Rimangono sino all’ultimo in bilico gli emendamenti dei giovani sindacati dell’istruzione al ddl 4768 che andrà a configurare il testo definitivo della manovra di fine anno: nelle ultime ore, la VII Commissione Cultura di Montecitorio ha approvato in sede consultiva i primi emendamenti del partito di maggioranza di Governo, il PD. Ora la parola passa alla V Commissione che sarà chiamata ad esprimersi anche sugli emendamenti segnalati dai sindacati della scuola ANIEF e UDIR. Tra le misure approvate, l’assunzione su tutti i posti vacanti per il personale Ata (1.20/1) dal 2018/9, l’esonero per il vicario su scuole sovradimensionate (1.22), lo scorrimento delle graduatorie di merito per gli idonei e il prolungamento di un ulteriore anno (1.23), il reclutamento di 500 esperti anche per il contenzioso nelle scuole (1.27), l’utilizzo del 5% su potenziamento attività motoria nella primaria. Qualora gli emendamenti non fossero accolti, sarà inevitabile ricorrere in tribunale: a questo proposito, sia Anief che Udir hanno già predisposto specifici e sempre più motivati ricorsi al Giudice del Lavoro.
Anche il Tribunale del Lavoro di Milano conferma che ai docenti immessi in ruolo in data successiva al 1° settembre 2011, ma che hanno al loro attivo almeno un anno di precariato svolto negli anni precedenti, va applicata la “clausola di salvaguardia” prevista dal CCNL 2011 che prevede il mantenimento del gradone stipendiale “3-8 anni”. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Abbiamo sempre sostenuto che l'applicazione della clausola di salvaguardia ai lavoratori precari, pur se entrati in ruolo in data successiva al 2011, doveva essere riconosciuta in ossequio al principio di non discriminazione sancito dalla normativa comunitaria e anche il Tribunale del Lavoro di Milano ci ha dato piena ragione. Non appena diventeremo rappresentativi ci muoveremo perché tutti gli immessi in ruolo post 2011 con un servizio precedente a tale data possano beneficiarne e per un corretto adeguamento stipendiale per tutti i lavoratori della scuola”.
Pioggia di condanne per il Miur in tribunale e altre 10 sentenze favorevoli targate Anief che in tutta Italia riconoscono il diritto del personale con contratti a termine a percepire le medesime progressioni stipendiali previste per i lavoratori a tempo indeterminato. Marcello Pacifico: No alla discriminazione, la contrattazione interna deve rispettare le direttive comunitarie.
L'Anief continua a ottenere successi nei tribunali del lavoro di tutta Italia tutelando i diritti dei lavoratori precari della scuola; riconosciuta l'illegittimità dell'operato del MIUR che nega ai docenti con contratti a tempo determinato le progressioni stipendiali calcolate in base all'effettiva anzianità di servizio maturata. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Le discriminazioni contenute nel CCNL scuola a discapito dei lavoratori precari non sono più accettabili ed è necessario un immediato adeguamento ai dettami comunitari. Un lavoratore precario non può essere mantenuto alla retribuzione iniziale per il solo fatto di avere stipulato un'infinita serie di contratti a termine, ma ha diritto a vedersi retribuito sin da subito in base all'effettiva professionalità acquisita nel corso degli anni; con la rappresentatività chiederemo l'adeguamento contrattuale alla normativa europea e diremo il nostro secco NO alla discriminazione dei lavoratori a termine anche per quanto riguarda i permessi, le ferie e la ricostruzione di carriera una volta immessi in ruolo”. L'Anief ha promosso ricorsi mirati per la tutela dei lavoratori precari per rivendicare l'immediato adeguamento dello stipendio in base all'anzianità di servizio cui è ancora possibile aderire per ottenere il giusto riconoscimento della propria professionalità.
Non convincono i dati del rapporto Pensions at a glance, pubblicato in settimana dall’organizzazione internazionale con sede a Parigi: in particolare il dato sull’età effettiva attuale di pensionamento che nel nostro Paese rimane favorevole, perché ancora a 62,1 anni per gli uomini e 61,3 per le donne, poiché esisterebbero “ulteriori canali che possono permettere di uscire anticipatamente”. Viene da chiedersi come si possa allargare a tutta la platea dei lavoratori una facoltà che il Governo ha dato, attraverso l’Ape Social, a sole 15 categorie occupazionali. Per i dipendenti pubblici la realtà è fatta di nuove regole che hanno prodotto soglie d’uscita sempre più alte: attualmente 66 anni e 7 mesi che tra un anno diventeranno 67 anni tondi e più avanti oltre i 71 anni. Chi vuole andarsene con la pensione di anzianità, invece, dovrà possedere quasi 44 anni di periodi contributivi. A breve anche per le donne. Per la Millennial Generation è un vero dramma: chi ha iniziato a lavorare nel 2016, infatti, potrà andare in pensione non prima dl 2067, dopo mezzo secolo di lavoro e con un assegno di quiescenza pari, se va bene, al 50 per cento dell’ultimo stipendio.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Le medie dell’Ocse che indicano l’Italia ancora tra i Paesi più fortunati lasciano il tempo che trovano: purtroppo, quello che conta sono le riforme previdenziali approvate nell’ultimo periodo, che hanno innalzato di dieci anni i requisiti e l’età di accesso. E a breve si salirà di un ulteriore quinquennio. I dipendenti pubblici e della scuola saranno i più penalizzati da questo nuovo meccanismo, perché oltre a percepire stipendi bassi, non a caso bloccati da quasi un decennio e privati anche dell’indennità di vacanza contrattuale, avranno pure pensioni più piccole. La vera beffa è che tutto questo avviene mentre in Germania un insegnante continua a lasciare il lavoro per il pensionamento dopo circa 25 anni di servizio e senza particolari penalizzazioni. Mentre in Francia si lascia ancora oggi tra i 60 e i 62 anni. Sono dati pubblici su cui varrebbe la pena riflettere, anziché pensare che le sorti della finanza debbano poggiare solo sulle spalle di chi ha lavorato per una vita.
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Il dirigente scolastico si chiama Maurizio Driol: 59 anni, 26 di carriera direttiva prima in provincia di Pordenone e dal 2001 in servizio all’Istituto comprensivo di Sedegliano e Basiliano, in provincia di Udine, reggente per il quinto anno consecutivo di due istituti della provincia e dal 1° dicembre scorso anche di un terzo collocato in ulteriore Comune. Per riuscire ad assolvere le incombenze di una situazione a dir poco complessa, il dirigente esce di casa alle 8 del mattino e vi rientra alle 8 di sera.
Il caso segnalato in Friuli non sorprende l’Anief: prima di tutto, centinaia di sedi scolastiche oggi non sarebbero scoperte se si fosse provveduto nel 2015 a svolgere il corso-concorso per sanare il contenzioso aperto della selezione del 2011, questione affrontata anche nei giorni scorsi dalla Commissione Bilancio del Senato; come se non bastasse, ci sono voluti due anni e mezzo per allestire l’attuale concorso a preside, con 2.450 posti messi a bando e 2.900 idonei da ammettere al corso di formazione.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal):Alla fine della fiera, si è organizzato un concorso pure con delle norme di ammissioni che lasciano molto a desiderare, perché il regolamento ha escluso i docenti precari, il personale neo-immesso in ruolo o di ruolo che non ha superato l'anno di prova. Noi ci siamo opposti e attraverso i giudici puntiamo ad allargare la selezione ai precari e alle altre categorie escluse. Non possiamo immaginare cosa potrà accadere tra otto mesi, quando a seguito dei pensionamenti e del mancato turn over, le reggenze con decine di plessi diventeranno la norma. Perché in questa situazione si troveranno 2.500 presidi. I quali dovranno fare i conti con tutte le necessità scolastiche, ad iniziare da quella della sicurezza degli istituti, metà dei quali costruiti prima degli anni Settanta. Il nostro sindacato, con Udir, aveva portato una serie di emendamenti alla Legge di Stabilità al Senato, dove sono stati respinti. Questa settimana ci abbiamo riprovato alla Camera. Se anche questi decadranno, la via giudiziaria diventerà l’unica percorribile.
Nel frattempo, Anief continua a raccogliere le adesioni degli esclusi dalla procedura concorsuale per dirigenti scolastici avviata la scorsa settimana con la pubblicazione del bando nella Gazzetta Ufficiale n. 90: sono interessati al ricorso i docenti precari e il personale neo-immesso in ruolo o di ruolo che non ha superato l'anno di prova. Gli interessati possono cliccare qui.Impugnando con Anief l’esclusione dal concorso a preside, il docente ricorrente potrà avvalersi della speciale convenzione Anief con Eurosofia e partecipare al Corso di aggiornamento professionale e preparazione al Concorso per DS, usufruendo dello sconto Eurosofia: per conoscere le tariffe agevolate cliccare qui.