Dopo il terzo incontro, i dirigenti Miur e i sindacati maggiori si sono dati appuntamento a martedì 1° ottobre, per definire le ultime cose di un testo che il ministro dell’Istruzione ha intenzione di fare approvare poche ore dopo dal Governo. Solo che il documento si preannuncia lacunoso e insufficiente per rispondere alle richieste legittime di stabilizzazione dei docenti collocati nelle GaE e nelle graduatorie d’Istituto, ad iniziare da quelli che garantiscono il sostegno agli alunni disabili, dei vincitori e idonei inseriti nelle graduatorie di merito dei concorsi, di chi è stato già immesso in ruolo con riserva e ha pure superato l’anno di prova, dei 40 mila precari del personale Ata, dei 600 amministrativi facente funzione Dsga sinora ignorati, oltre che inserire negli organici i maestri delle classi Primavera, gli assistenti alla comunicazione, gli educatori e lsu. Inoltre Anief chiede di far partire subito dei corsi Pas abilitanti con il servizio svolto nella scuola paritaria utile per l'accesso. Ecco perché Anief rilancia l’approvazione di un vero decreto salva-scuola e il suo leader, Marcello Pacifico, ricorda: la supplentite si vince reclutando i docenti dalle attuali graduatorie di merito, ad esaurimento, di istituto su tutti i posti vacanti.
Quello all’esame del Governo uscente M5S-Lega e ora del nuovo esecutivo giallorosso doveva essere un decreto salva-precari. Invece, si sta sempre più trasformando nell’ennesimo provvedimento tappa-buco, tutt’altro che risolutivo: lo si evince dagli esiti dei tre incontri svolti in pochi giorni al Miur dai sindacati firmatari di contratto, propositori di soluzioni parziali che, se portate in porto, non risolverebbero affatto l’annoso problema della supplentite scolastica italiana, illudendo ancora una volta centinaia di migliaia di docenti e Ata precari, senza i quali la didattica e l’offerta formativa non potrebbero avere una realizzazione regolare.
Dai sindacati maggiori della scuola giungono richieste solo in parti utili a stabilizzare le tante tipologie di precari oggi presenti nel panorama scolastico: si va dalla previsione di un concorso straordinario abilitante per il personale docente con almeno tre annualità di servizio a tempo determinato nella scuola secondaria statale, all’attivazione di percorsi abilitanti speciali, destinati prioritariamente al personale precario, per docenti con differenti tipologie di requisiti, dalla proroga delle misure contenute nel decreto cd “dignità” per i docenti con diploma magistrale, al fine di assicurare la continuità didattica nell’a.s. 2019/20, passando per previsione di specifiche modalità di accesso al ruolo di DSGA per gli assistenti amministrativi facenti funzione.
“Se sul concorso ordinario e straordinario non dovrebbero esserci problemi – scrive la rivista specializzata Orizzonte Scuola -, le difficoltà sorgono invece per numerosi altri provvedimenti, a partire dal PAS per passare alla proroga dei contratti per i diplomati magistrale, alle modalità di reclutamento per i facenti funzione DSGA. L’intenzione del Ministro è quella di portare il decreto scuola in approvazione al Consiglio dei Ministri del prossimo giovedì, per cui l’incontro di martedì sarà particolarmente importante per capire se potrà esserci un accordo su punti comuni”.
“Approvare un decreto incompleto come quello che si sta realizzando – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – significherebbe ritrovarsi tra meno di un anno ancora con oltre 200 mila cattedre libere, un utilizzo crescente delle Mad, decine di migliaia di posti Ata non coperti, migliaia di altre figure professionali abbandonate al loro destino. Il tutto, in spregio alla continuità didattica e al diritto allo studio. Senza dimenticare il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori precari della scuola, a cui continuano ad essere negati gli scatti stipendiali, e dei neo-assunti, privati di una completa ricostruzione di carriera e di regolari procedure di mobilità”.
“Tutto questo – continua Pacifico - diventa ancora più grave, dal momento che proprio in questi ultimi mesi ci sono state richieste sempre più pressanti da parte della Commissione Europea per il perpetrarsi dell’abuso ingiustificato di precariato: esattamente due mesi fa, da Bruxelles, è giunta infatti una lettera di costituzione di messa in mora verso il nostro Paese, che ha tutta l’impressione di essere un prologo di una multa salatissima, che andrà ad incrementare gli oltre 300 milioni di euro già pagati all’UE dall’Italia, perché destinata a trasformarsi in una procedura d’infrazione”.
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