Anche le aule di giustizia dicono che non ci sono lavoratori di serie A e di serie B: tutti hanno diritto ad aggiornarsi e a fruire dei fondi annuali prevista dalla legge per questo obbligo. A confermarlo è stato il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che con la sentenza 1682/2020 del 15 giugno scorso ha condannato il ministero dell’Istruzione a riconoscere anche agli educatori il diritto ad avere la “Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado”. Il giudice ha deciso che è sacrosanto “il diritto della ricorrente alla assegnazione della Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, prevista dall’art. 1, co. 12 della L. 13 luglio 2015 n. 107, a decorrere dall’a.s. 2015/2016”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “non si comprende perché negli ultimi anni verso gli educatori l’amministrazione è stata capace di produrre un ingiustificato blocco delle assunzioni, l’assurda esclusione dalle GaE della primaria e da diverse tornate di immissioni in ruolo. E ha anche escluso la categoria come dal bonus di 500 euro per l’aggiornamento professionale, producendo una distinzione che non ha alcun motivo di esistere”.
Il giovane sindacato conferma pertanto l’opportunità di ricorrere al Giudice del Lavoro contro l’esclusione dalla carta docente, in modo da fare ottenere a tutti i dipendenti in servizio nella scuola pubblica, senza alcuna distinzione, precari compresi, l'accesso al bonus per l’aggiornamento annuale di 500 euro che continua ad essere concesso solo ai docenti di ruolo.
Il personale educativo deve accedere all’aggiornamento professionale alla pari dei colleghi docenti: ora lo dice anche il Tribunale.
LA SENTENZA
I giudici del palazzo di giustizia di Santa Maria di Capua Vetere , scrive Orizzonte Scuola, hanno accolto il ricorso di un’educatrice che reclamava di non aver ottenuto l’assegnazione dall’a.s. 2015/2016 del bonus annuale da 500 euro introdotto con la Legge 107/15. Il Tribunale ha precisato che, secondo quanto si legge “il personale educativo partecipa anche alla funzione di formazione e di istruzione degli allievi, convittori e semiconvittori, ed è collocato espressamente all’interno dell’area professionale del personale docente” e dunque “appare indiscutibile allora la piena equiparazione del profilo professionale di educatore con quello di docente ad ogni effetto di legge, anche con riferimento alla cd. Formazione professionale e agli strumenti attraverso cui l’amministrazione provvede alla sua concreta erogazione in favore del personale scolastico”.
L’Anief non si meraviglia per l’esito della sentenza. Ma ne riporta il contenuto per ribadire che gli educatori che operano nei convitti nazionali statali italiani sono giuridicamente insegnanti: sono inquadrati come tali, hanno una loro classe di concorso, costituiscono anche un’importante figura di referenza educativa, di supporto e sostegno nello studio. Tuttavia continuano a essere considerati una categoria a parte.
UNA DISCRIMINAZIONE SENZA SENSO
Il giovane sindacato, che da anni denuncia la discriminazione verso gli educatori, ricorda ancora una volta che l’inquadramento degli educatori è equiparato in toto ai docenti della primaria: lo prevede il Dpr 417/74 (art. 121), ma anche diverse espressioni della Corte del Conti e del Tar del Lazio. Non è un caso che esista la classe di concorso di appartenenza del personale educativo: la L030 "Pedagogia e didattiche speciali dell'insegnamento, ordine scuola PPPP", sia collocata dall'art. 3 del Dpr 23 agosto 1988 n. 399 nell'area funzione docente" e finalizzata alla formazione ed educazione degli alunni convittori e semiconvittori.
Ne consegue che gli educatori hanno pieno diritto all'assegnazione della carta docente per l'aggiornamento e la formazione del personale insegnante di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, prevista dall'art. 1, comma 121 della Legge 13 luglio 2015 n. 107, nei limiti degli importi e secondo i criteri di assegnazione di cui alla menzionata norma e successivi decreti attuativi (art. 129 CCNL - Azione funzionale all'attività educativa).
PROPOSTE LEGISLATIVE E RICORSO AL GIUDICE
Anief ha sempre considerato l’allargamento della carta docente non solo agli educatori, ma anche al personale precario: è una questione di equità. Perché l’approvazione del comma 124 dell’art.1, che ha introdotto la condizione di perentorietà e di continuità sul tema della formazione in servizio facendola rientrare all’interno degli adempimenti della funzione docente, non può prevedere discriminazioni di assegnazione. Il giovane sindacato ha chiesto modifiche legislative in merito, con un emendamento al Decreto Legge n. 22 presentato prima alla Camera e poi al Senato, però cassato dai rilievi della Ragioneria dello Stato: una necessità resa ancora più impellente dall’attivazione della didattica a distanza.
L’Anief conferma la sua battaglia contro questa ingiustizia proponendo il ricorso al Giudice del Lavoro, al fine di fare ottenere a tutti i dipendenti in servizio nella scuola pubblica, quindi anche personale Ata, educatori e altri ancora oggi esclusi, l'accesso al bonus di 500 euro che continua ad essere concesso solo ai docenti in servizio a tempo indeterminato.
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