Si è confermato un clamoroso flop la “call veloce”, l’idea del Governo di permettere l’immissione in ruolo fuori la propria provincia o regione (per i vincitori di concorso 2016 e 2018) una volta terminate le assunzioni da GaE e graduatorie di merito. L’apice della mancanza di adesioni alla “chiamata veloce” è toccato al Lazio: l’Ufficio Scolastico Regionale ha destinato a questa modalità innovativa di reclutamento circa 350 posti, ma avrebbero risposto al momento appena 3 insegnanti precari, su una base di 5 mila posti complessivi. Nelle altre regioni è andata solo leggermente meglio.
“I docenti precari – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – hanno da sempre mostrato spirito di sacrificio e massima disponibilità e adattabilità pur di praticare questa professione. Sono passati sulla mancata applicazione della direttiva 1999/70/CE del Consiglio dell’UE sull’assorbimento automatico in ruolo per chi svolge 36 mesi su posto vacante, anche se in percentuale crescente ricorrono dal giudice per recuperare un indennizzo. Tuttavia, non si può chiedere loro di spostarsi di centinaia di chilometri da casa, a volte anche oltre mille, con la prospettiva di non tornare per almeno 60 mesi: un’eternità, che diventa beffarda quando vi sono motivazioni valide per avvicinarsi (di salute o di assistenza figli minori) e posti liberi da coprire anche nella propria classe di concorso.E se proprio si credeva in questa nuova modalità di assunzione, si sarebbe dovuto permettere di aderire anche a chi era inserito nelle graduatorie d’istituto”.