Si è svolta oggi l’audizione in Senato del sindacato Anief, presso la prima e settima Commissione, sul Decreto Legge n. 36 pubblicato lo scorso 30 aprile in Gazzetta ufficiale: Daniela Rosano, segretaria generale Anief, ha spiegato che “questo decreto non garantisce un percorso certo per l’immissione in ruolo dei precari e finanzia la formazione tagliando organici e carta del docente. Inoltre, nel documento approvato c’è la totale assenza, da parte del ministro dell’Istruzione e del Governo, di un coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nella realizzazione della fondamentale riforma del sistema di reclutamento e di formazione iniziale e permanente dei docenti. Questo – ha continuato la sindacalista - nonostante le analoghe esperienze del recente passato abbiano ampiamente dimostrato che senza la condivisione preventiva con i rappresentanti del personale docente, Ata ed educativo, qualsiasi tentativo di riforma di un sistema complesso come quello dell’istruzione pubblica sia inevitabilmente destinato al fallimento”.
“È sempre più evidente che il D.L. 36 incluso nella riforma del Pnrr rappresenta un macigno e non la soluzione dei problemi della scuola – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief – , per questo motivo abbiamo predisposto degli emendamenti che abbiamo illustrato alla Commissione Affari costituzionali e Cultura del Senato del Senato. Chiediamo, invece, l’assunzione diretta per chi consegue abilitazione o ne è già in possesso, la formazione in orario di servizio definita in contrattazione con risorse aggiuntive, senza tagli e risparmi come invece sono prospettati adesso. E anche l’assegnazione dell’indennità di sede disagiata in luogo di indennità per la permanenza nella stessa sede in contrattazione”, ha concluso il leader dell’Anief.
L’INTERVENTO DELL’ANIEF
“Nel corso dell’audizione – ha detto ancora Rosano - come Anief abbiamo rilanciato la richiesta del doppio canale di reclutamento che garantisca comunque i necessari livelli di qualificazione professionale attraverso corsi abilitanti, peraltro già istituiti da una Legge del 2019, e mai attivati. Occorre un percorso certo che garantisca l’assunzione in tempi brevi. Una volta conseguita l’abilitazione, il personale precario deve essere immesso in ruolo. I precari sono invece mortificati da questo decreto che non garantisce alcun esonero totale o parziale dal percorso prospettato e rende lunghi e incerti i tempi di assunzione”.
“Per di più – continua Rosano - il D.L. 36/2022 interviene sul tema della formazione in servizio del personale docente e della valutazione, che viene finanziata con tagli alla carta annuale del docente, che potrebbe addirittura dimezzarsi (500 euro a 250 euro annui), e anche agli organici di potenziamento, ridotti di 10mila unità, oltre ad attribuire la competenza dell’assegnazione del salario accessorio al comitato di valutazione. È del tutto insensato – ha commentato ancora la segretaria generale Anief – finanziare la formazione con tagli alla carta per l’aggiornamento che è stata istituita proprio per finanziare la formazione, oltre a tagliare gli organici di potenziamento, ormai essenziali per il funzionamento delle scuole”.
COSA PORTA LA RIFORMA
Per finanziare la nuova scuola di Alta Formazione - parte integrante della riforma - , dal prossimo anno si decurteranno 2 milioni di euro annui dalla carta per l’aggiornamento dei docenti che quindi si ridurrà progressivamente. L’altro secondo capitolo di tagli dell’ordinario è quello, denunciato subito dall’Anief, di quasi 10mila cattedre dall’organico di diritto: per assegnare a qualche migliaio di docenti che si formeranno con 30 ore servirà un “premio” una tantum per il quale serviranno 20 milioni di euro nel 2026, 85 milioni di euro nell’anno 2027, 160 milioni di euro nell’anno 2028, 236 milioni di euro nell’anno 2029, 311 milioni di euro nell’anno 2030 e 387 milioni di euro a decorrere dall’anno 2031. Inoltre, in prima applicazione e nelle more dell’adeguamento contrattuale, si prevede di assegnare ai comitati di valutazione presso le scuole la determinazione dei criteri di riconoscimento dell’incentivazione salariale, escludendo il coinvolgimento della Rsu d’istituto e limitando a priori al 40% dei richiedenti la platea massima dei beneficiari.
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