Tra cui scuole paritarie e percorsi di formazione professionale regionali, nonostante la mobilità volontaria di questi insegnanti tra i vari istituti che garantiscono il diritto all'istruzione. Anief chiede al Miur e al Parlamento di intervenire, dopo aver avanzato la richiesta nel primo incontro con il ministro Fioramonti, per evitare un nuovo contenzioso nelle aule dei tribunali che ci hanno dato sempre ragione
LA STORIA
Dopo gli entusiasmi iniziali, comincia a provocare più di qualche dissenso l‘intesa tra il Miur e le organizzazioni maggiori sindacali della scuola in materia di reclutamento e abilitazione del personale docente. L’Anief, dopo avere esaminato i termini dell’accordo, ha subito espresso le sue remore, anche per la scarsa considerazione per la docenza svolta negli istituti paritari e nei percorsi IEPF, quando questo servizio è valutato già nella terza fascia delle graduatorie di istituto. Nel frattempo, “il giovane sindacato ha invitato il Miur ad accogliere nei tavoli tecnici alcune delle misure da inserire nella prossima legge di bilancio”, ha detto il presidente nazionale Marcello Pacifico; se non saranno presenti le soluzioni prioritarie, dallo stato di agitazione prossimo alla proclamazione si passerà a uno sciopero generale con manifestazione nazionale per far sentire la voce del mondo della Scuola ai nostri Parlamentari.
A denunciare i criteri di ammissione al prossimo concorso riservato sono anche le associazioni di categoria, perché sono esclusi i docenti non abilitati che insegnano nelle paritarie, persino, dai nuovi corsi abilitanti cui in passato si era garantito l'accesso. L'accordo trovato sarebbe peggiorativo, anche rispetto ai contenuti del decreto approvato in CdM ad inizio agosto, dallo scorso Governo, ma mai arrivato in Gazzetta Ufficiale. Ora il leader dell’Anief avverte: “Ci affidiamo alla lungimiranza del legislatore, perché nella fase di perfezionamento del decreto e del disegno di legge sui precari questa stortura sul servizio nelle paritarie e dei percorsi IEPF venga cancellata”.
LA DENUNCIA DELLE ASSOCIAZIONI
L’accordo sul decreto salva-precari non piace solo all’Anief, ma anche ad altre organizzazioni del settore scolastico. Come quelle che difendono gli operatori e i discenti delle scuole paritarie, ora uscite allo scoperto: “A non fare esattamente i salti di gioia – riporta Tuttoscuola - sono la FIDAE, la CdO Opere Educative, la CNOS Scuola, la CIOFS scuola, la FAES che fanno presente in un comunicato unitario che “a differenza di quanto previsto nell’analoga intesa stipulata l’11 giugno scorso, il nuovo accordo esclude i docenti ‘precari’ che insegnano nelle paritarie dalla partecipazione alle procedure riservate di abilitazione”.
“È una esclusione particolarmente grave – commentano congiuntamente -, dato che l’esigenza è stata esplicitamente posta più volte e non se ne comprendono le ragioni. Siccome il sistema ordinario (“concorso pubblico” con valore anche abilitante previsto dalla legge 145/2018) non viene avviato, perché le OOSS vogliono che parta prima la procedura riservata ai precari, chiediamo che a tale procedura possano partecipare anche i docenti non abilitati che insegnano nelle paritarie”. Eppure, fanno notare le associazioni, “la norma vigente (legge 62/2000) obbliga le scuole paritarie ad utilizzare docenti abilitati, ma lo Stato, cui spetta il dovere/diritto di abilitare i docenti, non avvia i percorsi che possano permettere ai giovani laureati di conseguire l’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria”.
“Chiediamo pertanto che il Miur attivi al più presto i percorsi abilitanti ordinari e che Governo e Parlamento, nell’approvare le regole dei percorsi riservati (visto che occorre un Decreto Legge e che per la Costituzione lo stesso deve essere approvato dal Consiglio dei Ministri e convertito dal Parlamento), prevedano l’accesso alle medesime anche ai docenti che lavorano nelle 2.200 scuole secondarie paritarie”, concludono le associazioni.
LA POSIZIONE DI ANIEF
Anief ritiene legittime le richieste delle associazioni che difendono i diritti di chi opera nel settore scolastico. Prima di tutto perché se per legge, dal 2000, il sistema nazionale pubblico statale comprende anche la scuola paritaria, il servizio svolto all’interno di questi istituti non può essere da meno rispetto a quello portato avanti nelle scuole di Stato. Il riferimento normativo è la Legge n. 26, del 10 marzo 2000, dalla quale si evince che il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, comma 2 della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. Ma anche i percorsi IEPF previsti dalle Regioni e finanziati dallo Stato sono inseriti nel sistema integrato nazionale di istruzione, come ricorda l'ultimo decreto legislativo sugli istituti professionali.
In secondo luogo, continua il sindacato, i docenti delle scuole paritarie svolgono lo stesso lavoro dei colleghi che operano negli istituti statali: producendo anche titoli di studio analoghi, qual è la logica che nega l’equiparazione in toto dell’insegnamento svolto nelle due tipologie di scuole? Inoltre, vale la pena ricordare che il servizio svolto dalle scuole paritarie, a partire dalla scuola dell’infanzia, permette allo Stato di “alleggerirsi” di un carico formativo importante: poiché i docenti che vi operano, pur non accedendo da concorso, devono comunque essere in possesso di titoli di studio adeguati e necessariamente portare avanti l’insegnamento come avviene nelle statali, quale giudice potrebbe rimanere indifferente alla decisione di considerare diverso il servizio lavorativo svolto in quegli istituti e quindi di impedire ai docenti precari di partecipare ai corsi abilitanti e ai concorsi riservati?
“Ai tavoli del Ministero dell’Istruzione – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief – sembra che nessuno si curi di questo problema. Ma sarebbe bene tornare sui propri passi. Perché se quanto trapela dall’accordo siglato il 1° ottobre al Miur con i sindacati maggiori dovesse corrispondere al vero, con eliminazione dai corsi e dai concorsi straordinari dei docenti delle paritarie e dei percorsi IePF, è chiaro che si innescherà un contenzioso non poco indifferente. Speriamo che il Governo ci ascolti per non dare sempre l'ultima parola alla magistratura”.
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