Si allarga la protesta contro il Decreto Legge n. 36, sulla riforma del nuovo reclutamento, valutazione e formazione degli insegnanti, pubblicato sabato scorso in Gazzetta Ufficiale nelle misure urgenti per l'attuazione del PNRR: alla denuncia immediata dell’Anief per un progetto che toglie 2 milioni di euro annui dalla carta per l’aggiornamento dei docenti, arrivando a dimezzarne l’importo, fa sparire 10mila cattedre dall’organico di diritto e finanzia la nuova scuola di Alta Formazione con i soldi del personale, ha fatto seguito in queste ultime ore una “forte mobilitazione sindacale”, a partire dalle Rsu, di tutte le altre organizzazioni rappresentative per totale mancata “attenzione e coinvolgimento”. Si conferma nel frattempo lo sciopero di Anief con altri sindacati, per l’intera giornata del 6 maggio.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “tutto il sindacato della scuola si è schierato apertamente contro questa assurda riforma contenuta nel Pnrr, che anziché aggiungere risorse per formare i docenti gli toglie 250 euro l’anno per assegnarli a pochi colleghi, probabilmente non più del 25%, che si formeranno non in aula e verranno pure giudicati da un Comitato di valutazione interno alla loro scuola. Venerdì prossimo abbiamo intenzione di mandare un primo importante segnale al Governo che disattende, anzi ripudia, le promesse fatte giusto un anno fa a Palazzo Chigi con il Patto per la Scuola. Di quell’accordo non è rimasto nulla e chi ha preso questa strada ora si dovrà assumere le sue responsabilità, perché – conclude Pacifico – il popolo della scuola non starà a guardare: già il 6 maggio siamo sicuri che una parte delle scuole non apriranno e sarà solo l’inizio”.
LA PROTESTA SI ALLARGA
Contro la revisione del reclutamento, della formazione e della valutazione dei docenti, anche gli altri sindacati maggiori si allineano con quanto deciso dall’Anief: con un comunicato congiunto spiegano che si va verso, dunque, “una grande mobilitazione, a partire dai lavoratori, per arrivare a coinvolgere l’intera comunità educante che si vede ridurre l’ambito di autonomia, anch’esso di rilevanza costituzionale, al pari della libertà di insegnamento che rischia di subire inaccettabili condizionamenti”. Si sottraggono, infatti, “risorse aggiuntive inserite in legge di Bilancio per il rinnovo del contratto destinandole a modalità di formazione incentivata decise unilateralmente” e tutto ciò sempre “in presenza di un’annosa e irrisolta questione retributiva che riguarda tutto il personale della scuola”. Come se non bastasse “non si affronta il tema del precariato, anzi” con “il sistema di reclutamento delineato”, viene “ulteriormente appesantito”.
COSA CONTESTA ANIEF
Dal prossimo anno la carta del docente si ridurrà in modo progressivo, fino probabilmente a dimezzarsi passando da 500 euro a 250 euro annui. L’altro secondo capitolo di tagli dell’ordinario è quello, di quasi: per assegnare a qualche migliaio di docenti che si formeranno con 30 ore servirà un “premio” una tantum per il quale serviranno 20 milioni di euro nel 2026, 85 milioni di euro nell’anno 2027, 160 milioni di euro nell’anno 2028, 236 milioni di euro nell’anno 2029, 311 milioni di euro nell’anno 2030 e 387 milioni di euro a decorrere dall’anno 2031. Tutta l’operazione di incentivo, riporta il DL 33, si finanzierà “mediante razionalizzazione dell’organico di diritto effettuata a partire dall’anno scolastico 2026/2027″, in via prioritaria sui posti di organico per il potenziamento, decurtandoli dai posti lasciati liberi dai pensionamenti”. Ciò significa che si andranno a decurtare, tra gli anni scolastici 2026/27 e 2030/31, ben 9.600 cattedre.
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