Potrebbe essere ad una svolta la piaga delle classi pollaio, introdotta con il Dpr 81 del 2008 che ha innalzato il numero di studenti per aula: il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha detto oggi in audizione in Commissione al Senato – che a media di alunni per classe, in Italia, è già sotto i 20. E a causa della denatalità, da qui a vent’anni la vera emergenza non saranno le classi pollaio ma il fatto di non riuscire più a formare le prime”. Comunque, il ministro ha anche assicurato che “stiamo portando tutte le classi su una media di 18-20 alunni per classe. Abbiamo un accordo con il Mef: fino al 2026 il numero di docenti rimarrà fisso, poi le stesse risorse saranno comunque investite per la scuola”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, chiede ulteriori spiegazioni: “Il ministro ci dice che si sta riducendo il numero di alunni per classe. Questo significa, quindi, che andrà rivisto il Dpr 81 del 2008 che ha innalzato la quantità di iscritti per formare nuove classi e il numero massimo pur di non sdoppiarle. Per noi l’obiettivo 18-20 alunni per classe non è comunque soddisfacente, perché rimarrebbe sempre superiore alla capacità di accoglimento di tolleranza prevista da una norma sulla sicurezza antecedente al Covid di decenni, ma sistematicamente aggirata: la verità è che si possono avere non oltre 15 alunni per classe, perché si tratta di aule dove assistono alle lezioni di 35 metri quadri medi”.
A questo proposito, Anief ha rinnovato anche al Parlamento la richiesta, inascoltata, di cambiare i parametri di formazione delle classi solo un mese fa, nel decreto Ucraina, proponendo un emendamento proprio sulla revisione dei criteri del dimensionamento introdotti dal “decreto del Presidente della Repubblica 9 aprile 2008, n. 81, anche ai fini dell'adozione di interventi per la riduzione del fenomeno dell'affollamento delle classi, della diminuzione del rapporto alunni-docenti e personale ATA”.
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