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  5. Ritorno dell’educazione civica ancora al risparmio: si farà senza assumere alcun docente

Ritorno dell’educazione civica ancora al risparmio: si farà senza assumere alcun docente

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Lo prevede il decreto “salva precari bis”, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, nel quale si sancisce che l’insegnamento dovrà avvenire affidandosi all’organico già presente, senza alcuna aggiunta. Per il sindacato non è un buon viatico verso l’introduzione della disciplina, perché potrebbe rivelarsi una conferma del modello leghista di inglobarla all’interno di altre materie. È bene, quindi, che il decreto, ora all’esame del Parlamento, venga modificato anche in questa parte. “Speriamo solo che per l’insegnamento dell’educazione civica in ogni grado scolastico – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – non si voglia prevedere un organico aggiuntivo solo perché si ha l’intenzione di formare, a breve, dei docenti potenziatori o soprannumerari. Qualsiasi altra soluzione, come quella di utilizzare docenti che già insegnano discipline affini, ricalcherebbe quella approntata in malo modo dal precedente esecutivo e contro la quale si è mosso non solo il sindacato, ma tutta l’opinione pubblica oltre che organismi di rilievo come il Consiglio superiore della pubblica istruzione. Ancora una volta, se le cose stanno così, ci ritroviamo con il Miur che vuole fare delle nozze con i fichi secchi”

Sul ritorno dell’educazione civica a scuola si continua a perdere solo tempo: dopo il rinvio del goffo tentativo della Lega di imporla già dall’anno scolastico in corso, con tanto di parere negativo del Cspi al decreto approvato con ritardo, il nuovo ministro dell’Istruzione ha saggiamente deciso di fermare tutto e prendersi un anno di tempo per migliorare il testo della legge già pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Con una Circolare, di metà settembre, il Miur ha comunicato che “l’On. le Ministro ha ritenuto di accogliere il parere del CSPI e, pertanto, di non dare seguito alla sperimentazione per l’anno scolastico in corso”.

Nella stessa comunicazione del Miur è stato spiegato che “per il solo anno scolastico 2019/2020, nelle scuole di ogni ordine e grado continuerà ad essere impartito l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, di cui alla legge 30 ottobre 2008, n. 169, e continueranno ad essere applicati l’articolo 2, comma 4, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, relativo alla valutazione di tale insegnamento, e il successivo articolo 17, comma 10, concernente il colloquio nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione”.

Per l’Anief, che aveva promesso di adire le vie legali, recandosi in tribunale, qualora l’educazione civica fosse imposta da subito nei termini raffazzonati così come si voleva fare nel precedente governo, quella Circolare del ministero ha rappresentato un importante obiettivo: il sindacato autonomo, aveva indicato da subito la possibilità proficua di utilizzare i dodici mesi di tempo per arrivare alla naturale adozione della legge sul ritorno dell’educazione civica, al fine di migliorare l’impianto normativo e trovare i finanziamenti necessari per valorizzarla e conferirle l’autonomia che invece, all’interno di altre materie, così come era stata predisposta, non poteva di certo avere. Inoltre, si sarebbe provveduto a formare i docenti a cui affidare la disciplina, in modo che avessero una preparazione specifica sulle lezioni da intraprendere.

Da come si stanno mettendo le cose, però, il quadro che si delinea è ben diverso: il Decreto scuola, ribattezzato “salva precari-bis”, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, “ha sancito che il suo insegnamento dovrà avvenire con l’organico già presente, senza aggiunte”, fa oggi notare la rivista Orizzonte Scuola. Infatti, leggiamo all’articolo 7: 1. All’articolo 2 della legge 20 agosto 2019, n. 92, dopo il comma 9, è aggiunto il seguente: «9 -bis. L’intervento previsto non determina un incremento della dotazione organica complessiva e non determina l’adeguamento dell’organico dell’autonomia alle situazioni di fatto oltre i limiti del contingente previsto dall’articolo 1, comma 69, della legge 13 luglio 2015, n. 107».

“Speriamo di sbagliarci – commenta Marcello Pacifico, leader del sindacato nazionale Anief – ma se si vuole continuare con la linea delle riforme della scuola e dei miglioramenti del sistema d’istruzione all’insegna del costo zero, se non dei tagli, non ci siamo proprio. Se un governo crede in un progetto formativo, con risvolti sociali, quale è quello dell’impartire fondamentali conoscenze del vivere civile, anche a livello europeo, allora si deve prevedere un minimo sindacale di investimento. Altrimenti, si tratta dell’ennesima manovra-spot, utile solo a creare consensi di masse ma poi priva di contenuti ed effetti pratici reali, quindi senza alcuna ricaduta didattica degna di questo nome”. 

 

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02 Novembre 2019
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Tags: Precariato, MIUR, Parlamento, Pacifico

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