Dietro alle mancate 10mila immissioni in ruolo di quest’anno vi sono storie di docenti precari costretti a rinunciare alla stabilizzazione, all’obiettivo che si erano prefissi spesso da anni, perché collocati su sedi lontane, senza possibilità di tornare prima di un lungo periodo a causa dei gratuiti vincoli alla mobilità, e perché gli stipendi che andrebbero a prendere non gli garantirebbero di arrivare a fine mese. È il caso di una docente di Scienze Economico-Aziendali, la professoressa Laura, costretta a rinunciare “per non stare lontana dalle figlie minori e per le troppe spese da affrontare stando lontano da casa, oggi, a distanza di due settimane, le fa ancora tanto male”.
“Chi governa la scuola e il legislatore farebbero bene ad ascoltare questi drammi professionali e umani – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché si renderebbero conto quanto male fa dire di ‘no’ all’immissione in ruolo dopo anni e anni di studio, sacrifici e illusioni. Puntare sull’algoritmo, che non tiene conto di nulla e tratta le persone come se fossero numeri, comporta questo genere di situazioni. Approvare un’indennità di sede per chi lavora lontano da casa e cancellare i vincoli alla mobilità che fanno venire meno il diritto alla famiglia, sono due condizioni su cui non si dovrebbe nemmeno discutere. Invece, ci ritroviamo da troppo tempo a rivendicarle e ad ottenere solo dei primi passi in avanti, senza però mai arrivare alla soluzione definitiva”.
“Lo stesso mancato pagamento dell'indennità di vacanza contrattuale, con incrementi medi immediati di 100 euro al mese a lavoratore e arretrati tra i mille e duemila euro, darebbe un po’ di respiro in attesa del rinnovo contrattuale 2022-24 Invece, ci ritroviamo costretti a consigliare di inviare un modello per sbloccare l'indennità di vacanza contrattuale. Come pure chi amministra la scuola non si rende conto che è una punizione ingiusta quella di escludere dalle graduatorie di merito un docente perché non se la sente di lasciare i figli piccoli a centinaia di chilometri. Se è vero che è giunto il tempo di cambiare in meglio – conclude Pacifico – facciamo in modo di mettere una fine a tutto questo andando a cambiare delle norme che non hanno più nemmeno un motivo per essere ancora tenute in vita”.
LA PROF CHE HA RIFIUTATO L’IMMISSIONE IN RUOLO
La docente abilitata, di Gaeta, si racconta a Orizzonte Scuola: la storia è la stessa di tanti docenti costretti al vincolo triennale che, dopo tanti anni di precariato e sacrifici, non possono stare lontano da figli piccoli e affrontare le spese. Adesso Laura, precaria da 7 anni, aspetta una chiamata come supplente dalle graduatorie, ma a mettersi contro c’ha pensato l’algoritmo che “mi ha pure scavalcato, nonostante sia in posizione altissima perché abilitata” dice. “Ora spero in una convocazione da GPS incrociata o graduatorie di istituto. Sono una docente che ama infinitamente il suo lavoro, una di quelle che non vede l’ora di tornare in classe dai suoi ragazzi”.
Vincitrice del concorso ordinario della classe di concorso A044 racconta: lo scorso “20 agosto, a seguito di surroga, sarò l’ultima ad essere individuata per il ruolo, mi viene assegnata una sede molto lontana da casa, in un’altra provincia, la sede che tutti avevano scartato, al lido di Ostia. Con i mezzi di trasporto occorrono circa 4 ore per andare e 4 per tornare, e comincio a valutare tutte le soluzioni possibili perché io in questo concorso ho messo l’anima e tutte le mie speranze: non voglio mollare! Dico a me stessa”. Il problema non è semplice: “Ho un mutuo e due figlie minori. Cosa posso fare? In più c’è un vincolo triennale. Cosa posso fare? Ma, ahimè, il viaggio è impossibile. Un’altra soluzione potrebbe essere una casa in affitto – ho riflettuto – ma economicamente è impensabile e poi dovrei lasciare le mie figlie, non è semplice specialmente se non hai una rete familiare che potrà aiutarti. Mi sarei trovata a dover pagare un affitto e doppie bollette. L’unica soluzione che ho avuto davanti è stata rinunciare al ruolo, sì, fra milioni di lacrime perché le nuove leggi prevedono che sarò depennata dalla GM e il mio sognato e sudato ruolo non l’avrò più”.
“Mi chiedo – conclude Laura – si può affidare la vita delle persone al caso, senza una seconda possibilità, senza considerare le situazioni? Perché non dare la possibilità di avere il ruolo nella propria provincia? O di poter rifiutare una sede troppo lontana rimanendo in graduatoria, visto che il posto in quella graduatoria l’ho sudato. Oggi rimane solo la tristezza, la malinconia e il cuore spento e demotivato”.
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