Marcello Pacifico (Anief): “Bene ma deve essere un intervento strutturale anche per gli anni successivi alla crisi epidemiologica perché nel 2025 le stime non possono ritornare ai livelli di dieci anni prima. Serve poi aprire subito i tavoli tecnici con i ministeri competenti per elaborare piani complementari di finanziamento ai progetti del Piano nazionale di ripresa e di resilienza, per il quale abbiamo già inviato una specifica in Senato e alla Camera dei Deputati”
LA RELAZIONE DI FRANCO SUL DEF E LE RISORSE PER IL COMPARTO ISTRUZIONE E RICERCA
La manovra di aggiornamento della finanza pubblica per il triennio 2021-2023 assegna ai settori “circa 1 miliardo annuo nel 2021 e 2022 e 1,2 miliardi annui nel 2023 e 2024”, con una parte dei fondi destinati anche alla copertura dell’elemento perequativo degli stipendi più ridotti, altrimenti destinati a diventare ancora più esigui. A prevederlo è il documento di “Economia e Finanza”, introdotto da un intervento del ministro del ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco. Dal documento, in particolare, si “dispone l’aumento del fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi (complessivamente circa 0,2 miliardi nel quadriennio), finalizzato a ridurre le diseguaglianze e a favorire l'ottimale fruizione del diritto all'istruzione. Per garantire la continuità didattica agli alunni con disabilità viene incrementato l’apposito fondo per il rafforzamento dell’autonomia scolastica per l’assunzione di docenti di sostegno (circa 1 miliardo nel periodo 2021-2024)”. Per quanto riguarda “la ripresa dell'attività scolastica in condizioni di sicurezza e garantire lo svolgimento dell'anno scolastico 2020/2021 tramite sanificazioni, riadattamento degli ambienti scolastici e potenziamento degli organici” sono stati stanziati 1,2 miliardi nel 2020 e 0,6 miliardi nel 2021; il piano per sostenere l'accesso dei giovani alla ricerca e la competitività del sistema universitario e della ricerca italiano a livello internazionale (circa 1,8 miliardi nel periodo 2021-2024) e il finanziamento degli interventi di manutenzione straordinaria e incremento dell'efficienza energetica delle scuole di province e città metropolitane (circa 1,1 miliardi nel periodo 2021-2024).
Garantire maggiori risorse per i settori della sanità, dell’istruzione e della ricerca. Partendo da questo assunto, la manovra triennale del Governo ha prodotto sostegno alla didattica, agli stipendi del personale, all’integrazione dei docenti di sostegno, alla Ricerca. Dei finanziamenti sono stati mirati anche per l’edilizia scolastica “(circa 0,3 miliardi nel quadriennio considerato a fronte di corrispondenti stanziamenti di bilancio di 1,5 miliardi nel periodo 2021-2035)” e anche l’adozione di “misure di esonero o graduazione del contributo onnicomprensivo annuale, per specifiche categorie di studenti universitari e degli istituti di alta formazione artistica coreutica e musicale (circa 0,2 miliardi annui a decorrere dal 2021)”.
“In materia di ricerca – si legge ancora - si segnalano, in particolare, gli interventi per il rafforzamento delle misure di sostegno della ricerca scientifica indicate nel Programma nazionale per la ricerca coerenti con il programma quadro di ricerca e innovazione dell'Unione europea e quelli per ammodernamento strutturale e tecnologico delle università delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e degli enti di ricerca (circa 0,2 miliardi annui)”.
IL COMMENTO DEL SINDACATO
Anief prende atto degli stanziamenti previsti per il supporto dei settori della Conoscenza e della Ricerca. Fermo restando che per questi capitoli di spesa dei fondi maggiori, “spalmati” su un arco temporale di 5 anni, giungeranno a breve attraverso “il Piano di Ripresa e Resilienza finanziato dal Next Generation EU”, oltre che “da ulteriori risorse nazionali”, come indicato dallo stesso Documento del Mef.
“Siamo convinti – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che nessun rilancio della Scuola, dell’Università e della Ricerca possa fare a meno di un serio piano di valorizzazione del personale che vi opera ogni giorno. Non è possibile che per il settore dell’Istruzione si prevede nel 2025 una spesa di 3,6 miliardi, la stessa che del 2015, quando oggi tutti sappiamo che bisogna aumentare di un punto di PIL a livello permanente il finanziamento del settore. Un altro passo in tale direzione è stato fatto nei giorni scorsi anche con il Patto per l’Innovazione del Lavoro pubblico e la Coesione sociale sottoscritto all’Aran anche da Cisal. Ora attendiamo la stabilizzazione del personale precario, così come indicato da tempo dall’Ue e ribadito dalla Commissione europea, che ha confermato che in Italia i lavoratori pubblici non sono ancora tutelati contro la discriminazione e l’utilizzo abusivo della successione di contratti a tempo determinato, con violazione accertata della Direttiva 1999/70/CE. Una posizione che la dice lunga sulla bontà del reclamo sindacale accolto dal Comitato europeo dei diritti sociali contro lo Stato italiano. Quella dell’assunzione del precariato storico, assieme alla modernizzazione delle parti normative contrattuali e all’adeguamento degli stipendi di docenti e Ata, tra i più bassi dell’area Ocde, è la sfida delle sfide: il tempo dell’attesa è scaduto, ora si passi ai fatti”.
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