L’emergenza Coronavirus sembra avere arrestato la volontà politica di produrre gli incrementi “a tre cifre” promessi in più occasioni dagli ultimi tre ministri ai lavoratori della scuola, anche attraverso l’accordo sottoscritto dieci mesi fa con il premier Giuseppe Conte. La verità è che l’avvicinamento degli stipendi dei docenti italiani a quello dei colleghi europei rimane però solo sulla carta. Anief chiede di essere convocata, in qualità di sindacato rappresentativo, appena verrà superato l’allarme del Covid 19.
Marcello Pacifico, leader del sindacato rappresentativo Anief: “Ben venga il taglio del cuneo fiscale, frutto dell’estensione del cosiddetto bonus Renzi da 80 euro netti anche ai lavoratori che guadagnano oltre i 35 mila euro, non fermandosi quindi più agli attuali 26.600 euro. Non vorremmo, però, che la situazione di emergenza, dovuto al contagio del Coronavirus, faccia passare in secondo piano, o nel dimenticatoio, lo scandalo degli stipendi ridicoli conferiti al corpo insegnante italiano e al personale Ata della scuola. Servono risorse immediate, fissate già all’interno del Def di primavera, come impegno formale per la prossima Legge di Bilancio: lo abbiamo detto durante l’ultimo incontro sul memorandum della PA, tenuto a Palazzo Vidoni con la ministra della Funzione Pubblica, Fabiana Dadone. Lo ribadiamo ora”.
Gli stipendi netti dei docenti, come tutti gli altri dipendenti, da luglio 2020 saranno incrementati di 68 euro netti medi al mese, dovuti al taglio del cuneo fiscale. Parallelamente, si svolgerà il tavolo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. Lo ha detto la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che è così tornata sul tema dei compensi degli insegnanti ancora troppo bassi.
COME STANNO LE COSE
Orizzonte Scuola ricorda che “gli aumenti previsti sono stati considerati insufficienti dai sindacati, che hanno anche contestato il fatto di considerare come un aumento per gli stipendi dei docenti il taglio del cuneo fiscale”. Inoltre, sempre l’on. Lucia Azzolina, ha collocato come prioritaria, nelle linee guida presentate davanti alle Commissioni Cultura riunite di Camera e Senato, l’apertura, “quanto prima”, dei “tavoli politici e tecnici in vista dell'avvio delle trattative per il nuovo contratto di lavoro per il personale della scuola”.
LE RICHIESTE DELL’ANIEF
Anief ribadisce che il rinnovo del contratto di categoria non si può certo fermare al taglio del cuneo fiscale e a poco più del 3,5% di incremento sinora prospettato dalla Funzione Pubblica, in accordo con il Mef di Via Venti Settembre. Il problema è proprio questo: il Governo si è fermato a meno di 80 euro lordi, come per tutti i lavoratori della scuola. Solo che per i docenti e Ata della scuola – parliamo di circa un milione e 200 mila dipendenti, considerando anche i posti vacanti - vanno ulteriormente ridotti per via dell’elemento perequativo da rifinanziare ogni anno.
IL PARERE DEL PRESIDENTE
“Se si vuole davvero valorizzare il ruolo professionale del docente, nel Def prossimo – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – servono necessariamente 4 miliardi aggiuntivi: solo in questo modo si raggiungerebbero gli aumenti medi netti mensili di 240 euro utili a recuperare il gap 10% rispetto all’aumento del costo della vita registrato da dodici anni al netto degli ultimi aumenti, con 8 punti accumulati tra il 2007 e il 2015, appena scalfito dal misero incremento del 3,48% accordato con l’ultimo contratto sottoscritto dai sindacati maggiori. Gli attuali 70 euro di incrementi mensili già finanziati non bastano: il disavanzo di mille euro medi in meno al mese, a fine carriera, rimarrebbe praticamente intatto”.
IL CONFRONTO
Se il compenso dei docenti e Ata non arriva a 30 mila euro, la media dell’amministrazione pubblica è di 34.491 euro. Anche i ministeriali (con 30.140 euro annui medi) superano in media i docenti. Solo per fare qualche esempio, il compenso, nella presidenza del Consiglio gli stipendi medi annui raggiungono i 64.611 euro e nelle Autorità indipendenti superano i 91.259 euro. Per non parlare di magistrati, che guadagnano in media 140 mila euro annui.
Se poi si guarda all’estero, non va meglio. Perché dopo 15 anni di carriera è tra 39.840 dollari (Italia) e 47.675 dollari (media Ocse). A fine carriera tra 48.833 (Italia) e 57.990 (media Ocse). Alle secondarie di secondo grado, a inizio carriera un docente in Italia guadagna 32.725 dollari, contro i 35.859 dollari della media Ocse. Dopo 15 anni, 40.952 dollari (Italia) e 49.804 dollari (media Ocse), a fine carriera, 51.045 (Italia) e 60.677. Se si guarda solo all’Europa la storia non cambia, perché un docente della Germania o dell’Olanda può contare su compensi più che doppi rispetto a quelli dei colleghi italiani.
SCUOLA: STIPENDI EUROPEI A CONFRONTO
Grado |
Primaria inizio |
Primaria fine |
Media inizio |
Media fine |
Superiore inizio |
Superiore fine |
Italia |
23.051 |
33.884 |
24.489 |
37.211 |
24.489 |
38.901 |
Olanda |
34.760 |
54.726 |
36.891 |
54.726 |
36.891 |
75.435 |
Austria |
34.595 |
62.710 |
34.595 |
62.710 |
34.595 |
71.377 |
Norvegia |
40.066 |
47.196 |
40.066 |
47.196 |
50.317 |
52.214 |
Germania |
46.984 |
62.331 |
52.818 |
69.353 |
53.076 |
76.770 |
Lussemburgo |
110.718 |
153.120 |
110.718 |
153.120 |
110.718 |
153.120 |
Ufficio Studi Anief su ultimi dati Eurydice compensi docenti europei (a.s. 2016/17)
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