La pubblicazione dei dati dei contagi nelle scuole del Piemonte ha evidenziato che il personale docente e Ata della scuola corre un rischio fino a quattro volte maggiore della popolazione generale di contrarre il virus. L’incidenza è massima tra il personale della scuola all’infanzia, seguono medie e primaria con una probabilità di contagio tra due e tre volte quella degli altri piemontesi. Funziona invece la DaD alle superiori, con un’incidenza inferiore a quella generale.
Marco Giordano (ANIEF Piemonte): "Dati insostenibili, soprattutto se consideriamo che ci avviciniamo ai mesi di gennaio e febbraio, che potrebbero essere i peggiori. Necessario rivedere profondamente i protocolli oppure si dovrà valutare la sospensione delle lezioni in presenza in tutte le scuole".
I dati sui contagi a scuola del Piemonte sono allarmanti. Docenti e personale Ata delle scuole dell’infanzia hanno una probabilità quattro volte maggiore degli altri piemontesi di essere contagiati dal Sars-Cov-2, quelli delle medie e della primaria da due a quasi tre volte più della popolazione generale. In controtendenza solo le superiori, dove il personale corre un rischio leggermente inferiore rispetto al resto della popolazione di ammalarsi di Covid-19.
“Questi dati – commenta Marco Giordano, presidente regionale ANIEF Piemonte – confermano che la decisione di riattivare la didattica digitale ha funzionato, ma ci dicono anche purtroppo che la scuola in presenza non è sicura come dovrebbe. Conosciamo perfettamente le difficoltà della didattica a distanza, specie per gli alunni più piccoli. Per questo abbiamo sottoscritto il contratto integrativo sulla didattica digitale. Ma non possiamo consentire che il personale docente e Ata della scuola paghi un prezzo così alto”.
Sul fronte degli studenti, i dati confermano una marcata tendenza degli alunni più piccoli a infettarsi meno della popolazione generale, dato che secondo il ricercatore dell’università di Torino, Alessandro Ferretti, potrebbe essere legato alla maggior incidenza dei casi di asintomaticità tra i più giovani. Ma l’assenza di sintomi, come è noto, non impedisce comunque la trasmissione del virus. L’andamento inversamente proporzionale dei contagi tra personale scolastico e alunni all’infanzia e alla primaria, quindi, potrebbe spiegare in che modo avvengano i contagi a scuola.
Pochi giorni fa il presidente della giunta regionale del Piemonte, Alberto Cirio, aveva incontrato ANIEF e gli altri sindacati della scuola per fornire spiegazioni sulla decisione di tenere ancora a casa in DaD gli studenti scuole medie, nonostante il passaggio della regione da zona rossa ad arancione. In quell’occasione ANIEF aveva già evidenziato che senza numeri chiari diventa incomprensibile la scelta di sospendere la didattica in presenza per alcune scuole e lasciarla attiva in altre.
Oggi arriva la conferma che i numeri spingono verso la necessità di rivedere profondamente i protocolli, a partire dal tipo di mascherine di cui vengono dotati docenti, personale Ata e studenti quotidianamente. Non a caso, ANIEF insiste da settimane sulla necessità di introdurre le FFP2, soprattutto all’infanzia dove i piccoli alunni sono esonerati dall’obbligo di indossare dispositivi di protezione.
Ma non basta: se vogliamo tenere le scuole aperte, serve soprattutto uno screening costante di studenti e personale scolastico con i tamponi rapidi, da ripetere ciclicamente per individuare e isolare gli asintomatici in modo tempestivo. Un impegno enorme, senza dubbio, ma non ci sono alternative a fronte dei dati pubblicati. Di certo serve, però, un significativo salto di qualità sui controlli a scuola rispetto alle modalità blande adottate fino ad oggi, specie per il personale docente.
“Il quadro che emerge dai dati del Piemonte – conclude Giordano – è insostenibile. Soprattutto se consideriamo che ci avviciniamo ai mesi di gennaio e febbraio, che potrebbero essere i peggiori dal punto di vista dei contagi. Se davvero vogliamo far rientrare gli studenti delle superiori e delle medie dopo la pausa natalizia e innalzare il livello di sicurezza all’infanzia e alla primaria, non basta solo potenziare i trasporti ma è necessario rivedere profondamente i protocolli. In caso contrario si dovrà valutare la sospensione delle lezioni in presenza in tutte le scuole. Di certo non possiamo permettere che il personale scolastico corra rischi così alti mentre svolge il proprio lavoro”.
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