La scuola italiana ha la possibilità di procedere nel prossimo decennio con un profondo ricambio dei prof: secondo le proiezioni dell’Ocse, entro il 2029 più della metà degli attuali insegnanti italiani lasceranno il servizio per la pensione. Perché il 59% dell’odierno corpo docente ha già soffiato le 50 candeline, la percentuale più alta dell’area. Nei prossimi dieci anni, avverte l’organizzazione, almeno metà del «parco» docenti andrà rinnovata, ma si tratta di un obiettivo difficile, visto che l’Italia detiene la quota più bassa di insegnanti nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni. Come bassa rimane la spesa italiana per l’istruzione: il nostro Paese investe solo il 3,9% del prodotto interno lordo nel sistema d’istruzione, dalla scuola primaria fino all’università. Mentre nell’Ocse la media d’investimento è del 5% rispetto al Pil. Una differenza che si materializza, nei Paesi che danno più soldi all’Istruzione, con più tempo pieno, classi con pochi alunni, didattica con attrezzature moderne a supporto, compensi dei docenti e Ata più alti e scuole sicure.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: L’attuale Governo e i prossimi esecutivi dovranno avere la lungimiranza di sostituire tutti i colleghi in uscita, senza guardare alle iscrizioni in calo, a seguito del tasso di denatalità che nello stesso periodo farà perdere un milione di alunni iscritti. Sostituendo tutto il personale docente in uscita, abbiamo la possibilità concreta di ritrovarsi finalmente con quell’organico maggiorato utile a tornare al tempo scuola e ai moduli pre-Gelmni, assorbire tutto il precariato applicando le norme Ue sulla stabilizzazione di tutti coloro che superano 36 mesi di supplenze, cancellare le classi numerose, introdurre la didattica per sottogruppi, assegnare degli stipendi all’altezza di un Paese all’avanguardia nella formazione dei propri giovani.
I mancati investimenti dell’Italia nella scuola si traducono in servizi ridotti e formazione svantaggiata. Lo ha evidenziato il rapporto Education at a Glance 2019 pubblicato in queste ore, dal quale si evidenzia non solo che nei prossimi anni andrà in pensione quasi mezzo milione di docenti, ma anche il modesto investimento per gli allievi. In assoluto, riassume Il Corriere della Sera commentando lo studio annuale Ocse, “il Belpaese spende 8.300 dollari in media per studente, quando la media OCSE ne impegna 9.800”. Ma anche la spesa per gli insegnanti è limitata: gli stipendi dei docenti italiani rimangono decisamente bassi, anche dopo l’incremento di 85 euro lordi di un anno e mezzo fa. Tanto è vero che il 68% degli insegnanti intervistati ha dichiarato che migliorare i loro compensi dovrebbe essere una priorità di chi governa il Paese.
LA POSIZIONE DEL SINDACATO
Anief, che nei giorni scorsi ha prodotto un decreto salva scuola ad hoc per invertire questa tendenza in atto, ritiene che l’alto numero di pensionamenti in arrivo nei prossimi anni incarni la possibilità di rinnovare il sistema Scuola, puntando alla valorizzazione massima del personale, di ruolo e non: le informazioni fornite dell’Ocse testimoniano che gli investimenti modesti per l’istruzione realizzati nel nostro Paese continuano ad obbligare il Mef ad autorizzare poche immissioni in ruolo, gli Uffici scolastici ad operare sempre mantenendo un alto grado di burocrazia e con l’obiettivo primo del risparmio. Mentre le classi diventano sempre più numerose di alunni e il precariato aumenta a dismisura, con il servizio formativo prodotto in aula che ne subisce inevitabilmente le conseguenze.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF
Secondo il sindacalista Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “gira che ti rigira, il limite principale della nostra scuola pubblica rimane il modesto investimento che viene prodotto. Perché è da questo presupposto, da terzo mondo, che partono gli organici di fatto anziché di diritto, il sostegno negato agli alunni disabili, il tempo scuola ridotto, le classi pollaio, le lezioni in laboratorio realizzate anche con gli smartphone degli studenti anziché con le attrezzature messe a disposizione dalle scuole, i concorsi a rilento con i commissari pagati con oboli, la mancata assunzione dei docenti precari da una vita. Pure i compensi ridotti dei lavoratori hanno questa matrice. Si inizi a svuotare tutte le graduatorie dei precari: GaE, di merito e anche d’istituto, assumendo tutti gli abilitati e coloro che hanno svolto 36 mesi, con la priorità – conclude Pacifico – per i diplomati magistrali e Itp già immessi in ruolo e poi licenziati”.
PER APPROFONDIMENTI:
Aumenti di stipendio, incontro inutile al Miur. Anief: siamo stufi, Bussetti ci convochi
Bonus 80 euro a rischio per oltre 500 mila docenti e Ata, il ministro Tria scopra le carte
Bruxelles chiede all’Italia di pagare di più i docenti. Anief: uno scandalo, lavorano pure più ore
Bussetti non perde occasione per annunciare aumenti di stipendio ai docenti
SCUOLA – Salvini convocherà i sindacati entro luglio, Anief vuole esserci
Domani manifestazione davanti a Montecitorio: il Governo non commetta questo errore
Regionalizzazione, stipendi differenziati? L’on. Luigi Gallo (M5S) dice che non si può
Regionalizzazione, Fontana chiama la Corte Costituzionale a sua difesa
ISTRUZIONE – Al Sud scuole sfavorite: classi pollaio, niente tempo pieno e tanti precari