Scorrendo il testo del ddl e la relazione tecnica si evidenzia la scarsa ricaduta didattica del progetto di riforma: se passa il testo in Parlamento, così come è stato approvato in CdM, agli allievi troppo spesso non verrà assegnato un docente della stessa disciplina impartita da chi si è dovuto assentare. Inoltre, non si comprende perché l’organico dei docenti della scuola dell’infanzia non sarà incrementato: per loro, infatti, i docenti neo assunti, a disposizione, sarebbero stati particolarmente utili, visto che il 75% delle supplenze sotto i quindici giorni e il 90% di quelle per meno di tre giorni proviene da questo genere di istituti. Come alla primaria sarebbe stato utile reintrodurre l’insegnante unico, ripristinare il maestro prevalente su moduli e il docente specialista di lingua inglese in organico di diritto. E istituire delle classi ponte tra infanzia e primaria.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): se passa l’attuale ddl, le supplenze brevi si trasformeranno in una sorta di babysitteraggio, perché un insegnante di italiano non può trasmettere cognizioni di matematica o inglese. Non è davvero possibile che si assegnino incarichi, seppure per pochi giorni, senza tenere conto della specifica abilitazione all’insegnamento del subentrante: in questo modo, il danno alla classe è assicurato.