Per vedere novità nel disegno di legge di riforma bisognerà ora appellarsi al Senato, dove però saranno ammessi solo quelli bocciati in VII commissione di Montecitorio. Siamo di fronte a un paradosso, perché si sta approvando il provvedimento malgrado le forti proteste di queste ultime settimane, culminate con diversi scioperi con adesioni record. E al Governo si lamentano anche perché i sindacati fanno ricorso.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): se siamo costretti al rimedio estremo, l’impugnazione in tribunale, è solo per la cattiva amministrazione di chi governa la scuola. E che anche dopo aver prodotto danni non indifferenti lascia l’incarico sistematicamente impunito.
Dal testo “licenziato” dalla VII Commissione Cultura risulta che gli unici cambiamenti rispetto a quello iniziale riguardano solo il ruolo dei presidi nell’intraprendere le strategie generali della scuola dell’autonomia, che continueranno ad essere condivise con gli organi collegiali. Non c’è stato alcun progresso, invece, per quanto riguarda la scelta soggettiva dei docenti sulla base degli albi territoriali e i premi pecuniari da assegnare ad una nicchia del personale. Addirittura, sempre secondo il ddl da approvare, il preside potrà utilizzare i professori in classi di concorso diverse da quelle per le quali sono abilitati. Brutte notizie anche per quanto riguarda gli incentivi da 60 euro netti mensili: non ne beneficerà il 66%, come previsto otto mesi fa, ma appena il 10% del personale ‘meritevole’.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): altro che venire incontro al sindacato, la nuova versione del ddl risulta peggiorativa: lascia inalterato l’incremento stipendiale, ma la rosa di docenti e Ata beneficiari degli incentivi si riduce drasticamente. Inoltre, continua a permettere ai dirigenti di scegliersi una parte del personale, come se si trattasse di dipendenti aziendali. E per la scelta del personale, si vorrebbero far cadere le graduatorie oggettive: il rischio è un modello di reclutamento che favorisce il nepotismo imperante.
Nel testo di riforma che sarà votato nei prossimi giorni dalla Commissione Cultura della Camera continuano a figurare la mancata assunzione dei 23.000 docenti della scuola dell'infanzia e il divieto delle supplenze su posti vacanti e disponibili oltre i 36 mesi, con la sola esclusione dell'effetto retroattivo. Nessuna novità anche per altri grandi esclusi dalle assunzioni: chi ha svolto Tfa e Pas non entrerà nelle GaE, al pari degli idonei dell’ultimo concorso. Rimangono in vita anche gli albi territoriali, che avranno una dimensione sub-provinciale, con i dirigenti scolastici che avranno facoltà di scegliere i docenti sulla base del curriculum. Nessuna retromarcia neppure sulla premialità: i 200 milioni di euro da assegnare agli insegnanti più meritevoli, verranno distribuiti dai presidi.
Il sindacato: oltre ai 30mila docenti precari rimasti esclusi dal piano di assunzioni straordinario, ci sono altri 50mila supplenti, solo per la scuola magistrale, tutti regolarmente abilitati e con sufficiente servizio alle spalle, che hanno diritto ad entrare in quelle graduatorie per effetto dei ricorsi Anief.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): coloro che sono inseriti nelle GaE hanno diritto all’aggiornamento triennale ma anche all’immissione in ruolo nelle materie di competenza. Non assolvere a questo obbligo, visto che siamo anche in presenza di docenti con oltre 36 mesi di servizio svolto, come indicato dalla Commissione di giustizia europea, comporta un errore dalle conseguenze rilevanti. Allo stesso modo, rimane irrisolto il problema della seconda fascia d’Istituto, dove sono inseriti più di 80mila docenti abilitati. Eppure l’Europa l’ha detto chiaramente che vanno stabilizzati: esimersi dal farlo significa solo voler aumentare tensioni, disillusioni, allontanarsi dalla normativa sovranazionale prevalente su quella territoriale.
Tra le richieste principali del giovane sindacato formulate al Nazareno, anche la definizione di un ruolo dei dirigenti scolastici all’interno di un ambito fortemente collegiale e a stretto contatto con gli altri comparti interni alla scuola. Inoltre, i posti vacanti per assumere più precari già ci sono e vanno solo certificati. No tassativo alla chiamata diretta e a qualsiasi ipotesi di chiusura delle graduatorie ad esaurimento, che, anzi, dovrebbero tornare ad essere permanenti. Sì all’inserimento in una fascia aggiuntiva e all’assunzione allargata di idonei, collocati con riserva e tutti coloro che hanno svolto 36 mesi di supplenze. Sulla riforma occorre ascoltare anche il nuovo Cspi. Si provveda, infine, ad allargare organici e tempo scuola. E anche a liberare i ‘Quota 96’.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): per dire basta all’abuso di precariato serve una vera riscrittura del testo del ddl, altrimenti l’Italia rischia di andare incontro a censure e sanzioni pensanti da parte della Commissione europea. In caso contrario la mobilitazione in atto continuerà con nuove iniziative. Anche di carattere legale.