L’anno prossimo non assisteremo ad alcun taglio dell’organico degli insegnanti: lo precisa il ministero dell’Istruzione, sostenendo che quest’anno non vi è stata alcuna diminuzione delle cattedre. “Nonostante il trend ancora in calo della popolazione scolastica, tenuto conto della fase emergenziale attraversata dal Paese, infatti, l’organico non è stato toccato, né diminuito”, sottolineano da Viale Trastevere. Replica del presidente Anief, Marcello Pacifico: “Se asettembre si vuole introdurre il distanziamento, per via del perdurante pericolo Covid, sarà giocoforzacomporre classi con al massimo 15 iscritti e assumere non meno di 160 mila docenti e 40 mila Ata in più. Non averli considerati, prevedendo anche la loro assunzione in ruolo da graduatorie d’istituto, è un errore strategico che l’amministrazione scolastica rischia di pagare a caro prezzo. Proprio nell’anno del record di supplenze annuali”.
Gli organici dei docenti rimangono fermi anche nell’anno di emergenza Coronavirus e con la prospettiva di tornare in classe a settembre con un alto numero di classi sdoppiate.
I NUMERI
Secondo il ministero dell’Istruzione “l’organico di diritto (quello stabile) dei posti comuni del personale docente per il 2020/2021 (comprensivo del potenziamento) risulta essere pari a 669.833 posti a fronte dei 669.648 complessivi del 2019/2020. L’organico di diritto dei posti di sostegno per il 2020/2021 è pari a 101.170 rispetto ai 100.080 dell’anno scolastico 2019/2020. Sul sostegno sono stati peraltro inseriti 1.000 posti in più che passano dall'organico di fatto (che può variare ogni anno) all'organico di diritto (quello stabile)”.
LA VERITÀ SUI DATI
Quelli che per i dirigenti del dicastero dell’Istruzione sono dei numeri di cui andare fieri, per Anief risultano invece dei dati davvero poco entusiasmanti: se davvero si vuole vincere la supplentite, infatti, le scuole vanno dotate di un organico totalmente di diritto. Fino a quando continueranno ad esistere cattedre vacanti e disponibili, considerate dall’amministrazione però di fatto proprio per non stabilizzare i precari e per risparmiare anche sugli stipendi di luglio e agosto, oltre che sulle ricostruzioni di carriera e sugli adeguamenti stipendiali, sarà letteralmente impossibile sconfiggere il precariato della scuola. Un fenomeno abnorme, tra l’altro, senza eguali per numerosità in alcun Paese moderno.
LO SCANDALO DEL SOSTEGNO IN DEROGA
L’emblema di questo inganno, tutto italiano, sono le tante cattedre di sostegno cosiddette in deroga: ogni anno si parte con oltre 50 mila posti vacanti però collocate fino al 30 giugno che si aggiungono alle 100 mila in organico di diritto, per poi scoprire nel corso dell’anno, anche per effetto delle sentenze dei giudici, che sono molte ma molte di più. Lo stesso ministero dell’Istruzione fa sapere, nei documenti ufficiali, che l’organico di sostegno “è in via di aggiornamento da parte degli Uffici periferici”.
I RICORSI PER ASSOLVERE AD UN DIRITTO
Stiamo parlando di un paradosso, peraltro, imposto per legge, la n. 128 del 2013 che destina alle deroghe un terzo del fabbisogno complessivo del sostegno. E siccome gli alunni disabili sono in continuo aumento, anche questi numeri sono destinati ad aumentare. L’Anief ha calcolato che l’anno prossimo si potrebbero arrivare a quasi 100 mila supplenze su sostegno fino al 30 giugno, portando quindi a quasi il 50% il numero di insegnanti precari che seguono gli alunni con disabilità. Una circostanza che deriva proprio dai ricorsi vincenti delle famiglie, che ottengono l’assegnazione di ore settimanali così come aveva disposto l’équipe psico-pedagogica a seguito dell’esame approfondito dell’alunno. Una tesi confermata pure dalla Cassazione nel 2019, con la sentenza n. 25101, secondo la quale non è possibile imporre modifiche una volta che il piano individualizzato dell’alunno disabile è stato stabilito.
IL DANNO DELL’ORGANICO DI FATTO
L’anno prossimo, però, a questo fardello di cattedre libere mascherate, si aggiungeranno quelle non assegnate dalle immissioni in ruolo: si andrà infatti a rideterminare l’incresciosa situazione verificatasi nell’ultimo biennio, quando in estate non sono state assegnate oltre 50 mila cattedre in ruolo complessive per mancanza di aspiranti da GaE e graduatorie di merito. Per non parlare dell’alto numero di pensionamenti derivanti da ‘Quota 100’, anche questi rimpiazzati con il turn over solo in minima parte. E anche per via di alcune decine di migliaia di cattedre comuni, su discipline d’insegnamento, anch’esse poste nell’organico di fatto senza alcuna motivazione logica che va oltre alla cinica e miope logica del risparmio sulla pelle delle nuove generazioni.
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