Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sostiene che non potranno che essere prorogati i provvedimenti fino ad ora adottati dal Governo italiano per far fronte al contagio da “Coronavirus”. Anche perché, secondo il comitato tecnico scientifico, sarebbe un errore “riaprire prima di 60 giorni”. Si conferma, quindi, quello che Anief sostiene fin da metà febbraio: per evitare un contagio generalizzato e che il Paese perda un numero altissimo di vite umane, c'è bisogno di altro tempo.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, il ministero dell’Istruzione deve muoversi: “A questo punto, risulta necessario che gli organi collegiali degli insegnanti convocati a distanza dai dirigenti scolastici predispongano i criteri di valutazione da adottare durante la DaD (didattica a distanza), o se non attivata o perseguibile per tutti gli studenti, comunque rispetto alle attività svolte, vista la sospensione delle lezioni in presenza, al fine di validare le valutazioni degli studenti e gli scrutini finali. È poi indispensabile che la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina dia indicazioni sulla proroga degli Esami di Stato a settembre o sul loro svolgimento in modalità differente”.
La chiusura delle scuole andrà oltre il 3 aprile? La questione è dibattuta, ma nelle ultime ore l’ago della bilancia si è spostato tutto dalla parte del sì. E dopo il decreto legge “Cura Italia”, è bene che ora il Consiglio dei ministri affronti la questione. Anche perché “il governo ha deciso – scrive Repubblica -: le misure saranno prorogate. E con loro resterà in vigore la chiusura delle scuole. Per gli studenti, gli insegnanti, i presidi e il personale amministrativo. Gli istituti scolastici sono chiusi in tutto il Paese dallo scorso 9 marzo. In alcune aree di Lombardia e Veneto non si va in classe dal 21 febbraio. Non basta”. A dirlo è stato anche il comitato tecnico scientifico, per il quale, “non ha senso riaprire prima di 60 giorni”.
“Sia il blocco delle attività che la chiusura delle scuole saranno prorogati”, conferma la rivista specializzata Orizzonte Scuola. “Conte ha confermato la volontà di continuare con la chiusura. La proroga sarà decisa in armonia con gli scienziati dei quali il Governo si sta avvalendo quali consiglieri”.
Nel frattempo, gli appelli autorevoli e politici perché si rimanga a casa non cessano. Anche il governatore della Regione Veneto Luca Zaia ha detto che il picco di morti e ricoveri in terapia intensiva per il coronavirus è atteso intorno alla metà di aprile e che dunque andrebbe pensato il prolungamento della chiusura delle scuole, pertanto sarebbe “utile cominciare a ragionare che il 3 aprile mandare i ragazzi a scuola sia rischioso”. La ministra dell’Istruzione sembra comunque avere le idee chiare: “Le scuole riapriranno quando avremo la certezza che il quadro epidemiologico dell’Italia ci permetterà di mandare i nostri studenti a scuola nella massima sicurezza”, ha affermato la Lucia Azzolina, spiegando che saranno le autorità sanitarie a dire se la chiusura delle scuola verrà prolungata.
Ad oggi, le disposizioni ci dicono che fino al prossimo 3 aprile le scuole rimarranno chiuse. Salvo attività “indifferibili”, è stato deciso con il Decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020. Secondo Marcello Pacifico, leader dell’Anief, “un dirigente scolastico che intende lasciare aperto l’istituto da lui diretto, anche per poche ore, deve avere comprovati motivi. Ed è bene che i capi d’istituto individuino le attività indifferibili, organizzino lo smart working per tutto il personale amministrativo, esonerando dal servizio in presenza quello non necessario. Inoltre, il periodo di esenzione dal servizio va comunque valutato come servizio prestato dopo aver utilizzato gli strumenti delle ferie pregresse, del congedo, della banca ore, della rotazione e di altri analoghi istituti, nel rispetto della contrattazione collettiva nazionale”.
“Nel frattempo, occorre pensare alla validità dell’anno scolastico, creando – continua Pacifico - i presupposti migliori per organizzare con efficacia gli Esami finali di Stato, anche prevedendo eventuali semplificazioni delle prove tradizionali, a partire dalla maturità 2020. Dal ministero dell’Istruzione, infine, dopo il blocco dei concorsi per due mesi, ci aspettiamo che si programmi un piano straordinario di immissioni in ruolo, assumendo vincitori e idonei delle precedenti procedure, oltre che tutti i precari, anche utilizzando la ‘call veloce’, per evitare più di 200 mila supplenze annuali, e provvedendo pure a coprire tutti i posti vacanti in organico di diritto, anche dei presidi, del sostegno e del personale Ata”.
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