I precari della scuola sono stati ancora una volta tutelati dall’Anief con una nuova sentenza emanata dal Tribunale del Lavoro di Modena ottenuta dagli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Irene Lo Bue che riconosce il diritto alla corresponsione degli scatti di anzianità ai docenti anche durante il periodo di precariato. Marcello Pacifico (Anief) “Modificare il CCNL ed eliminare le discriminazioni è una priorità”. Ancora possibile preaderire gratuitamente allo specifico ricorso per il riconoscimento degli scatti di anzianità per i precari e al ricorso per il riconoscimento degli scatti preruolo anche per il personale già assunto a tempo indeterminato.
Continua l’opera di ampliamento delle dotazioni informatiche in dotazione negli istituti scolastici. E ve ne è davvero bisogno: perché dall’ultima rilevazione sui fabbisogni delle scuole, conclusa il 1° settembre scorso, risulta che le scuole necessitano ancora di 283.461 personal competer; inoltre non dispongono di connettività alla rete internet per circa 330 mila studenti che ne sono ancora privi. La risposta del Governo arriva, in piena seconda ondata epidemiologica, a seguito dell’introduzione, con l’ultimo Dpcm anti-Covid firmato dal premier Giuseppe Conte, dell’imposizione della didattica a distanza nelle scuole superiori per almeno i tre quarti delle attività: una decisione, resa necessaria dal rischio contagi, che riporta indietro gli studenti delle superiori di alcuni mesi, con tutte le problematiche che la DaD comporta. A iniziare proprio dalla mancanza di device e dalla possibilità di connettersi online.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, si tratta di “un’operazione indispensabile per garantire il diritto allo studio delle fasce di allievi appartenenti a famiglie con maggiori difficoltà, ad iniziare da quelle di tipo economico: la didattica a distanza non deve ampliare quel digital divide che già purtroppo caratterizza importanti fette dei nostri discenti. Il Governo, a questo punto, attraverso il ministero dell’Istruzione, destini al più presto i fondi stanziati alle scuole, iniziando da quelle più in difficoltà e frequentate da studenti a rischio provenienti da territori arretrati, con alti tassi di abbandoni, anche superiori al 40 per cento, e di allievi stranieri, che in alcune classi di particolari province superano la metà degli iscritti.
Continuano le vittorie in tribunale targate Anief per far riconoscere il diritto dei supplenti temporanei a percepire la Retribuzione Professionale Docenti (RPD) - o il Compenso Individuale Accessorio (CIA) per il personale ATA – anche in caso di contratti stipulati per supplenze “brevi e saltuarie”. Stavolta la vittoria arriva dal Tribunale del Lavoro di Foggia che dà pieno accoglimento alle tesi del nostro sindacato. Anief ricorda ai propri iscritti che sono aperte le adesioni agli specifici ricorsi per docenti e ATA
Il giovane sindacato lo ricorda proprio mentre tutti gli istituti scolastici superiori si accingono ad entrare in un regime di didattica a distanza per almeno il 75% delle attività, come previsto dall’ultimo Dpcm anti-Covid firmato dal premier Giuseppe Conte: ogni scuola secondaria di secondo grado ha la possibilità di muoversi, entro i limiti delineati da Linee guida e CCNI, come più riterrà opportuno il Collegio docenti, di cui si ribadisce il ruolo di assoluta centralità nell’ambito delle migliori strategie didattiche da intraprendere.
Nel contratto sottoscritto che regola la didattica digitale integrata “nella modalità a distanza”, si prevede che l’insegnante svolge l’orario di servizio completo (quello per cui è stato assunto) ma si può adottare una riduzione rispetto all’unità oraria inferiore ai 60 minuti. Ogni scuola potrà operare in autonomia, ad esempio riducendo l’unità oraria di 5 o 10 minuti. Viene inoltre data la possibilità di introdurre delle pause adeguate per i docenti impegnati nella DDI, disponendo, ad esempio, un’ora di stop ogni due di lezioni consecutive nello stesso giorno. Stessa cosa riguardo all’eventuale indicazione del numero massimo di ore che ogni docente deve svolgere giornalmente in DDI, che Anief ritiene non debba superare le tre ore quotidiane.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “sulla base del contratto sottoscritto l’ultima parola sulla ripartizione delle ore e sulla loro consistenza, oltre che sulle pause da introdurre, spetterà al Collegio dei docenti. Si tratta di una opportunità importante che ribadisce, dopo aver fissato il regolamento generale, il ruolo di assoluta centralità nell’ambito delle scelte didattiche da intraprendere in ogni realtà scolastica. Riteniamo tale facoltà particolarmente rilevante, poiché delinea un quadro di azione che sicuramente avrà effetti positivi nella stesura del programma di lezioni che ogni istituto sta delineando per attuare la didattica a distanza o integrata a quella in presenza”.
Per allinearsi con la media europea di iscritti nelle Università l’Italia dovrebbe avere 7 mila studenti in più: è quanto emerge dal 3° rapporto Agi Censis, elaborato nell’ambito del progetto «Italia sotto sforzo. Diario della transizione 2020» che si pone come obiettivo quello di studiare le annose criticità del Paese causa principale dell’impreparazione ad affrontare nel modo migliore l’emergenza legata alla pandemia da Covid-19. Il Censis spiega che nell’anno 2019/20 si è confermato l’incremento degli immatricolati nelle università italiane, con un +3,2% rispetto all’anno precedente. Ma non basta, di certo, per rimediare al ritardo abissale. Perché l’Italia è penultima in Europa per numero di giovani con un titolo di studio terziario: in Europa solo la Romania ha numeri peggiori al nostro. Il futuro non sembra roseo, perché appena la metà degli studenti si iscrive, dopo il diploma di secondaria superiore, ad un corso accademico. Crisi economica, borse di studio ridotte all’osso, spese alte per la frequenza dei corsi ed emergenza Covid non aiutano di certo. Ma a pesare è anche la passività di chi governa la formazione: basta dire che l’Italia continua a spendere per l’istruzione universitaria solo lo 0,3% del Pil, l’investimento più basso rispetto a tutti gli altri 27 Stati membri dell’Unione europea.
Anief continua a denunciare questo andamento da anni. “I governi degli ultimi tre lustri - spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - hanno fatto a gara per ridimensionare la spesa per la Conoscenza: con il dimensionamento legiferato nel 2008 e mai cancellato, sono stati soppressi circa 15 mila plessi, 4 mila istituti autonomi, altrettanti Capi d’istituto e Dsga, cancellate 200 mila cattedre e 50 mila posti di personale Ata, più un alto numero di ore settimanali, docenti specializzati e in compresenza, dalla primaria alle superiori. Contemporaneamente si è alzato progressivamente il numero di alunni per aula, dando così il là alla creazione di oltre 20 mila classi pollaio. Per non parlare del precariato cronico, con il record di supplenze toccato proprio quest’anno, che fa il paio con la il corpo insegnante più vecchio mediamente al mondo. Ecco perché diventa strategico e decisivo che i fondi del Recovery Fund vengano convogliati su Scuola e Università: migliorare le strutture, supportare le aree territoriali più difficili, ampliare gli organici, anche tra il personale Ata, investire sull’orientamento, aumentare le ore di lezione settimanale, combattere la dispersione, incentivare l’utilizzo delle codocenze e delle specializzazioni sin dai primi anni di scuola, anticipandola a 5 anni e posticipare l’obbligo formativo alla maggiore età, sono passaggi imprescindibili per dare una svolta e risalire la china”.