sovrastare le buste paga degli statali, lasciando i consumi al minimo. Il Governo farebbe bene ad ascoltare la piazza, anziché ostinarsi nel far approvare in Parlamento riforme a perdere come quella della Buona Scuola. L’Italia ha bisogno di un nuovo welfare più orientato al reddito, alla sanità, alla scuola, alla formazione e al sociale.
L’intenzione è stata confermata ai sindacati oggi pomeriggio, durante un incontro interlocutorio. Il progetto di compressione dei ministeri prevede, di fatto, che rimangono in vita tre soli mega-comparti: quello della Sanità; settore della Conoscenza e della formazione, con Scuola e Università; infine, quello del Pubblico impiego, dove confluiranno gli impiegati e i collaboratori scolastici della scuola. Si tratta del primo confronto dopo la decisione della Consulta che ha reputato illegittimo il blocco dei contratti della PA. Il problema è che la parte pubblica reputa indispensabile prima attuare questo passaggio. In modo da gestire con più facilità il personale e nel contempo cercare di ridurre la rappresentatività e la democrazia sindacale. E prima di questa modifica-beffa non si parlerà di rinnovo contrattuale. Che comunque non porterà più aumenti a “pioggia”.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): se questi sono i presupposti, per i lavoratori pubblici la riforma della pubblica amministrazione si trasformerà in un calvario. Perché si troveranno al centro di un progetto finalizzato al risparmio e alla gestione sempre più privatistica del personale: accorpando i comparti, diventerà sempre più facile spostare i dipendenti soprannumerari. Come si sta tentando di fare già nella scuola con i perdenti posto delle province, che nelle intenzioni del Governo nella prossima estate assorbiranno le 6.200 assunzioni previste per il personale Ata.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir-Cisal) commenta l’avvenuta approvazione ieri in Senato delle novità sulla pubblica amministrazione : il licenziamento del dirigente pubblico, il ruolo unico e l'incarico a tempo renderanno sempre più incerti il lavoro gestionale, decisionale e programmatico in capo a chi rimane ostaggio di un decisore politico che continua a valutare sulla base dello spoil system. Con il dirigente che diventa ora il capo espiatorio, esercitando la funzione per non oltre sei anni, disperdendo professionalità, patrimoni e buone pratiche. La riforma, inoltre, sorvola sul fatto che nella PA operano più di 150mila precari, a diverso titolo impegnati a fare funzionare i nostri comuni, gli ospedali, le regioni. A cui si aggiungono quelli delle scuole: continueranno ad essere assunti con reiterati contratti a termine, violando la direttiva comunitaria 70/1999 che l'Europa, attraverso la Corte di Giustizia di Lussemburgo, ci ha ricordato di dover applicare e allargare a tutto il pubblico impiego. Siamo pronti a rivolgerci ai tribunali del lavoro.
Il sindacato avvia un ricorso al Tar Lazio contro il D.M. 499/2015 per i più di 2mila ricorrenti che hanno un procedimento in atto anche avverso l’ultimo bando di concorso, il D.D.G. 2011. Messo a disposizione un modello di diffida per l’inserimento negli elenchi/integrazione degli ammessi al corso-concorso che saranno trasmessi entro il 24 luglio dagli Uffici Scolastici Regionali al Miur, da inviare entro il 31 luglio, data di scadenza per le adesioni da effettuare sul Portale ANIEF.
Nuovo pasticcio-imbroglio del Miur sulla vicenda dei presidi dell’ultimo concorso in attesa di essere assunti per evitare che il contenzioso travolga le nomine già effettuate: ancora una volta, si violano le regole sulla trasparenza nell’accesso al pubblico impiego, senza pubblicare la lista degli aspiranti o prevedere l’invio di domande. Il bando è illegittimo. Il sindacato impugnerà con motivi aggiunti anche gli elenchi trasmessi dagli Uffici Scolastici Regionali dei candidati, laddove non contemplano l’ammissione di chi ha ancora attivo, in primo o secondo grado, un ricorso in tribunale avverso l’ultima procedura di selezione per l’evidente incostituzionalità della norma. Potrebbero essere più di 2mila i ricorrenti, c’è tempo sino al 31 luglio.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir-Cisal): quella presa a Viale Trastevere è una decisione illegittima. Perché lascia per strada tanti docenti. Come sindacato, impugneremo gli elenchi trasmessi dagli USR dei candidati, in tutti quei casi che non contemplino l’ammissione di chi ha ancora attivo un ricorso in tribunale avverso l’ultima procedura di selezione per l’evidente incostituzionalità della norma.