I 5 miliardi di fondi pubblici sbloccati con l’ipotesi di contratto sottoscritta venerdì scorso all’Aran per il triennio precedente, 2019/2021, porterà ai dipendenti della scuola fino a 110 euro di aumento e a 2.500 euro di arretrati: sicuramente meno dei lavoratori statali del settore sanitario, che beneficeranno della stessa percentuale di incrementi ma partendo da stipendi mediamente maggiori si vedranno accreditati entro Natale cifre ben più alte. La carta stampata oggi accosta l’operazione a una “quattordicesima”. Il Sole 24 Ore ha calcolato che un dipendente comunale che questo mese riceverà in busta paga “un lordo mensile di 1.700 euro, a dicembre si vedrà accreditato oltre 5mila euro tra stipendio, tredicesima e arretrati: praticamente il triplo dei mesi normali”. Orizzonte Scuola, tuttavia, ricorda anche che lo stesso dipendente comunale, alla pari dei docenti e Ata della scuola, dovrà fare i conti con “l’inflazione al 12% e il caro-bollette. Lo Stato dà, lo Stato riprende”.
Le osservazioni della stampa specializzata sono purtroppo assai pertinenti: di quei 5mila euro lordi medi, tra tasse, bollette e spese varie, purtroppo rimarrà ben poco. L’Ufficio Studi del giovane sindacato rappresentativo, sulla base del tasso di inflazione programmata passato e futuro calcolato dal ministero dell’Economia, ha calcolato che per allineare gli stipendi della scuola al costo della vita servirà aumentarli non meno del 20% rispetto a quanto oggi viene corrisposto. “Significa a che se vogliamo parlare di aumenti veri per i pubblici dipendenti servono non meno di 30 miliardi di euro”, dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. “Subito – continua il sindacalista - occorrono 8 miliardi nella Legge di Bilancio, così da pagare l'indennità di vacanza contrattuale per quest'anno e il prossimo, perché l’accordo raggiunto l’11 novembre all’Aran è relativo al triennio 2019/2021 scaduto da quasi un anno”.
“Scorrendo le ultime tabelle pubblicate dal Mef, abbiamo avuto conferma di quello che sosteniamo da tempo: tra il 2008 e il 2018 l’inflazione è salita dell’11,5%: il 3,48% prodotto con il Ccnl 2016-2018, quando Anief non era ancora rappresentativa, ha solo scalfito quel livello di costo della vita, comunque rimasto in vita sopra l’8%. Che è poi aumentato ulteriormente tra il 2019 e il 2021, attestandosi attorno al 10%: il 4,2% recuperato con l’accordo in Aran, da chiudere entro fine mese, non riuscirà quindi ad ammortizzare il gap stipendi-inflazione venutosi a determinare nel decennio precedente: gli stipendi dei docenti e Ata rimarranno sotto l’inflazione ancora dell’11,4. Ecco perché Anief – conclude Pacifico – è felice che arrivino entro fine 2022 gli aumenti e gli arretrati, ma è consapevole che servono 30 miliardi: senza queste risorse, per i dipendenti pubblici la luce del mattino, dopo il buio della notte, rimane ancora lontana”.
Il sindacato ha sottoscritto il contratto ritenendolo un primo passo, una sorta di boccata d'ossigeno, verso aumenti più corposi, già promessi dal ministro Valditara il sede di contrattazione.
IL TESTO DELL’ACCORDO SOTTOSCRITTO ALL’ARAN PER IL RINNOVO DEL CCNL 2019/21 DI SCUOLA UNIVERSITÀ E RICERCA:
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