L’operato vincente dell’Anief nei tribunali sta producendo frutti importanti sugli stipendi del personale: la doppia recente sentenza della Suprema Corte sulla considerazione integrale del servizio prestato negli anni di pre-ruolo potrebbe avere influenze sia sull’operato del legislatore sia sul nuovo Ccnl, alla cui stesura parteciperà lo stesso giovane sindacato, nel frattempo diventato rappresentativo a livello nazionale.
Lo stesso Governo potrebbe tenerne conto, prevedendo un finanziamento per gli aumenti di stipendio maggiorato rispetto agli altri comparti, come richiesto sempre da Anief, per via del precariato lungo e generalizzato tra docenti e Ata della scuola. Tutto ciò comporterebbe infatti l’assorbimento di cifre importanti da assegnare d’ora in poi ai supplenti, proprio in virtù della presa di posizione dei giudici ermellini. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “I 4 miliardi da introdurre nel Documento di Economia e Finanza di primavera da noi indicati sono il minimo sindacale per incrementare i 70 euro di incrementi mensili già finanziati e che ora si scoprono insufficienti per allineare gli aumenti contrattuali di un milione e 200 mila lavoratori almeno al tasso di inflazione certificata”.
LA NOTIZIA
Sono in arrivo rilevanti novità a favore del personale precario della scuola: lo rileva la stampa specializzata, ricordando che il ricorso patrocinato da Anief e discusso in Cassazione dai legali Nicola Zampieri e Fabio Ganci ha portato la Cassazione, con una doppia sentenza, a considerare il servizio svolto dai supplenti a tutti gli effetti alla pari rispetto a quello dei colleghi di ruolo, bocciando quindi il “raffreddamento” sino ad oggi attuato, perché contrario alla normativa comunitaria e non sorretto da ragioni oggettive. Bocciando, in questo modo, pure l’interpretazione fornita dall’avvocatura dello Stato sulla sentenza Motter della Corte di Giustizia Europea, sempre patrocinata dagli avvocati del giovane sindacato.
COSA CAMBIA
Italia Oggi, dopo avere sottolineato come tale “orientamento interpretativo” abbia consentito “all’erario di ridurre fortemente i costi del personale”, ricorda che “secondo i giudici di legittimità, la normativa europea vieta la possibilità di applicare un trattamento economico meno favorevole nei confronti dei precari. Pertanto, al personale assunto a tempo determinato va riconosciuta sia la progressione economica di carriera che la Rpd a prescindere dalla tipologia di contratto di assunzione applicata”. Pertanto, continua la testata, questo significa che “i servizi prestati vanno semplicemente cumulati, a nulla rilevando il criterio dell’equivalenza fissato dal testo unico (si veda l’articolo sulla sentenza pubblicato in questo stesso numero). Le pronunce, peraltro, sono state emesse all’esito di un contenzioso seriale che va avanti ormai da molti anni”.
“E siccome si tratta di provvedimenti definitivi – continua -, è ragionevole ritenere che il legislatore dovrà recepirle in modo tale da prevenire ulteriore contenzioso. Che, peraltro, avrebbe un esito pressocché scontato con ulteriori esborsi da parte dell’erario per quanto riguarda i costi delle soccombenze in giudizio. E anche il tavolo negoziale dovrebbe conformarsi a tale orientamento. Perché il contratto collettivo nazionale di lavoro altro non è se non un vero e proprio regolamento recante la disciplina di dettaglio delle norme di legge. E siccome le risorse economiche per gli adeguamenti retribuitivi sono state ormai stanziate nella legge di bilancio, è ragionevole ritenere che ciò si tradurrà in una diffusa decurtazione con effetti a valere sui già minimi incrementi retributivi previsti nell’ordine di 70 euro mensili lordi «a regime» al decorso del triennio”.
LE CONCLUSIONI DELL’ANIEF
Per Anief le conclusioni da trarre da tali importanti novità sono almeno due. La prima è che la doppia sentenza della Cassazione è solo il preludio di tante altre sentenze favorevoli presso il tribunale di merito. E per questo ribadisce che 400 mila docenti e Ata assunti negli ultimi dieci anni hanno ora la concreta possibilità di rivedere i propri decreti di ricostruzione di carriera, aderendo allo specifico ricorso promosso dal sindacato per ottenere l’immediata e integrale considerazione di tutto il periodo pre-ruolo.
La seconda considerazione da fare è che gli investimenti modesti previsti dalla legge di bilancio per i lavoratori della Scuola non solo non raggiugono le tre cifre promesse dalla parte pubblica ai sindacati “creduloni”, prima lo scorso aprile e poi in autunno, ma nemmeno i 70 euro medi (35 euro netti) a fronte di un'inflazione registrata negli ultimi dieci anni di ben quattro volte maggiore. Ne consegue che diventa un’impellenza, non più prorogabile, la nostra richiesta di trovare le risorse utili a introdurre aumenti medi netti mensili di 240 euro, come rivendicato da Anief in occasione delle audizioni tenute in Parlamento e dell’ultimo sciopero e sit-in tenuto a Montecitorio.
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