I motivi del dissenso sono noti a tutti, tranne che ad una risicata maggioranza che ha messo sotto ricatto il Parlamento: si fa un bel passo indietro sulla libertà all'insegnamento, si trasformano gli istituti scolastici in prototipi di aziende, i presidi sceglieranno il personale "pescando" dagli albi territoriali, scegliendo i 50mila docenti e i vincitori del nuovo concorso. Gli altri 50mila immessi in ruolo saranno assunti ad anno scolastico iniziato, con almeno altri 70mila insegnanti non assunti che chiederanno risarcimenti al tribunale civile di Roma. Ma non finisce qui: a settembre nelle scuole si creerà un caos senza precedenti, per il ritorno in classe dei vicepresidi e migliaia di dirigenti sguarniti dell'organico dell'autonomia. Vengono poi beffati tutti gli abilitati laureati, che per i prossimi cinque anni non potranno fare concorsi, né insegnare. Arriva, infine, il comitato di valutazione dei docenti, con i fondi del merito distribuiti dal preside-manager, sulla base delle indicazioni fornite anche dagli studenti 15enni.
Marcello Pacifico (presidente Anief): chi continua a non comprendere i perché delle forti proteste di oggi davanti e fuori il Senato, durante la discussione del provvedimento, ha una visione della scuola miope e antidemocratica. Anche stavolta l'ultima parola sarà però quella dei tribunali.