Le scuole hanno nuove ed ulteriori indicazioni sull’applicazione del Green Pass obbligatorio: attraverso la Nota 1534, a firma del capo dipartimento Stafano Versari, il ministero dell’Istruzione ha emesso delle precisazioni sulla certificazione verde che si possono riassumere in questi punti: la scadenza dei contratti di supplenza dei docenti sprovvisti di Green Pass non potrà essere superiora a 15 giorni; non sono più adottate sanzioni a carico di docenti e Ata sprovvisti di certificazione verde, ma vengono comminate solo ai dirigenti scolastici che omettono il controllo (da 400 fino a 1.000 euro); una volta accertata la trasgressione, il dirigente scolastico deve formulare un verbale di accertamento da trasmettere al Prefetto; il controllo del Green Pass dei visitatori esterni dell’istituto scolastico si effettuerà a campione; qualora la certificazione verde non fosse generata in formato digitale o cartaceo, il lavoratore ha facoltà comunque di presentare una certificazione sanitaria firmata dal vaccinatore o dall’organo di competenza; il docente o amministrativo della scuola che dopo essere stato sospeso dal servizio perché privo di Green Pass presenta il certificato verde per rientrare al lavoro deve attendere che scada il contratto di supplenza conferito a chi ha preso il suo posto temporaneamente.
Secondo il sindacato autonomo Anief, queste decisioni lasciano sostanzialmente immutato il quadro generale penalizzante e vessatorio verso il personale: “L’unica novità che ci trova d’accordo – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è quella della cancellazione delle sanzioni verso gli insegnanti, gli assistenti amministrativi, i tecnici e i collaboratori scolastici privi di certificazione verde. Per il resto, continuiamo a trovare del tutto illogico l’adozione di questo provvedimento, considerando che meno del 5 per cento del personale scolastico, ma anche meno se escludiamo chi ha problemi di incompatibilità per motivi di salute, si è visto somministrare almeno una dose di vaccino contro il Covid19”.
“Avere allestito quest’obbligo immotivato, che a nostro avvisto continua a contenere pure grossi limiti costituzionali e importanti negazioni di diritti al lavoratore, ha inoltre distolto Governo e amministrazione scolastica dalla vera emergenza anti pandemia: quella di sdoppiare le classi, aumentare gli spazi scolastici ed incrementare la quantità di personale che opera a favore della formazione. I fondi del Pnrr – continua Pacifico - potrebbero rappresentare una svolta e speriamo davvero che ciò avvenga, perché si tratta di investimenti pesanti e strutturali, quindi anche legislativi, di cui andrebbe a beneficiare la scuola anche per i prossimi decenni, oltre che per garantire la formazione in sicurezza di oltre otto milioni di alunni e quasi un milione e mezzo di lavoratori, anche per alzare finalmente il livello della didattica e dell’offerta formativa delle nostre scuole, cancellando così l’ignobile gap di competenze di cui è vittima una larga fetta delle nostre nuove generazioni”.
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