Si addensano nubi grigie sul rientro a scuola per il 50% degli studenti delle scuole superiori fissato dal Governo subito dopo l’Epifania. Mentre l’esecutivo prepara nuove misure per contenere la diffusione del virus, i sindacati esternano i motivi per i quali sarebbe lecito il rinvio della riapertura degli istituti. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, già da prima delle festività natalizie aveva intuito che sarebbe salita la curva dei contagi da Covid-19 e nei giorni scorsi aveva chiesto di finirla di gestire il ritorno a scuola cambiando continuamenti i numeri, quasi come se si giocasse al Lotto: “A questo punto chiediamo almeno due settimane di rinvio per sottoporre studenti, docenti e tutto il personale scolastico ai test per verificare chi è eventualmente positivo al virus. A patto sempre che nel frattempo la curva dei contagi diminuisca: in caso contrario, seppure con grande rammarico, sarà inevitabile continuare la didattica a distanza”.
Il quadro del rientro in classe per gli studenti delle scuole superiori non sembra essere definito. Anche se i piani prefettizi sono pronti - con turni doppi o unico, a seconda delle regioni, ingressi alle 8 e alle 10, lezioni il sabato -, in Puglia si va verso la conferma della didattica a distanza a discrezione delle famiglie. Intanto, nel Lazio potrebbe esserci il rinvio all’11 gennaio, in Campania si è deciso un ritorno graduale con le superiori sui banchi non prima del 25 gennaio.
Il sindacato autonomo Anief ritiene che i cambiamenti continui sulle percentuali di studenti delle superiori da far tornare in presenza dimostrano che si sta procedendo in modo empirico, su un contesto complicato e con il numero dei contagi mutevole: l’organizzazione autonoma conferma che servono certezze che solo uno screening iniziale, precedente al rientro, e poi settimanale possono assicurare.
“Mutare continuamente le percentuali di presenza o imporre doppi turni non è una strada facilmente percorribile – commenta Marcello Pacifico, leader Anief – perché significa che ogni volta le scuole sono chiamate a riformulare il loro piano orario settimanale, considerando anche che diversi docenti sono impegnati su più istituti, che alcune scuole superiori hanno anche i corsi serali, che molti alunni fanno decine di chilometri per seguire la lezione e non possono certo tornare a casa all’ora di cena. Rimodulare gli orari una volta sarebbe un’operazione complicata da realizzare, figuriamoci in continuazione. Anche perché non tutte le province sono in grado di garantire una maggiorazione adeguata di mezzi di trasporto e sono molti gli istituti scolastici a non detenere spazi e organici adeguati a garantire il rientro in sicurezza del 75% di allievi. Il rischio, in queste condizioni, è che la sicurezza non possa essere garantita”, conclude Pacifico.
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