Il sindacato lo ha preannunciato, nella stessa giornata il Garante lo ha ribadito: non è adottabile l’ordinanza della Regione Sicilia n. 75 che obbliga gli enti pubblici a compilare una sorta di anagrafe dei vaccinati, indicando quali dipendenti non lo sono per spingerli a immunizzarsi. Inoltre, i lavoratori che dovessero rifiutare la vaccinazione anti Cofvid, dovranno essere trasferiti a mansioni non più a contatto con il pubblico. L'Authority, guidata da Pasquale Stanzione, ha aperto un'istruttoria: la Regione, adesso, ha sette giorni per rispondere alle obiezioni del Garante.
Il presidente del sindacato rappresentativo Anief Marcello Pacifico ricorda che non è cambiato nulla rispetto allo scorso mese di febbraio: “Ai lavoratori della scuola, come per tutti quelli del pubblico impiego, ma anche per i privati, non si può chiedere alcunché sul loro stato vaccinale, poiché rientra nella sfera della riservatezza dei dati, né tantomeno di vaccinarsi per prevenire i contagi da Covid. Lo stesso contratto collettivo nazionale di lavoro, al quale fa riferimento il presidente della Regione Sicilia, non prevede alcun obbligo di questo genere. Si sta anche in questo caso spostando l’attenzione su temi importanti, perché noi stessi consigliamo di vaccinarsi contro il Covid, ma non centrali: quello che rimane fondamentale, anzi vitale, per vincere i pericoli dei contagi e per stare a scuola in sicurezza, rimane l’obbligo di aumentare gli spazi scolastici e ridurre la quantità il numero di studenti per classe. Ci sono 100mila e 15mila plessi tagliati negli ultimi 12 anni da reintrodurre, assieme a 4mila sedi di presidenza e di Dsga, oltre che 200mila nuovi insegnanti e 50mila Ata. Sono queste le leggi e le ordinanze che vorremmo leggere, non quelle sugli obblighi senza fondamento”, conclude il presidente nazionale Anief.
"L'ordinanza di un presidente regionale o provinciale non rappresenta valida base giuridica per introdurre limitazioni a diritti e libertà individuali che implichino il trattamento di dati personali, che ricade nelle materie assoggettate a riserva di legge statale": lo dice il Garante della Privacy, a proposito della decisione del presidente della Regione Sicilia di firmare un'ordinanza che obbliga gli enti pubblici, ma anche un lungo elenco di aziende, a compilare una sorta di anagrafe dei vaccinati, indicando quali dipendenti non lo sono per spingerli a immunizzarsi. Inoltre, secondo il quanto riportato nell’ordinanza, firmata dal governatore Nello Musumeci, in caso di rifiuto i lavoratori dovranno essere trasferiti a mansioni non a contatto con il pubblico.
Nel “mirino” della Regione ci sono anche i dipendenti che conducono attività con "servizi essenziali e di pubblica utilità" indicati dalla legge del 1990 sul diritto di sciopero, includendo quindi anche la Scuola, l’Università e la Ricerca. "Il garante della privacy - annotano gli uffici e riporta la stampa - ha già invitato regioni e province autonome a soprassedere dall'adottare o dare attuazione a iniziative territoriali che prevedano l'uso dei certificati vaccinali, per finalità ulteriori e con modalità difformi rispetto a quelle previste dalla legge nazionale".
Anief aveva sin da subito fatto rilevare che il datore di lavoro non può acquisire, neanche con il consenso del dipendente o tramite il medico compente, i nominativi del personale vaccinato o la copia delle certificazioni vaccinali: a dirlo era stato, pochi mesi fa con delle Faq esplicative, lo stesso Garante della privacy nell’esprimersi sulle vaccinazioni obbligatori in riferimento alla “disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro né dalle disposizioni sull’emergenza sanitaria. Il consenso del dipendente- aveva detto il Garante - non può costituire, in questi casi, una condizione di liceità del trattamento dei dati. Il datore di lavoro può, invece, acquisire, in base al quadro normativo vigente, i soli giudizi di idoneità alla mansione specifica redatti dal medico competente”.
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