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News dal mondo Anief

 

 

Concorso docenti, la storia si ripete: per migliaia di vincitori non c’è posto

Il caso è scoppiato oggi in Sicilia, dove non ci sarà spazio per ‘centinaia di neo docenti che hanno vinto il concorsone per insegnare alla scuola media’, scrive stamane repubblica.it. E adesso il rischio è che entro il mese di settembre del 2018, quando le graduatorie scadranno, non si riesca ad essere assunti. Di questo passo per assumere tutti ‘i vincitori di concorso occorreranno tra i 5 e i 6 anni’. Il problema esiste anche nelle altre regioni ed è emerso già nell’estate del 2016 ma all'epoca, avendo un anno a disposizione, si pensava che il Miur avesse sistemato le cose. Invece la situazione è peggiorata. Le cattedre erano poche e solo una parte, di questo contingente già ristretto, è stata accantonata per le immissioni in ruolo. Tra l’altro, come giustamente prevede la normativa sulla stipula dei contratti a tempo indeterminato, la metà dei posti è destinata alle GaE.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): ancora una volta chi decide le assunzioni del personale docente non ha rispetto dei precari che si sono prodigati nel partecipare e vincere un duro concorso pubblico. Quei posti per loro, se c’erano un anno fa, ora devono essere ripristinati: tutti i 63mila messi a bando devono essere garantiti. La soluzione è quella che l’Anief rivendica da tempo: trasformare diverse decine di migliaia di posti oggi in organico di fatto in cattedre da accludere all’organico di diritto. Non ci interessa sapere se i posti iniziali c’erano tutti oppure se una parte di essi sia stata poi destinata alla mobilità. Il Governo si adoperi per sanare l’emergenza. Il problema è che, intanto, il tempo passa e ci si avvicina al termine del triennio di vigenza delle Graduatorie di Merito senza alcuna certezza per i vincitori di avere quel posto promesso dal bando.

 

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07 Luglio 2017
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Corso di aggiornamento professionale e preparazione al Concorso per DSGA

È ormai imminente la pubblicazione del nuovo e attesissimo bando per il reclutamento della categoria apicale dei Direttori dei servizi generali e amministrativi (DSGA).

Eurosofia, da anni impegnata nella preparazione al superamento dei concorsi pubblici, in particolar modo nel comparto scuola, organizzerà un corso di preparazione per affrontare e superare le prove concorsuali del concorso per DSGA.

 

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07 Luglio 2017
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Per i giovani lavoratori doppia beffa: al lavoro fino a 70 anni per avere l’assegno sociale. Il malessere degli insegnanti

Aveva ragione il sindacato a intravedere nuvole grigio-nere all’orizzonte: per il futuro prossimo, il Governo Gentiloni sembra orientato a fare peggio della riforma pensionistica dell’ex ministro Elsa Fornero, approvata durante il Governo Monti, visto che nel 2019 la proiezione era quella di lasciare il servizio lavorativo a 66 anni e 11 mesi: invece, l’orientamento è fare cifra tonda, arrivando a quota 67. Per fare questo, c’è già un decreto interministeriale in via di approvazione. Poi, nel tempo, si salirà sempre più: fino a 70 anni, nel 2051. Ma il prezzo più alto da pagare sarà quello dell’importo risibile dell’assegno di quiescenza: in media, meno di mille euro al mese.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): viene da chiedersi, come faranno gli insegnanti, tra i lavoratori a maggiore rischio burnout, a convivere con l’innalzamento progressivo dei parametri pensionistici. È sintomatico che in questi giorni chi ha potuto aderire all’Ape Social, pochi per la verità nella scuola poiché si è ristretta l’agevolazione ai soli maestri della scuola dell’infanzia, non ci abbia pensato due volte. E si tratta di lavoratori di età attorno ai 63-64 anni. Come si farà a tenere duro dietro la cattedra fino a 70 e più anni, rimane un mistero. Come rimane difficile spiegare loro che i contributi versati per una vita serviranno a mantenere in vita il sistema. E non a loro che li hanno versati.

Attraverso il sindacato, è possibile chiedere una consulenza personalizzata a Cedan per sapere se si ha diritto ad andare in quiescenza prima dei termini contributivi e di vecchiaia previsti dalla legge e per scoprire il valore dell’assegno pensionistico. Oltre che ulteriori servizi. Per contatti, ci si può collegare al sito internet.

 

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07 Luglio 2017
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Invalsi, la forbice Nord-Sud su competenze Italiano e Matematica si accentua alle medie. Anief: rafforzare gli organici delle scuole meridionali

La tendenza giunge dalle Rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2016-17, incluse nel Rapporto Invalsi, presentate stamane al Miur: tra le regioni con le migliori performance, sia per la matematica sia per l'italiano, figurano Friuli, Veneto, Lombardia e provincia di Trento. ‘Particolarmente buoni’, nel caso della primaria, i risultati di Molise e Basilicata. Mentre ‘nettamente al di sotto della media nazionale’ in tutti i livelli scolastici, risultano Calabria e Sicilia. Gli esiti della comprensione della lettura e per la grammatica confermano che gli studenti mostrano maggiori difficoltà a confrontarsi coi testi non affrontati o approfonditi a scuola, come quelli espositivi, argomentativi e discontinui: pertanto, laddove le famiglie e gli agenti esterni alla scuola non supportano gli alunni, è chiaro che questi rimangano indietro. Lo stesso Istituto Invalsi ha ammesso che occorrono politiche scolastiche differenziate in base alle esigenze del territorio e alle tipologie di istituti.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): il fatto che le differenze sono minime sino alla scuola primaria, dove comunque sarebbe bene introdurre il tempo pieno e reinserire le compresenze, è indicativo. Se il gap comincia a farsi sentire nella secondaria, significa che occorre un potenziamento all’interno di quei corsi. Potenziando tecniche e strategie d’insegnamento di tipo attivo: è un rinforzo non può che avvenire solo potenziando gli organici, proprio in quelle scuole logisticamente malcollocate e culturalmente deprivate. Il mancato sviluppo del territorio diventa, purtroppo, la condanna per i giovani del posto. Poiché il cambiamento strutturale, almeno nel breve periodo, è impossibile da attuare; solo una scuola con la ‘S’ maiuscola può salvarli.

 

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06 Luglio 2017
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Fedeli, gaffe sugli uomini che non insegnano per gli stipendi bassi. Anief: ha offeso le donne e non sa che all’estero guadagnano il doppio ma le percentuali non cambiano

In Europa, nei Paesi a noi più vicini, la femminilizzazione dell’insegnamento è solo un po’ meno accentuata: le donne dietro la cattedra rimangono comunque numericamente molto al di sopra dei colleghi uomini. Lo sbilanciamento, tra l’altro, in Italia riguarda soprattutto il primo ciclo, mentre alle superiori le donne si fermano al 65% di presenze. Oggi in Italia un insegnante in media può contare su un guadagno di 29mila euro lordi l’anno. Mentre i collaboratori scolastici rappresentano la Cenerentola, in fatto di buste paga, di tutto il comparto pubblico, percependo poco più di 20mila euro lordi annui.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): dal ragionamento della Ministra, è come se il sesso femminile fosse rassegnato a percepire buste paga inferiori. Da una Ministra dell’Istruzione che si professa fervida sostenitrice della parità di genere ci aspettiamo, anzi pretendiamo, fatti concreti e non più uscite a vuoto come questa. Anche perché, se l’avvicinamento alla professione di docente fosse davvero legato allo stipendio, perché allora anche in Germania, Francia e Regno Unito, dove le buste paga sovrastano quelle dei nostri insegnanti, il genere femminile supera l’80% tra i docenti? La Fedeli non è stata messa al Miur per ricordarci che maestri e professori in Italia hanno uno stipendio basso. Lo sapevamo già. Spetta a lei fare in modo che non sia più così. A chi sono rivolti questi appelli? Creare inutili aspettative, parlando di 3mila euro netti al mese, non è corretto. Si prodighi, piuttosto, per assegnare almeno 210 euro a dipendente: 105 per l’adeguamento dell’indennità di vacanza contrattuale, più la stessa cifra per l’aumento atteso da otto anni. A oggi, abbiamo solo sulla copertura di 36 euro lordi. Senza avere nemmeno il recupero degli ultimi quattro mesi del 2015 previsti dalla Consulta.

Per questi motivi, Anief ha deciso di fare ricorso, mettendo a disposizione dei lavoratori i modelli di diffida per il recupero totale degli arretrati, attraverso lo sblocco dell’Indennità di vacanza contrattuale.

 

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06 Luglio 2017
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