Anche il PD, il partito di maggioranza, si è finalmente reso conto che occorre ascoltare l’Anief, l’unica organizzazione a condurre in Europa la questione del precariato scolastico e dei tanti limiti contenuti nel ddl di riforma.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): questa riforma deve essere cambiata, perché è stata sonoramente bocciata da chi lavora ogni giorno nei nostri istituti. Perché non è possibile permettere ancora una volta che su certe questioni l'ultima parola debba passare ai giudici. Il Governo lo deve sapere: sulla mancata stabilizzazione del personale, come sull’elusione dello stato contrattuale e di carriera dei dipendenti precari rispetto a quelli di ruolo, la Commissione europea potrebbe infatti intervenire.
Bocciato il Ddl 2994 perché impedisce i contratti dopo i 36 mesi di servizio invece di stabilizzare, non assume su tutti i posti realmente vacanti, lascia fuori dalle scuole 200 mila precari e li continua a discriminare rispetto ai colleghi di ruolo, senza prevedere alcuna tutela. Nonostante la sentenza “Mascolo” della Corte di giustizia europea del novembre 2014 e l’atto di messo in mora della Commissione UE del 2013, rimane irrisolta e confusa la situazione del precariato scolastico. È quanto chiesto a Bruxelles dal Presidente Marcello Pacifico, in una circostanziata denuncia.
Mentre i Confederali e altri sindacati autonomi mettono in atto l’ennesimo sciopero contro l’approvazione della riforma Renzi-Giannini, con centinaia di cortei e tante scuole rimaste chiuse, il presidente Marcello Pacifico vola nella capitale europea per presentare una nuova denuncia alla Commissione Ue su tanti contenuti illegittimi del disegno di legge ‘La Buona Scuola’. Tra i punti contestati, da sottoporre al vaglio delle Commissione, la mancata stabilizzazione dei precari, che dopo 36 mesi di servizio, anziché essere assunti, vengono ‘puniti’ dal Governo italiano negando loro ogni forma di supplenza; l’assunzione di un solo docente precario su tre, tra quelli inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, di merito e d’istituto; l’esclusione dalle immissioni in ruolo degli Ata, pur in presenza di almeno 10mila posti liberi. Tra le incongruenze della riforma spicca poi la disparità di trattamento, in termini di carriera e contrattuali, tra personale di ruolo e precario o neo immesso in ruolo. Inoltre, mancano all’appello 200mila assunzioni. Il sindacato chiederà l’immediata apertura del processo a carico dello Stato italiano, che dopo aver ricevuto la comunicazione di messa in mora per tali inadempienze, continua a negare i diritti a tantissimi suoi cittadini che in questi anni hanno permesso alla scuola di funzionare.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): questa riforma va rigettata perché introduce troppe norme illegittime, come la chiamata diretta del personale e i super poteri ai presidi. Inoltre, elude la sentenza della Corte di Giustizia europea dello scorso 26 novembre, non risolve il problema del precariato e non risponde all’atto di messa in mora sulla stabilizzazione del personale. Siamo arrivati qui perché è necessario che subito si apra, a un anno di distanza dall'ultimatum di Bruxelles, il ricorso della commissione Ue contro lo Stato italiano.
La Direzione Regionale del Partito Democratico pugliese approva all'unanimità un documento che impegna i parlamentari della regione “a mettere in campo tutte le azioni possibili perché questo DDL venga ritirato dal Governo”: perché con questa riforma “si annienta la riforma parlando discuola-azienda”,che è in contrasto con l'idea della scuolacomunità educante, che si fonda sul principio della libertà di insegnamento.
Dopo il successo dello sciopero del 24 aprile, continua la scia di proteste: migliaia di docenti, precari, studenti e genitori parteciperanno alle manifestazioni spontanee vestiti a lutto, per promuovere "una lettura corale degli art. 3, 21, 33, 34 e 97 della Costituzione italiana” calpestatati dal ddl di riforma. A Roma, l'appuntamento è in piazza Montecitorio, davanti alla Camera, dove in contemporanea la Commissione starà votando gli articoli del disegno di legge. Nel frattempo, anche le Regioni si ribellano.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): la protesta sta assumendo proporzioni sempre maggiori. Non si tratta, di certo, di qualche fischio isolato, come ha detto ieri il premier Renzi a Bologna. Anief - con Unicobas e Usb - ha dato il là alle contestazioni portando a Roma 10mila manifestanti. In queste ore sono previste centinaia di uscite in piazza spontanee. Per domani è stato proclamato un altro sciopero. Il problema è che il Governo continua a non ascoltare chi la scuola la conosce bene, perché la vive e tocca con mano i suoi problemi tutti i giorni. La riforma non può passare come un atto unilaterale per le stanze dei palazzi di Governo e del Miur e non possono di certo bastare alcuni micro-emendamenti per modificarne l’impianto fortemente negativo.
L’indizione del concorso porterà nuovi dirigenti scolastici, nella migliore delle ipotesi, solo a partire dal 2016. Il prossimo anno scolastico si prevede all’insegna dell’emergenza: ai 1.200 istituti oggi già in reggenza, su 8.500 totali, se ne aggiungeranno almeno altri 800-1.000 a causa dei pensionamenti. Che porterà alla gestione sempre più complicata delle nostre scuole. Visto che nel frattempo con la Legge di Stabilità sparisce la figura del vicario, mentre per l’attuazione dello staff a supporto della dirigenza, prevista dell’organico funzionale del disegno di legge di riforma, non ci sono i tempi tecnici di attuazione.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): il prossimo anno quasi due milioni di studenti saranno gestiti da un preside di un’altra scuola. È una situazione che si commenta da sola e di cui i nostri decisori politici e ministeriali degli ultimi anni si devono prendere le responsabilità.