Il presidente della Regione Lombardia torna a parlare di reclutamento docenti e della necessità di tenerli fermi nella stessa regione per un lungo periodo. Replica del presidente nazionale del giovane sindacato Marcello Pacifico: “Bisogna rispettare il nostro dettato costituzionale. È compito della Repubblica rimuovere ogni ostacolo nella parità sostanziale dei cittadini lavoratori di fronte alla legge. Finché la Lombardia farà parte dell'Italia non ci potranno essere ostacoli alla mobilità tra una regione all'altra o alla ricerca di lavoro tra la Sicilia e la Lombardia”.
L’Anief l’aveva detto: la partita sulla regionalizzazione della scuola non è archiviata, malgrado il M5S sostenga e auspichi il contrario. Continuano incessanti, anche dopo l’accordo del 19 luglio che avrebbe escluso l’istruzione pubblica dall’entrata in vigore dell’autonomia differenziata, le esternazioni dei ministri e governatori leghisti per chiedere di includere il settore scolastico nella norma che il Consiglio dei ministri si appresta ad approvare con la mediazione del premier Giuseppe Conte.
LE DICHIARAZIONI DI FONTANA
Sono delle ultime ore le dichiarazioni del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, intervenuto nella trasmissione “In Onda” su La7, dove ha parlato di reclutamento docenti. Al riguardo, il governatore ha affermato: “Io voglio insegnanti assunti in Lombardia e che rimangano qui ad insegnare, senza balletto di supplenti e senza che il docente di ruolo se ne vada a fine anno, una Regione deve poter avere dei docenti che siano stabilizzati”.
L’obbligo di permanenza - indicata dal governatore della Lombardia - sarebbe già di fatto inserito nell’accordo su cui il CdM si sta confrontando in questi giorni ed obbligherebbe i docenti neo assunti a permanere nella regione scelta sino a sette anni, più che raddoppiando in questo modo il triennio oggi previsto per legge. Una eventualità, questa, che l’Anief ha già detto di volere contrastare in tutte le sedi, sino alla Corte Costituzionale, sia perché si sovrasterebbero le prerogative del contratto nazionale sulla mobilità, in vigore fino all’anno 2022, sia perché si ostacolerebbe la libera circolazione dei lavoratori nel territorio nazionale ed europeo.
LA POSIZIONE DELL’ANIEF
Secondo il sindacato autonomo, è evidente che per introdurre l’autonomia differenziata prevista dalla Costituzione, ma non certo di questo stampo, si va a calpestare uno dei punti basilare della stessa madre di tutte le leggi italiane. Nell’articolo 3, infatti, è scritto che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. I precedenti tentativi legislativi approvati - nel 2011, con la Legge 106 e poi nel 2013, con la Legge 128 – sono andati tutti a vuoto proprio perché andavano a negare determinati diritti.
LE PAROLE DEL PRESIDENTE
“Uno dei principi basilari che regolano la gestione dei Paesi moderni – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - è quello del rispetto dei principi base: non si possono sovrastare per introdurne altri. Cosa ne facciamo del diritto alla libera circolazione dei cittadini, anche professionale, per non parlare del diritto al ricongiungimento alla famiglia? Inoltre, gli insegnanti devono essere italiani, non lombardi o siculi. Bisogna finirla con questo continuo attaccare l'unità nazionale e l'autonomia delle scuole: cultura, istruzione, università e ricerca devono rimanere allo Stato e non essere prerogative dei partiti”.
“Sono concetti – conclude il presidente nazionale Anief - che ribadiremo anche al premier Giuseppe Conte, nell’incontro programmato con la nostra organizzazione sindacale, perché si confermi garante di quell'unità nazionale che la scuola pubblica italiana incarna più di ogni altra istituzione e servizio pubblico”.
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