Dopo le dimissioni del ministro Lorenzo Fioramonti, il premier Giuseppe Conte deve a questo punto trovare altri 4 miliardi nel DEF di primavera, così da allineare gli stipendi al costo della vita di un milione e 300 mila insegnanti, amministrativi dell'istruzione, università e ricerca. Inoltre, l'elemento perequativo che assicura i compensi medio-bassi, con finanziamenti annuali, deve diventare strutturale. Soltanto allora potremo iniziare a parlare di buste paga nella scuola più vicine alla media europea, assieme a quelle degli altri dipendenti pubblici.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, spiega che “sono le risorse utili a recuperare il gap con l'aumento del costo della vita, rispetto all'inflazione registrata dal 2008, e orientare nella scuola gli stipendi alla media europea: l’aumento necessario è di 10 punti percentuali, che vada oltre le risorse messe nella prima legge di bilancio del nuovo Governo, ora praticamente raddoppiate ma ancora insufficienti. Ecco perché l’Anief, che ha sempre sostenuto l’esigenza di introdurre aumenti medi netti mensili di 240 euro, sia in occasione delle audizioni tenute in Parlamento sia dell’ultimo sciopero e sit-in a Montecitorio, chiede ora al Governo un preciso impegno di legislatura”.
Per quale motivo il ministro Lorenzo Fioramonti si è dimesso? I tre miliardi richiesti ci sarebbero, sostiene l’agenzia Ansa, che ha consultato la tabella della legge di bilancio relativa al saldo netto da finanziare. Per quel che riguarda il rinnovo contrattuale e l’aumento stipendiale, le somme a disposizione nella Legge di Bilancio sono 812,63 milioni di euro nel 2020 e 1.670,12 milioni dal 2021, a regime.
GLI AUMENTI MANCATI
In realtà, puntualizza la rivista specializzata Orizzonte Scuola, “gli aumenti mensili quindi si aggirerebbero sugli 80 euro lordi mese, cifra insoddisfacente se si considerano le promesse del dimissionario Fioramonti che aveva richiesto fondi per aumenti non minori di 100 euro. All’appello mancano circa 500 milioni per portare la dote per gli stipendi a 2,2 miliardi, necessari per aumenti a tre cifre. Alla mancanza di fondi si aggiungono anche le preoccupazioni dei sindacati. Infatti, se le risorse se le risorse stanziate per il rinnovo contrattuale sono comprensive della quota necessaria a finanziare il perequativo, l’aumento medio mensile reale si riduce a circa 70 euro. Mentre il resto della Pubblica Amministrazione potrà contare su aumenti superiori”.
QUANTO SERVE
Complessivamente, ha calcolato l’Ufficio Studi Anief, dopo l’impegno minimale prodotto con la Legge di Bilancio 2020, il Governo deve ora trovare altri 4 miliardi nel Documento di Economia e Finanza di primavera. A tale scopo, per incrementare in modo sostanzioso i 70 euro di incrementi mensili già finanziati, Anief ha ispirato precise proposte emendative proprio alla manovra di Bilancio 2020, AS 1586, con le quali chiedeva di allineare gli aumenti contrattuali almeno al tasso di inflazione certificata. Come va ricordato l’ordine del giorno della senatrice Bianca Laura Granato (M5S), che impegnava il Governo a stornare le risorse residuali risultanti dalle modifiche alla legge di bilancio nel fondo specifico per il rinnovo del contratto del personale del comparto istruzione e ricerca. Ciò non si è realizzato, ma ora si potrebbe fare con il DEF di primavera. E parallelamente sottoscrivere il nuovo contratto di categoria.
LE MODIFICHE AL CCNL
Su questo punto, Anief ricorda che con il nuovo contratto non dovranno essere soltanto recuperate le risorse per allineare gli stipendi all’Europa, ma anche essere introdotte novità normative che prevedano, ad esempio, i passaggi di carriera del personale Ata su profili previsti ma mai attivati, ma anche la parità di trattamento tra personale precario e di ruolo, a partire dalla riformulazione dei parametri che portano alla ricostruzione di carriera, come sostiene anche la Cassazione, andando a valutare tutto il servizio pre-ruolo per intero. Il nuovo Ccnl dovrà anche tornare a valorizzare la funzione docente, che con la Legge 107/2015 con i posti sul potenziamento è stata svilita e rivedere le norme sulla mobilità, permettendo ai docenti di rientrare nelle loro loro sedi.
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