Marcello Pacifico, vicepresidente dell'accademia Europa della Cesi e presidente nazionale Anief, è intervenuto al Convegno Cesi con la Commissione europea "Lavoro precario: responsabilizzare i sindacati ad affrontare nuove sfide. Pacifico: “Il sindacato, in quanto parte sociale, deve cercare di garantire più di prima i diritti dei lavoratori perché, in questo periodo in cui i posti di lavoro si sono persi, le condizioni di lavoro sono più fragili e insicure e bisogna tutelare di più i lavoratori, da remoto, con assemblee, ma bisogna continuare a farlo attraverso la consultazione dei lavoratori”
Si andrà a scuola fino al 30 giugno? La domanda tiene con il fiato sospeso migliaia di insegnanti e di alunni. Perché da questa decisione dipendono le scelte familiari e professionali di milioni di cittadini. Sull’argomento oggi il neo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha detto di volere “ripartire dal Sud”, perché Campania, Calabria e Sicilia sono le regioni con la più alta dispersione scolastica. Ma il punto, ha sottolineato, non riguarda solo le lezioni: c’è da recuperare molta socialità, andata perduta per via dell’isolamento imposto dal Covid-19.
Marcello Pacifico, presidente Anief, dichiara a Italia Stampa tutte le sue perplessità su questa posizione, che poi è la stessa espressa dal neo presidente del Consiglio Mario Draghi al Senato: “è innegabile che la didattica a distanza – dice il sindacalista - abbia creato diseguaglianze: la dad è stata una scommessa per cercare di non abbandonare i nostri studenti e di non perdere parte degli apprendimenti. Ma non si è scherzato.Premesso che per il personale scolastico si tratterebbe di prestazioni aggiuntive, volontarie e a pagamento, non riteniamo plausibile percorrere la strada dell’allungamento dell’anno scolastico. Certamente, sarebbe bene convocarci per spiegare la nostra posizione”.
Prosegue la serie di incontri on line organizzati dal sindacato sulla Legislazione scolastica: si svolgono sulla piattaforma multimediale Teams e si protrarranno fino ad aprile, interessando tutte le province d’Italia. A ogni seminario interviene il presidente nazionale Anief Marcello Pacifico
Tra gli argomenti trattati: reclutamento, organici, mobilità, sicurezza, Ddi e lavoro agile, pensioni, sostegno. Il seminario è rivolto a tutto il personale della scuola e i partecipanti hanno diritto all’esonero dal servizio ai sensi della normativa vigente. Al seguente link è possibile visionare l’intero calendario
Sono sconfortanti i dati sull’età dei dipendenti della scuola. L’ultima conferma arriva dall’Ufficio scolastico regionale della Sicilia, che ha appena pubblicato un dossier con tutti i numeri riguardanti il personale scolastico a tempo indeterminato. Dal rapporto regionale risulta che nell’Isola sono presenti 760 dirigenti scolastici: solo 4 hanno un’età tra 30 e 39 anni, oltre 450 hanno un’età superiore ai 55 anni. Per quanto riguarda i docenti, invece, sono 75.777 quelli di ruolo. Solo 60 hanno meno di 29 anni, quasi 4mila tra 30 e 39 anni. La maggioranza ha oltre 55 anni: 34.392. Anief reputa tutto questo figlio di politiche sbagliate, confluite nell’articolo 24, della legge 22 dicembre 2011, la cosiddetta legge Monti-Fornero che obbliga a lasciare il lavoro quasi a 70 anni. Il venire meno di ‘Quota 100’, giunta alla sua terza e ultima annualità, farà peggiorare ancora di più la situazione
“La verità – dice il suo presidente nazionale Marcello Pacifico – è che bisogna ridurre l’età della docenza scolastica e del personale Ata, sottoposti a diffuso e gravoso stress psicofisico, con derivante alto rischio biologico, unito all’attuale pesante gap generazionale tra personale scolastico e discenti. Va rivisto l’intero reclutamento con corsi abilitanti annuali, concorsi più snelli e anche per soli titoli, oltre che assunzioni direttamente da graduatorie d’istituto. Appare sempre più indispensabile, quindi, allargare l’attuale finestra di pensione anticipata prevista soltanto per il personale delle forze armate, considerando ‘gravoso’ il lavoro svolto in tutti gli ordini scolastici. I posti che si renderanno liberi, tra l’altro, verrebbero aggiunti a quelle immissioni in ruolo dei precari storici, con oltre 36 mesi, che il Comitato europeo dei diritti sociali ha detto di attuare accogliendo il reclamo Anief collettivo n. 146/2017 attraverso concorsi per titoli ed evitando una dura condanna dall’Europa”
Anche gli uffici dell’Inail non fanno più resistenze: il diritto dei lavoratori ad avere riconosciuto l’infortunio sul lavoro in occasione di lavoro o in itinere nei casi di contagio per coronavirus è ormai assodato. Dalle sezioni regionali dell’Istituto nazionale di previdenza giungono delle note esplicative piuttosto chiare: le ultime sono state prodotte dall’Inail Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Inoltre, lo stesso istituto ha pubblicato delle FAQ sul tema ammettendo anche che “l’infezione da Covid-19 tutelabile può essere derivata anche da infortunio in itinere”. A tal proposito, oggi Orizzonte Scuola scrive che “nella scuola, luogo a rischio, e non meno rischioso di altri luoghi di lavoro, visto il fatto che l’INAIL riconosce l’esistenza dell’infortunio sul lavoro non ci sono ragioni che non possano determinare l’indennità di rischio biologico per il personale scolastico che in presenza svolge ed ha svolto la propria attività”. Ci si domanda, quindi, per quale motivo al personale scolastico non venga invece riconosciuta l’indennità di rischio biologico, come rivendicato dall’Anief dalla scorsa estate.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Durante la pandemia da Covid-19 il personale della scuola ha confermato tutto il suo attaccamento agli alunni e alla professionale, si è continuamente esposto al rischio Covid-19, quindi a minacce per la salute derivanti da scambi ravvicinati di contatti con decine di individui, soprattutto alunni. Ecco perché sono diversi mesi che chiediamo con insistenza di assegnare un forfait di 10 euro al giorno a questi dipendenti che si sottopongono a rischi e stress notevoli, all’interno di istituti scolastici che nella metà dei casi sono stati costruiti prima del 1971, risultano quasi sempre privi di aeratori e di aria condizionata, spesso pure fatiscenti e in perenne ristrutturazione. Per operare in queste condizione, il minimo che si possa fare è riconoscere loro questa indennità, tra l’altro da collocare a stipendi letteralmente divorati dall’inflazione, tanto da essere ormai sotto di 9 mila euro rispetto alle media europea e legati a un contratto scaduto da 26 mesi”.