L’assegnazione prevista dalla bozza di riparto dei fondi che l’Italia si appresta a presentare a Bruxelles prende corpo dopo gli incontri avvenuti nei passati mesi agli Stati Generali, dove il presidente nazionale Anief aveva chiesto di destinare almeno 17 miliardi al settore istruzione e ricerca. I miliardi sarebbero tre in più rispetto alla richiesta iniziale, da spendere entro il 2026 e da impegnare per il 70% entro il 2022 e il restante 30% nel 2023. Nel secondo semestre del 2021 potranno essere utilizzate le risorse fino al 10% come anticipo. Secondo Marcello Pacifico, leader dell’Anief, rimane “prioritaria la riforma del reclutamento, la formazione, il digitale, la lotta alla dispersione scolastica e universitaria, la diminuzione dei Next, l'incremento della ricerca, il collegamento scuola-impresa, il miglioramento degli apprendimenti, il rapporto alunni-personale in base agli standard comunitari”.
È pari a 19,2 miliardi la fetta che, secondo la proposta che il Governo sta preparando, andrà a Istruzione e ricerca rispetto ai 192 miliardi totali che l’Italia dovrebbe percepire attraverso il Recovery plan: uno stanziamento di più di 10 miliardi dovrebbe essere indirizzato al “Potenziamento della didattica e al diritto allo studio”. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “rispetto alle linee guida, ci impegniamo già nel prossimo mese a tracciare i cluster e a definire i progetti singoli per rilanciare il Paese e contribuire al Piano Nazionale di ripresa e di Resilienza. Li invieremo già entro il prossimo mese al Presidente del Consiglio e ai ministri dell'istruzione, dell'Università e della ricerca”.
PACIFICO (ANIEF): INVESTIRE BENE I FONDI
Il sindacalista autonomo prende atto che “entro sei anni, i fondi per l'istruzione, l'università e la ricerca saranno di poco superiori alla media europea rispetto al punto percentuale in meno che ha sempre contraddistinto la politica dei Governi italiani nell'ultimo ventennio. Ma dobbiamo investire bene queste risorse per non perdere un’occasione unica. Più che interessarci a lotte alla cabina di regia, sarebbe quindi bene continuare a portare avanti progetti condivisi che possano essere da esempio per la stessa Europa. In tal senso – continua Pacifico - ci attiveremo anche presso la Cesi perché tali proposte siano portate avanti negli altri Paesi e dalla Commissione europea”.
LA LOTTA CONTRO LA SUPPLENTITE
Il presidente del giovane sindacato sostiene quindi che “la battaglia principale specifica del nostro Paese rimane quella contro la supplentite, la piaga della precarietà che negli ultimi anni si è addirittura ampliata. Con questo piano si percepisce, però, finalmente che il settore della conoscenza diventa una risorsa su cui investire e non più un problema, come ci siamo sempre affannati a denunciare in questi ultimi lunghi anni, durante i quali sono stati tolti alla scuola italiana almeno dieci miliardi annui dal 2008 con la scellerata Legge 133/08”.
LA RIPARTIZIONE
Per quanto riguarda la macro-ripartizione, in base a quanto trapela, il cluster “più ricco” dei fondi sarà destinato alla “rivoluzione verde e transizione ecologica”, al quale verranno assegnati ben 74,3 miliardi;48,7 miliardi invece andranno alla “digitalizzazione e innovazione”; altri 27,7 miliardi al settore Infrastrutture per una mobilità sostenibile. Detto del capitolo “istruzione e ricerca”, al quale dovrebbero arrivare 19,2 miliardi, c’è poi quello sulla Parità di genere, che recepirà 17,1 miliardi e l’area sanità alla quale si destineranno 9 miliardi. Dopo le ultime “limature”, è imminente il via libera del Consiglio dei ministri.
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