Arriva dal Tribunale del Lavoro di Gorizia una nuova vittoria targata Anief per il riconoscimento del diritto del personale con contratti a termine a percepire la monetizzazione delle ferie non godute. Marcello Pacifico: Una nuova vittoria in favore del personale precario.
Di contrattazione e diritti dei lavoratori precari si parlerà anche nel corso dei nuovi seminari gratuiti sulla legislazione scolasticaorganizzati da Anief ed Eurosofia “DIES IURIS LEGISQUE” che si stanno svolgendo in tutta Italia e che vedono come relatore proprio il presidente nazionale Anief Marcello Pacifico.
Sebbene l’obiettivo del Miur sia quello di far svolgere la prova orale dei docenti abilitati già nel mese di maggio, in modo da fare in tempo a predisporre le graduatorie per l’anno scolastico 2018/19, assicurando così di poter svolgere il terzo anno FIT e avere quindi l’immissione in ruolo definitiva dall’anno successivo, c’è il rischio concreto che non vi siano presidenti o commissari sufficienti per valutare la preparazione dei candidati. Pesa il precedente di due anni fa: niente esonero, spostamenti di sede fuori provincia interamente a proprio carico, compenso irrisorio a fronte del lavoro svolto, altissimo rischio di contenziosi. E infatti, a causa delle dimissioni, della ricerca capillare di nuovi commissari, moltissime sono state le commissioni che hanno prolungato i lavori, tanto che ad oggi in Friuli Venezia Giulia scoppia il caso dei “compiti smarriti” per la scuola di infanzia. Ecco perché non c’è grande entusiasmo da parte dei docenti che avrebbero i requisiti.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): ancora una volta certe lezioni non sembrano avere avuto effetto. Perseverando negli stessi errori, è chiaro che si alimenta il contenzioso e non si evolve mai. Giudicare la preparazione di possibili futuri colleghi docenti è un compito delicato che prevede alta professionalità e non si può sempre pensare di fare cassa alle spalle di questa categoria. Come non si può pensare di escludere a priori decine di migliaia di aspiranti docenti ‘bollando’ i loro titoli non sufficienti oppure di non fare riconoscere il servizio prestato nell’infanzia e primaria, procedendo anche all’esclusione degli ITP, dei diplomati ISEF, delle Accademie di Belle Arti, dell’infanzia e primaria, oltre alla mancata valutazione dei servizi di ruolo, su sostegno o altra classe di concorso. Sono tutti docenti abilitati che riteniamo debbano fare ricorso, presentando la loro candidatura, dichiarando i servizi e ricorrendo entro il prossimo 22 marzo.
Anief ricorda, infine, che per chi necessita di una preparazione accurata e completa al concorso riservato ai docenti abilitati, l’ente formativo Eurosofia, riconosciuto dal Miur, offre un ausilio costante.
Nella giornata di ieri, 14 marzo 2018, il giovane sindacato, al fine di fugare ogni dubbio interpretativo e favorire il lavoro delle Commissioni elettorali, ha inviato una nota alle scuole dove è stata presentata la lista ANIEF per fornire chiarimenti in merito alla presentazione delle liste RSU senza alcun altro adempimento.
Diventa un fenomeno comune, soprattutto nel Sud Italia, quello di vedersi riconoscere le ore settimanali stabilite dalla equipe di medici cui gli uffici scolastici non danno seguito. La tendenza in crescita è rilevata dal report pubblicato dall’Istat, in queste ore, sull’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado: se si analizzano i cambiamenti di insegnante, ben il 41,1% degli alunni nella scuola primaria e il 37,2% in quella secondaria di primo grado sono caduti in questa cattiva prassi.Nel report annuale, inoltre, si evidenzia che circa il 9% delle famiglie di alunni con disabilità della scuola primaria e il 5% della secondaria di primo grado hanno presentato negli anni un ricorso per ottenere l'aumento delle ore di sostegno: si sono rivolti al Tribunale civile o al Tar il 6,7% delle famiglie degli alunni della scuola primaria e il 4,7% di quelle della scuola secondaria di primo grado. Nell'a.s. 2016/17, gli alunni con disabilità erano circa 90 mila nella scuola primaria (pari al 3% del totale degli iscritti) e 69 mila nella scuola secondaria di I grado (il 4% del totale): in tutto, circa 3 mila in più rispetto all'anno precedente. Se si considera anche la secondaria di secondo grado i numeri diventano impressionanti: oggi, sono iscritti ad un corso di studi della scuola pubblica circa 280mila alunni, quasi il doppio dei 160mila del 2006. Eppure l'organico di diritto è bloccato al 70% del fabbisogno. E il tentativo di bloccare i posti in deroga è stata bocciata dalla Consulta nel 2010.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Oggi più che mai il diritto all'istruzione rimane ad appannaggio dei tribunali. Lo sa bene l’Anief che con l’iniziativa ‘Non un’ora di meno’ ha permesso a tanti alunni di ottenere quel sostegno che nessuno voleva dare loro. Tutto ha avuto origine con l’articolo 40 della Legge 449/1997, introdotta come provvisoria dei posti in deroga su sostegno, da assegnare con contratto a tempo determinato per garantire il diritto allo studio degli studenti con disabilità, poi reiterata nel tempo: la norma transitoria è stata infatti riproposta nel 2007, sancita nel 2010 e confermata dall’ex Ministro Maria Chiara Carrozza con la Legge 128/2013, che ha portato a 90mila unità di organico, imponendo però sempre la copertura del 30% dei posti di sostegno liberi con supplenze 30 giugno. Oggi l'organico dei docenti di sostegno è di oltre 140 mila docenti, ma più di 40 mila cattedre sempre in deroga: sono queste le ‘forze’, insufficienti, con cui i 280mila alunni con disabilità o problemi di apprendimento dovrebbero vedersi garantito il diritto allo studio. E nemmeno il decreto legislativo n. 66 della Legge 107/2015 fa giustizia. Pensare che lo Stato possa 'risparmiare' sui diritti dei più deboli concretizza il vero fallimento del nostro sistema pubblico di istruzione. Ecco perché insistiamo con i ricorsi, la cui crescita è stata ora registrata dall’Istat.
Famiglie, insegnanti, personale Ata, dirigenti e cittadini che intendono vederci chiaro per la mancata nomina dei docenti di sostegno o delle ore non assegnate come indicato dalle commissioni mediche dello Stato possono sempre scrivere all'indirizzo e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Il ricorso per ottenere la stabilizzazione dell'organico di sostegno con la trasformazione dei posti in deroga in posti in organico di diritto fa da corollario all'azione di sensibilizzazione che l'Anief promuove da anni gratuitamente con l'iniziativa “Sostegno, non un'ora di meno!”, attraverso cui il sindacato promuove ricorsi presso il tribunale.
Da quest’anno, in occasione degli esami di licenza media le verifiche si svolgeranno, tra il 4 e il 21 aprile avvalendosi, del personal computer. Ma ora si scopre, leggendo uncomunicato emesso in queste ore dall’Invalsi, che non vi sono le condizioni tecnologiche per garantire ad ogni alunno di utilizzare un proprio computer: “gli studenti coinvolti sono 574.600 e – dal censimento delle strutture informatiche effettuato da INVALSI – le postazioni effettive risultano 216.000, il che significa che ogni scuola ha a disposizione un computer per ogni 2,5 studenti circa”. L’Invalsi parla di “un dato molto incoraggiante”, ma non è così: le prove dovranno infatti necessariamente essere somministrate in momenti diversi e, andando oltre alla mancata contemporaneità, preoccupa che la dotazione complessiva tecnologica in seno ai nostri istituti sia così povera.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Nelle scuole italiane il numero di postazioni digitali ‘vere’, in grado di essere connesse ad una rete internet moderna e reggere il peso di sistemi operativi e software aggiornati, risulta del tutto inadeguato rispetto alla quantità dei nostri alunni. Perché, se a dividersi una postazione sono tra i due e i tre alunni delle classi di terza media, come dice l’Invalsi, questo significa che, quando si considerano anche le prime e le seconde classi, ogni istituto può mettere a disposizione appena un computer ogni otto-nove alunni. Questo preoccupante dato conferma la lontananza dell’Italia dalle realtà scolastiche più avanzate, come i Paesi del Nord Europa, dove le dotazioni informatiche risultano in numero maggiore, garantendo in molti casi un computer per ogni allievo. A tale avvilente constatazione si aggiunge la logica distorta che c’è dietro all’imposizione delle prove Invalsi. L’eccesso di uniformità andrebbe sostituito con un investimento verso la formazione di tipo attivo, come giochi di simulazione, cooperative learning and serving, peer education e flipped classroom. Lasciando alle prove Invalsi il loro unico obiettivo, ovvero l’effettuazione di monitoraggi per indicazioni generali. Sul piatto va infine messo anche un altro dato: quello che i test Invalsi hanno ripercussioni dirette sul Rav, il rapporto di autovalutazione scolastico, e anche sulla valutazione diretta dei singoli insegnanti, senza che venga conferito un peso adeguato al tessuto sociale. Ad esprimere forti perplessità, recentemente, sono state anche decine di accademici di tutto il mondo.