Il sindacato avvia i ricorsi gratuiti al TAR del Lazio avverso la Circolare Miur 4537 del 16 marzo scorso, che esclude in modo illegittimo dal ruolo di presidenti delle Commissioni degli Esami di Stato tutti i dirigenti degli istituti comprensivi e dei Centri Provinciali per l'Istruzione degli adulti. È necessario presentare la domanda di partecipazione e adesione al ricorso entro il 4 aprile.
Marcello Pacifico (Udir): Siamo dell’avviso che occorre salvaguardare il diritto di tutti i dirigenti scolastici ad accedere alla carica di presidente degli Esami di Stato conclusivi del secondo ciclo d’istruzione, perché si tratta di dirigenti provenienti dal ruolo di docenti, regolarmente abilitati all’insegnamento alle scuole superiori, tutti laureati in possesso degli stessi titoli e che gestiscono un alto numero di plessi e situazioni organizzative complesse, alla pari dei colleghi della scuola secondaria. Secondo noi è una esclusione incomprensibile, che a breve dovrà essere spiegata ai giudici del Tar del Lazio.
Il raduno dei partecipanti, provenienti da tutta Italia, è previsto a partire dalle ore 9.00 in piazzale Ostiense, da dove il corteo si muoverà - al raggiungimento di almeno 2 mila partecipanti – per arrivare al Ministero dell’Istruzione, in Viale Trastevere. Nella stessa giornata, sono previsti incontri con i nuovi parlamentari eletti e i vari responsabili Scuola di partito.
La piattaforma della protesta: riapertura urgente delle GaE a tutti i docenti abilitati all’insegnamento, come già avvenuto nel 2008 (Legge 169) e nel 2012 (Legge 14), attraverso l’accoglimento della soluzione legislativa proposta dall’Anief; la stabilizzazione di tutto il personale e il risarcimento per l’abuso dei contratti a termine; l’adeguamento dell’organico di fatto a quello di diritto, inclusi i posti in deroga per sbloccare assunzioni e trasferimenti; l’allineamento degli stipendi all’inflazione, con il recupero dell’indicizzazione dell’indennità di vacanza contrattuale; la parità di trattamento tra personale assunto a tempo determinato e personale assunto a tempo indeterminato, come indicato dalle pronunce della Suprema Corte di Cassazione; il riconoscimento del ruolo svolto dai facenti funzione Dsga e dei vicari dei dirigenti scolastici, dei nuovi profili del personale Ata e collaboratori scolastici, nonché dei servizi prestati in altro ruolo; una finestra a 61 anni per i pensionamenti di tutto il personale scolastico, allineando l’Italia al trattamento adottato in diversi Paesi Ue.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La partecipazione alla manifestazione e il rispetto del percorso indicato saranno fondamentali per poter convincere il nuovo Parlamento, nella giornata di avvio della diciottesima legislatura, a riaprire le GaE a tutto il personale docente abilitato per la terza volta, come già avvenuto nelle sedicesima legislatura, grazie sempre alle mobilitazioni e agli emendamenti presentati da Anief. Per questo, lanciamo un appello alle 50 mila maestre con diploma magistrale inserite nelle Graduatorie ad esaurimento, parte delle quali già immesse in ruolo con riserva, agli abiliti TFA, PAS, agli Insegnanti Tecnico Pratici e abilitati all’estero, perché aderiscano alla nostra protesta: sono tutti docenti coinvolti nello sbarramento delle GaE, perché la partecipazione alla nuova fase transitoria del reclutamento, prevista dalla riforma contenuta nella Legge 107 del 2015 non risolve il problema del precariato. Basta con gli indugi: bisogna ripartire dal passaggio di tutti i posti oggi in organico di fatto in quello di diritto, oltre che dallo scorrimento del doppio canale delle Graduatorie di merito e a Esaurimento, da cui non può essere più escluso il personale abilitato.
Dopo le promesse elettorali, a distanza di poco più di due settimane dalle elezioni politiche, già non si parla più di tornare ad una soglia pensionistica equa. Nelle dichiarazioni dei politici che tra qualche giorno saliranno in Parlamento, sono altri i temi a tenere banco. Solo i sindacati ricordano che per cancellare la riforma Fornero servirebbero circa 80 miliardi che vanno recuperati a copertura di un’eventuale controriforma. Anche per questi motivi, venerdì prossimo, mentre si nomineranno gli uffici di presidenza e di commissione delle Camere, per l’avvio della XVIII legislatura, inizierà la protesta: a Roma, sono attesi migliaia di maestre e di maestri, di insegnanti e Ata che andranno in corteo dalle 9 alle 14 da Piazzale Ostiense a Viale Trastevere, per manifestare sotto il Miur.
Il presidente nazionale Anief Marcello Pacifico ricorda che con l’approvazione della riforma Monti-Fornero, l’iter che porta al pensionamento dei dipendenti della scuola è diventato un percorso ad ostacoli, con l’arrivo spostato sempre più avanti. Così, mentre ancora grida vendetta il blocco di migliaia di docenti e Ata per via della Quota 96, comprendente età anagrafica e anni di contributi riconoscibili, innalzata oltre ogni modo, abbiamo assistito allo slittamento dell’accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni, con effetto 1° gennaio 2019. Mentre l’Ape Social l’anticipo pensionistico, fino a circa 3 anni e mezzo, finanziato con un prestito pagato non da banche ed assicurazioni (come nel caso dell’Ape normale), ma direttamente dallo Stato, è rimasto relegato ad una quindicina di professioni, inglobando, nel settore più esposto al rischio burnout, solo i maestri della scuola dell’infanzia. È giunto il momento che la politica si occupi di scuola e dei suoi lavoratori, i quali non possono dedicarsi alla formazione alle soglie dei 70 anni, mentre i giovani che vogliono lavorare, invece, sono costretti a loro volta ad invecchiare nelle vesti di precari, perché lasciati inopinatamente fuori del circuito occupazionale e utilizzati con la filosofia del cottimo.
Il caso è scoppiato a Pordenone, dove diversi “insegnanti che si sono trasferiti e spesso hanno chilometri sulle spalle, anche in questi giorni stanno bussando alla porta dell'Anief, il giovane sindacato che ha raccolto le firme necessarie a divenire rappresentativo”. E siccome “lo stipendio per i supplenti saltuari delle scuole tarda ad arrivare”, ma “gli affitti, le tasse, le bollette hanno scadenze precise”, il sindacato è subissato di richieste. Ma anche in molte delle altre 100 province italiane, nella visione miope dello Stato il precario può sempre aspettare. A differenza del passato, sembra che stavolta i ritardi nel pagamento non sarebbero cagionati da un rallentamento nella registrazione dei contratti da parte delle scuole e dalla successiva presa in carico delle Ragionerie territoriale di competenza. Il vulnus risiederebbe a “monte”, probabilmente nella mancanza dei fondi necessari a procedere con l’assegnazione degli stipendi. Comunque sia, la conclusione non cambia: per il sindacato, si tratta di un comportamento assolutamente ingiustificabile.
Pertanto, una volta appurato che l’istituto scolastico ove il dipendente presta servizio ha autorizzato il pagamento e non dovesse comparire cedolino all’interno del portale NoiPa, i docenti o Ata in attesa della loro busta paga è bene che inviino il modello di diffida messo a disposizione da Anief ai propri associati, inserendo come destinatario la Ragioneria Territoriale dello Stato della provincia in cui si presta servizio. Successivamente, qualora entro otto giorni dalla ricezione della diffida l’amministrazione non dovesse procedere al pagamento delle spettanze dovute, il sindacato adirà le vie giudiziarie.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): I supplenti che attendono l’accreditamento dello stipendio molto spesso si spostano di centinaia di chilometri dalla loro residenza: anticipano, per lavorare, spese vive per i viaggi, il pernotto, sottoscrivono anche affitti e si caricano di spese aggiuntive non indifferenti. Chi pensa, in seno all’amministrazione, che trattandosi di supplenti possono permettersi di attendere sbaglia quindi due volte: in assoluto e perché si infierisce su chi ha estremo bisogno dei soldi guadagnati.
Contraddicendo quanto espresso dall’Adunanza Plenaria lo scorso 20 dicembre, ci sono dei casi in cui i precari sono stati comunque legittimamente collocati nelle Graduatorie ed esaurimento. Gli ultimi riguardano quattro sentenza del tribunale di Vicenza: 389, 391, 150 e 134 del 2016 passate in giudicato e che l’USP di pertinenza ha accolto. Tali sentenze hanno accertato il diritto dei ricorrenti di presentare domanda in inserimento nella III fascia delle graduatorie ad esaurimento dell’ambito territoriale di Vicenza. Le sentenze non sono state appellate e pertanto sono passate in giudicato. Ciò ha portato all’inserimento nelle GaE di 21 diplomati magistrale nella III fascia di infanzia e primaria sulla base del punteggio maturato.
Anief, che ha sempre denunciato le contraddizioni insite nella sentenza dell’Adunanza Plenaria, ha deciso di opporsi alla posizione del Consiglio di Stato, soprattutto perché a supporto della posizione presa vi sono forti motivazioni giuridiche: a tale scopo, è stato presentato reclamo collettivo al Consiglio d’Europa, e poi inviato un parere pro veritate al Miur e all’Avvocatura dello Stato, redatto dall'ex presidente della sezione Lavoro della Cassazione Michele De Luca, che ha confermato la validità dell'assunzione a tempo indeterminato dei docenti individuati con o senza clausola rescissoria, con superamento dell'anno di prova. Infine, è previsto uno sciopero nazionale in programma venerdì prossimo: mentre si proclameranno i nuovi parlamentari, si nomineranno gli uffici di presidenza e di commissione delle Camere, per l’avvio della XVIII legislatura, a Roma si raduneranno migliaia di maestre e di maestri, di insegnanti e Ata, per sfilare in corteo dalle ore 9 alle 14 da Piazzale Ostiense a Viale Trastevere, per poi manifestare sotto il Miur.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Le sentenze di inserimento nelle GaE non appellate non sono delle dimenticanze, ma un segnale che su questo ricorso il settore giudiziario è in uno stato di incertezza. Lo testimoniano anche le espressioni dei giudici interne allo stesso Consiglio di Stato, precedenti all’Adunanza Plenaria pubblicata il 20 dicembre scorso, ma anche successive: a partire dalla sentenza n. 217/2018 con la quale il 16 gennaio scorso la VI Sezione del Consiglio di Stato ha aperto le porte delle GaE ad alcuni diplomati magistrale. Del resto anche l’opinione pubblica si è schierata con le decine di migliaia di maestri precari che da anni permettono a un servizio di vitale importanza, quello scolastico, di funzionare. Per non parlare delle istituzioni,degli enti locali e del mondo della politica. A questo punto, non rimane che adottare la soluzione urgente di tipo legislativo, promossa da settimane dall’Anief: riaprire le GaE a tutti gli abilitati, maestri con diploma magistrale compresi, peraltro già assunti a tempo indeterminato e determinato.