Si ridurrebbe di ulteriori tre punti. Rimangono, però, ancora altri sette di scarto mentre gli insegnanti e gli amministrativi della scuola italiana restano i più poveri d’Europa. Anief chiede in Parlamento un salario minimo legato all’inflazione, il riconoscimento del rischio biologico e della parità di trattamento tra personale precario e di ruolo.
Con l’articolo 164 del disegno di legge di bilancio 2021, ora al vaglio del Parlamento, si assegnano ulteriori 400 milioni di euro ai 3.375 milioni già stanziati per il 2021, ai 1.750 milioni per il 2020 e ai 1.100 milioni per il 2019 (Leggi 145/2018, 160/2019): sommando tutte le risorse stanziate, da inserire nel rinnovo del contratto, si avrebbero aumenti medi in busta paga più o meno di 100 euro, ancora inferiori di sette punti all’aumento del costo della vita registrato nell’ultimo decennio, ma almeno con la possibile dell’elemento perequativo, a copertura dei redditi più bassi dello Stato ancora oggi prorogato, che secondo l’Aran corrisponde a circa 245 milioni di euro.
“Come Anief – dichiara il suo presidente nazionale Marcello Pacifico – reputiamo un segnale positivo i fondi aggiuntivi stanziati per il rinnovo contrattuale del pubblico impiego, che comunque in meno di 24 mesi sono superiori di circa il 30% a quelli assegnati nel 2018 dopo quasi 10 anni di fermo contrattuale: la crisi economica, aggravata dall’emergenza Covid19, inoltre non aiuta se è vero che il prossimo anno il Governo dovrà recuperare almeno 200 miliardi di deficit. E di questo fattore non si può non tenerne conto. È anche vero che, nei prossimi anni, grazie alla ripresa, bisognerà impegnarsi a fondo per abbattere il più possibile i gap esistenti rispetto all’inflazione e alla media degli stipendi europei. Inoltre, reputiamo centrale introdurre un’indennità specifica anche per il personale scolastico dovuta al rischio di contagio Covid-19, oltre che la parità di trattamento giuridica ed economica tra personale precario e di ruolo, il riconoscimento integrale degli anni di servizio nella ricostruzione di carriera e il recupero del 2,5% del TFR trattenuto rispetto ai lavoratori privati”.
Nella scuola ci sono dei dati incontrovertibili: uno di questo riguarda gli stipendi inadeguati dei docenti italiani. È un problema contro il quale si sono scontrati anche gli ultimi ministri dell’Istruzione: un anno e mezzo fa Marco Bussetti ha firmato, assieme al premier Giuseppe Conte, un accordo per incrementare le buste paga della categoria assieme alla stabilizzazione del personale; undici mesi fa Lorenzo Fioramonti si è dimesso dopo avere atteso inutilmente delle risorse utili a garantire aumenti a “tre cifre” con la Legge di Bilancio 2020; è di questi giorni la richiesta pubblica della ministra Lucia Azzolina di volere “adeguare i salari dei docenti a quelli europei, a partire dai maestri”.
Gli impegni presi dagli ultimi tre ministri dell’Istruzione si sono tradotti in un primo risultato: con l’articolo n. 164 della Legge di Bilancio 2021 predisposta dal governo e adesso al vaglio del Parlamento, sono stati infatti stanziati 400 milioni di euro in più per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. I fondi sono previsti nella bozza predisposta dal governo (AC 2790-BIS, incremento del fondo per il rinnovo contrattuale) e vanno ad aggiungersi alle risorse già stanziate dall’articolo 1, comma 436, della legge 145/2018: 1.100 milioni di euro per l’anno 2019, 1.750 milioni di euro per l’anno 2020 e 3.375 milioni di euro annui a decorrere dal 2021. I 400 milioni andranno ad impinguare la dotazione finanziaria dopo il 2021.
Sul piano pratico, cosa significa? Si tratterà di più di cento euro a testa a partire dal 2021 e di mille euro di arretrati. Ma la situazione di emergenza sanitaria impone delle scelte e dei precisi impegni perché gli stipendi, nel mondo della scuola sono tra i più bassi del pubblico impiego e in Europa. Dagli ultimi dati ufficiali pubblicati dalla rete Eurydice, infatti, emerge che l’Italia, con stipendi per i docenti che variano tra i 22 e i 28mila euro l’anno, si colloca sotto la media europea. Inoltre, in Italia gli insegnanti hanno bisogno di una significativa anzianità di servizio per raggiungere aumenti salariali modesti: nel nostro Paese, infatti, gli stipendi possono aumentare di circa il 50% solo dopo 35 anni di servizio. Per contro, in Irlanda, Paesi Bassi e Polonia, gli stipendi tabellari iniziali dei docenti possono addirittura aumentare di oltre il 60% già nei primi quindici anni di servizio, e ancor di più negli anni a seguire. Un aumento sostanzioso dello stipendio dei nostri insegnanti non sarebbe una concessione, ma solo un adeguamento a quelli assegnati in Europa e copertura almeno dell’inflazione cresciuta di quasi 10 punti percentuali nell’ultimo decennio.
LE RICHIESTE DELL’ANIEF
Secondo l’Anief diventa sempre più necessario recuperare risorse aggiuntive nei prossimi anni, da aggiungere a quelle già stanziate, quando finirà l’emergenza sanitaria. Per adeguare gli stipendi almeno al costo della vita, quindi con aumenti lordi di 300 euro mensili legati al rischio biologico, si potrebbe contare, seppure indirettamente, sui miliardi del Recovery fund. Bisogna ricordare inoltre come anche la Commissione europea stia lavorando a una direttiva proprio per definire i livelli minimi salariali (2020/0310 - COD). Anief ha deciso di chiedere al Parlamento e alla Commissione europea di sollecitare il Governo italiano perché si adoperi per attuare la revisione della tabella delle professioni a rischio biologico, partendo anche dal concetto che stiamo parlando di una professione particolarmente incline a procurare stress cronico. A questo proposito, la recente Direttiva UE della Commissione n. 2020/739 CE, del 3 giugno scorso, ha apportato una modifica all’allegato III della Direttiva n. 2000/54 CE, perché sia inserito il virus Sars-Cov-2 nell’elenco degli agenti biologici che possono causare malattie infettive nell’uomo. Poiché ad oggi nessuna modifica è stata apportata all’elenco delle attività professionali a rischio biologico, il sindacato ha intenzione di denunciare il tutto.
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