Mentre il Senato convoca Anief il 28 in audizione. Se il Governo non intende convocare il sindacato più rappresentativo dei precari, come è stato dimostrato nell'ultimo sciopero dedicato, allora vuol dire che vuole la guerra nei tribunali.
Mentre il Senato convoca Anief il 28 in audizione. Se il Governo non intende convocare il sindacato più rappresentativo dei precari, come è stato dimostrato nell'ultimo sciopero dedicato, allora vuol dire che vuole la guerra nei tribunali.
In vista del passaggio al Senato del DDL Scuola, Anief invita tutti i docenti a convocare un collegio straordinario per approvare una mozione da inviare al Miur. L’iniziativa va ad aggiungersi allo sciopero degli scrutini e alle iniziative giudiziarie annunciate.
Il quadro delle iniziative dell’Anief contro il DDL Scuola si arricchisce di un ulteriore, importante tassello: il sindacato, infatti, ha predisposto un modello di mozione, da deliberare in collegio docenti e inviare al Miur. Anief invita i docenti delle scuole che aderiranno ad inviarne una copia per email all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Anief si incaricherà di farle pervenire anche agli esponenti politici che nei prossimi giorni dovranno confrontarsi sul DDL in Senato.
Tutte da rigettare le ultime novità approvate dall’Aula di Montecitorio: dal vincolo dei 36 mesi per i supplenti al merito per meno del 10% del personale, fino alla chiamata diretta incostituzionale dei docenti.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): rimangono in piedi troppi punti che, anziché valorizzare, umiliano la categoria e danneggiano l’offerta formativa. Il provvedimento di riforma, inoltre, rimane profondamente iniquo: perché lascia fuori dal piano straordinario di immissioni in ruolo tantissimi docenti precari abilitati, Ata e idonei degli ultimi concorsi. Per non parlare della trovata degli albi regionali. Appena il ddl passerà al Senato, Anief presenterà ulteriori richieste di profonde modifiche al provvedimento, in assenza delle quali il testo non potrà che essere ritirato. Al Miur, infine, nei prossimi giorni arriveranno tante mozioni, realizzate dai Collegi dei docenti.
È di queste ore la notizia che il Governo sta seriamente pensando di modificare le tante norme illogiche approvate con l’ultima riforma pensionistica dell’Esecutivo del premier Monti. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: stiamo predisponendo «interventi normativi finalizzati a prevedere forme di flessibilità di pensionamento che possano, così, favorire il ricambio generazionale». Solo che al trattamento pensionistico sarà applicata una riduzione sulla quota calcolata con il sistema retributivo pari ad una certa percentuale per ogni anno mancante all'età di vecchiaia. Un modello non molto diverso dal ddl Damiano (Pd), che prevede flessibilità in uscita permettendo il pensionamento già a 62 anni con 35 anni di contributi e penalizzazioni dell’8% (una sorta di quota 97) sull’assegno pensionistico, già ridotto all’osso.
Anief-Confedir ritiene che il fine, sicuramente nobile, di mandare in pensione i lavoratori italiani, dopo una vita di lavoro, non può giustificare il mezzo: bisogna necessariamente trovare altri canali per finanziare il diritto di un dipendente a lasciare l’occupazione dopo aver versato 40 anni di contributi.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): è inammissibile cambiare le regole ad ogni legislatura, senza pensare che a subirne gli eventi ci sono lavoratori in carne ed ossa. Nell’ultimo quinquennio, le riforme sulla quiescenza hanno allungato di dieci anni l'età pensionabile: dal 2050, i neo-assunti potranno andare in pensione dopo 70 anni o 46 anni e mezzo di contributi. E dal primo gennaio 2016, avremo un peggioramento della situazione per via dell’aspettativa di vita crescente. Intanto, gli insegnanti tedeschi continuano a lasciare la cattedra dopo 27 anni senza riduzioni. Siamo pronti a dare battaglia in tribunale.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): ormai la partita si gioca a Palazzo Madama, dove la maggioranza è più stretta e l’esito delle elezioni regionali potrebbe avere il suo peso nello spostare più di un parere dei parlamentari verso il no ad un disegno di legge rifiutato dalla larghissima maggioranza del paese. Appare francamente inutile, quindi, organizzare presìdi in corrispondenza dell’ok finale a Montecitorio. Il blocco delle valutazioni degli studenti non è illegittimo: esistono delle norme ed è chiaro che se il sindacato dovesse arrivare ad un’iniziativa del genere, lo farebbe di certo non forzando la legge.