Varie

Anief: verso i nostri 800mila professionisti dell’educazione sottopagati non c’è più considerazione sociale. Appello alle istituzioni: tornino a valorizzare i docenti.

“Nella giornata mondiale dell’insegnante non possiamo dimenticare le ‘tare’ con cui ormai si devono confrontare quotidianamente gli 800mila professionisti dell’educazione del nostro paese, sempre più osteggiati e messi in discussione: si sono sensibilmente ridotti di numero, in tanti sono avanti negli anni e costretti a lavorare loro malgrado, tutti sono sottopagati”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, in occasione della giornata mondiale dell’insegnante.

Anche per colpa di una società che svilisce tutte le forme di sapere e di cultura, oggi più che mai il ruolo educativo di chi insegna è sempre più in discussione. Il sindacato coglie l’occasione per formulare un appello alle istituzioni perché diano finalmente un segnale di inversione di tendenza. Tornando finalmente a valorizzare gli insegnanti italiani.

Il sindacato non può fare a meno di soffermarsi sull’azione distruttiva che, in particolare nell’ultimo lustro, i nostri governanti hanno perpetrato nei loro confronti: 40 anni fa l’insegnante risultava tra le professionalità più rilevanti nella considerazione sociale e delle famiglie italiane. In molti casi rappresentava l’unica presenza tangibile dello Stato nelle zone più povere e emarginate.

I tagli agli organici e le riforme attuate dal 2007, la revisione del reclutamento e il progressivo innalzamento dell’età pensionabile hanno via via ridotto il personale. Inoltre, i giovani docenti sono aumentati e lasciati tali anche per decenni, al punto di arrivare ad escludere dalle graduatorie ad esaurimento tutti gli idonei ai concorsi, i giovani abilitati attraverso Tfa e anche (prossimamente) tramite Pas. Tanto è vero che il rapporto di lavoro si è sempre più precarizzato: piuttosto che assumere in ruolo, come indicato dall’Ue attraverso una chiara direttiva risalente al 1999, si è scelta la strada del licenziamento e della riassunzione ad oltranza. Perfino la maggior parte dei vincitori dell’ultimo concorso a cattedra è composta da ultra 35enni.

“A tal proposito, per contrastare lo sbarramento delle GaE, – sottolinea Pacifico – l’Anief la scorsa settimana ha presentato una serie di emendamenti alla VII Commissione Cultura della Camera, per permettere la giusta spendibilità e collocazione dell’abilitazione. Tali richieste di modifica ‘scadranno’ il prossimo martedì: speriamo che il legislatore possa essere illuminato e prevedere quell’inserimento che oggi viene negato a decine di migliaia di aspiranti docenti”.

“Ma lo svilimento della professione dell’insegnante italiano – continua il sindacalista - passa anche attraverso il loro scarso pagamento: gli stipendi dei nostri docenti sono in media il 25% più bassi della media europea. Che corrisponde ad uno scarto medio di 8-9mila euro annui. Che a fine carriera porta a far guadagnare ad un docente di liceo non più di 38mila euro, contro i 125mila dei colleghi che operano nel Lussemburgo”.

“Andando a spulciare gli ultimi rapporti internazionali (Ocse-OCDE, Save the Children, Eurodyce) e le stime nazionali ufficiali (Istat) – spiega ancora il rappresentante Anief-Confedir - si ravvisa poi una continua pioggia di numeri negativi: dal 2008 gli alunni iscritti sono aumentati di oltre 90mila unità, ma quello del personale (comprendendo anche gli Ata) si è ridotto di 200mila; la percentuale di tagli attuati nei confronti della scuola nell’ultimo quinquennio è pari al 75% di quella adottata nell’intera pubblica amministrazione italiana; i dirigenti scolastici e i Dsga sono passati da 12mila a 8mila”.

Superato ampiamente il già elevato “tetto” di 33 iscrizioni indicato dal Miur per gli istituti superiori, che scende a 20-25 in presenza di alunni disabili. E nelle due classi siciliane ve ne sono 8! Anief: tutto nasce dai tagli e dalle norme pro-risparmio approvate negli ultimi anni, ma anche dal Miur che non permette di sdoppiare le classi ad anno scolastico avviato. A spese della sicurezza, del diritto allo studio e del sostegno ai disabili.

A quasi un mese dall’avvio del nuovo anno scolastico, continuano a giungere conferme sull’abitudine di alcune amministrazioni scolastiche a concentrare un alto numero di alunni in un solo gruppo-classe. È clamoroso, in particolare, quanto sta accadendo nell’istituto professionale Alberghiero "Marconi" di Vittoria (in provincia di Ragusa), dove, per una incomprensibile norma ministeriale che proibisce ai dirigenti scolastici di incrementare il numero di classi ad anno scolastico iniziato, oggi sono presenti 2 classi con ben 40 alunni ciascuna. Un numero spropositato, che va ben oltre i limiti di capienza massima imposti dalle norme vigenti sulla sicurezza, oltre che quelle sulla tutela del diritto allo studio.

Ma c’è dell’altro: nelle due classi dell’istituto professionale siciliano sono iscritti anche otto alunni disabili. Una presenza che impone, su indicazione dello stesso Miur, a limitare il numero complessivo di iscritti per classe a 20 alunni (in presenza di diversamente abili gravi) o al massimo 25 (qualora le disabilità non fossero gravi). E non può bastare come giustificazione quanto dichiara il dirigente dell’istituto, come riportato da Orizzonte Scuola, secondo cui degli 80 alunni iscritti “molti non frequentano con assiduità“: cosa accadrà il giorno o i giorni in cui tutti i 40 iscritti per classe saranno presenti contemporaneamente. Per svolgere le esercitazioni in cucina o in palestra faranno i turni?

“Ancora una volta – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - eccoci a commentare gli effetti nefasti delle norme approvate in Italia negli ultimi anni che, ignorando la presenza in Italia di un alto numero di insegnanti di religione e di sostegno, hanno progressivamente innalzato il rapporto alunni-docenti. Si è arrivati al punto che anche in presenza di 30mila alunni in più, rispetto al 2012/2013, il Miur ha continuato ad applicare la Legge 111/2011, che impone lo stesso numero di insegnanti dell’anno precedente”.

Dopo aver denunciato, nella scorsa estate, che non si può parlare più di casi sporadici e che mentre il Governo si pavoneggia con l’approvazione di un decreto sulla scuola molto di facciata dal Miur continua a prevalere la politica del risparmio ad oltranza, ecco che dal ragusano giunge questa notizia di 80 alunni, di cui 8 disabili, divisi su due sole classi: non possiamo che tornare a dire che si tratta di una vergogna nazionale derivante dal fatto che negli ultimi cinque anni lo Stato ha tagliato 200mila posti tra docenti e Ata, tenuto ai margini 150mila precari abilitati vincitori di concorso e cancellato quasi 2mila scuole. Con il risultato che quelli che erano nati, durante la gestione Gelmini, come limiti numerici da adottare in casi eccezionali, sono diventati la norma: nella scuola d’infanzia si è passati da 28 a 29 alunni, alla primaria da 25 a 28 ed alle superiori si sono concesse deroghe fino alla presenza di 33 alunni per classe.

Sono numeri che stridono rispetto al buon senso. Ma anche alla normativa vigente, come indicato nello schema di risoluzione per superare il sovraffollamento delle classi, presentato dal senatore Fabrizio Bocchino (M5S) e approvato in estate dalla VII Commissione Cultura della Camera, dove si riporta che “in aula non possono essere presenti più di 26 persone, compresi gli insegnanti o l'eventuale ulteriore personale a qualunque titolo presente”. E che, in presenza di alunni disabili, “il numero complessivo dovrebbe essere al massimo di 20, in modo da facilitare i processi di integrazione e d'inclusività”.

Purtroppo, si tratta di parametri sistematicamente elusi. Con il Miur che continua a nascondersi dietro ad un dito, parlando di sforamenti rari e al di sotto l’1%. Come è grave che si continui ad eludere l’adozione di una nuova normativa per la formazione dell'organico di sostegno, dando seguito alla sentenza n. 80 del 26 febbraio 2010 con cui la Corte Costituzionale ha eliminato dall’ordinamento le disposizioni limitative contenute nell’art. 2, commi 413 e 414 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, che fissavano rigidamente un limite al numero degli insegnanti di sostegno.

A tal proposito, l’Anief ha avviato l'iniziativa “Sostegno: non un'ora di meno!”, attraverso cui si vuole dire basta all'inaccettabile giustificazione di “questioni di bilancio” per violare i fondamentali diritti dei nostri alunni più deboli. Scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. il nostro sindacato mette gratuitamente a disposizione di questi ragazzi e delle loro famiglie tutta l'esperienza dei propri legali sull'intero territorio nazionale, in modo che i TAR possano riconoscere d'urgenza in loro favore l'assegnazione di un docente di sostegno per l'intero orario di servizio settimanale dell'insegnante (rapporto 1:1), nel pieno rispetto del reale fabbisogno didattico-educativo dell'alunno.

La denuncia dell’Anief sulle classi “pollaio”: non sono casi sporadici, ormai la media è di 28-30 iscritti per aula

Classi pollaio e diritto al sostegno: approvata risoluzione M5S su riduzione alunni e assegnazione docenti sostegno senza vincoli numerici

La denuncia dell’Anief: i diritti dei disabili non si possono barattare

Sostegno: non un'ora di meno!

 

Per il quinto anno ridotto il reddito delle famiglie in termini reali mentre l'occupazione giovanile si è ridotta di 786 mila posti di lavoro, mentre si conferma il movimento migratorio al centro e al nord dal sud e dalle isole. In un decennio, il numero di immatricolati alle università è sceso da 338 mila a 269 mila studenti, ovvero del 20.6 per cento in meno rispetto al 2003.

Vi sono nel 2012 tra i Neet (che non studiano e non lavorano) 2 milioni e 250 mila giovani, un giovane su quattro tra i 15 e i 29 anni, mentre uno su tre di essi si ritrova nel Mezzogiorno contro uno su sei al Nord e uno su cinque al Centro. Il tasso di disoccupazione, infatti, rispetto al titolo di studio conseguito da non più di tre anni, dimostra come vi sia un crollo di venti punti per i diplomati a differenza dei cinque punti per i laureati degli ultimi sei anni. A causa delle riforme delle pensioni introdotte negli ultimi 20 anni, si è ribaltato il rapporto della forza lavoro tra giovani (15-24 anni) e maturi (55-64 anni): nel 1993 i primi erano al 15 per cento e i secondi al 9 cento, nel 2012. I primi scendono al 6,5 per cento e i secondi salgono al 12 per cento. La forza di lavoro è divenuta troppo anziana, tanto che a fronte degli stessi livelli registrati in uscita dall'occupazione alla pensione intorno al 9 per cento nella classe 55-67 anni, gli stessi dopo la riforma Fornero sono scesi al 5 per cento. Infine, si registra tra il 2007 e il 2012 un aumento dei contratti a termine che ha superato quelli a tempo indeterminato, seguendo peraltro lo stesso andamento europeo cui sfugge la sola Germania.

Per Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, è necessario che il Governo intervenga subito nella conversione di tutti i contratti a termine superiori ai tre anni nel rispetto della direttiva comunitaria, sblocchi gli aumenti di stipendio, attui una riforma dell'apprendistato che immetta nel mondo del lavoro i ragazzi a 15 anni con l'alternanza allo studio obbligatorio fino a 19 anni o al termine della secondaria, distingua la contrattazione in base alle aree del Paese, riporti l'istruzione al centro del Paese potenziando l'orientamento tra la scuola superiore, l'università e il tutoraggio, permetta la retribuzione differita secondo le norme previgenti per ringiovanire la forza lavoro, apra un dialogo culturale verso l'area mediterranea al fine di agganciare lo sviluppo economico previsto anche nell'area africana, ripensi la devolution.

 

Con l'alibi delle riforme, nessun altro comparto ha ceduto così tante risorse umane per far quadrare i conti dello Stato. E ora a pagare sono i nostri giovani.

Le parole pronunciate ieri dal capo dello Stato sui tagli "alla cieca" attuati nei confronti della scuola negli ultimi anni, confermano quanto l'Anief sostiene da tempo: a partite dal 2006 l'istruzione pubblica italiana è stata privata di 200mila posti, che corrispondono a 1 docente e Ata ogni 12 di ruolo e addirittura a 1 dirigente scolastico o Dsga ogni 4 in pianta stabile. Il sindacato lo aveva denunciato un anno fa, mettendo a confronto il numero degli aventi diritto al voto delle Rsu scelte nel 2006 nelle scuole (oltre 1 milione e 200mila) con quelli dello scorso anno, quando la quantità di votanti crollò ad appena 1 milione.

"Solo ora le massime istituzioni delle Stato ammettono che negli ultimi sei anni non abbiamo assistito a delle riforme, ma a dei veri e propri atti vandalici nei confronti della scuola", commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir. "Quanto detto dal Presidente della Repubblica - continua - rappresenta dunque una resa dei conti, un'ammissione, su un'opera di abbattimento degli organici che nessun'altra amministrazione pubblica ha subìto. Con conseguenze che i nostri ragazzi stanno pagando quotidianamente attraverso un'offerta formativa ridotta e inadeguata".

La verità, oggi venuta fuori pubblicamente, è che quelle che i nostri decisori politici hanno ipocritamente definito 'riforme', non sono altro che riduzioni considerevoli del tempo scolastico, innalzamenti continui del numero di alunni per classe, sparizioni di migliaia di istituti, cancellazioni infinite di posti.

"Anche sul rapporto numerico docenti-studenti si è speculato molto: non si è tenuto conto - spiega Pacifico - della peculiarità tutta italiana dell'alto numero di docenti di sostegno e di religione. Si tratta di quasi 150mila insegnanti la cui presenza, non 'depurata' dal totale, ha falsato il rapporto nazionale rispetto a quello europeo o dell'area OCSE".

Pure l'Università non è uscita indenne da questa politica all'insegna del risparmio a spese delle nuove generazioni: oltre ai tagli ai fondi ordinari, le facoltà accademiche si sono improvvisamente viste privare della preziosa figura dei ricercatori, messa ad esaurimento.

"Ad oltre 40mila menti brillanti italiane - commenta ancora il sindacalista Anief-Confedir - sono state tarpate le ali, costringendo tanti di loro ad emigrare all'estero. Una parte, come tanti altri meritevoli, ha cercato spazio nella scuola: si sono infatti abilitati all'insegnamento attraverso i Tfa oppure hanno vinto il concorso a cattedra, ma anche in questo caso lo Stato gli ha negato il diritto all'assunzione: opponendosi al loro inserimento nelle graduatorie pre-ruolo oppure posticipando le immissioni in ruolo per una serie di incredibili intoppi burocratici".

Ora però la misura è colma. Anche il Capo dello Stato lo ha detto. Per questo, occorre che il Parlamento approvi correzioni urgenti al Decreto sulla Scuola, varando quegli emendamenti che l'Anief reclama di diversi giorni. Altrimenti, tutti i buoni propositi di questo inizio di anno scolastico, anche quelli più autorevoli, verranno ancora una volta spazzati via dai conti ragionieristici del Mef.

 

Il prof. Ettore Michelazzi, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Anief, è intervenuto al convegno “Musica per vivere” svoltosi presso il Conservatorio Licinio Refice di Frosinone, dedicato ad un bellissimo progetto di formazione partecipata, ovvero di inserimento di talenti “particolari”, ragazzi affetti da autismo, e nello specifico da Sindrome di Asperger.

Il progetto ha ricevuto l’elogio da tutti gli elementi coinvolti (ragazzi, genitori, docenti, istituzioni) e tutti hanno concordato sul fatto che tale progetto debba proseguire.

Il prof. Michelazzi, oltre a confermare l’elogio per tale iniziativa - che, ricordiamo, non ha uguali in Italia (l’unico progetto analogo di cui si abbia conoscenza viene tenuto presso il Conservatorio di Boston) - ha fatto delle proposte concrete per la conferma e lo sviluppo del progetto:

“Un’iniziativa così importante – dichiara Ettore Michelazzi – deve non solo essere confermata, ma rafforzata; il Conservatorio di Frosinone potrebbe fare da capofila, grazie alla sua esperienza, verso analoghe iniziative da svolgere in altri conservatori disposti a svolgere questa attività, che per ora può essere sperimentale ma andrebbe istituzionalizzata quanto prima, anche sfruttando la possibilità dell’utilizzo di docenti specifici di sostegno, come previsto dalla L. 104/92. I docenti coinvolti hanno chiesto di essere formati; ecco, la formazione è un aspetto fondamentale, come ribadisce l’ideatrice, la prof.ssa Viviana D’Ambrogio, in questo progetto il cui scopo è migliorare la qualità della vita dei ragazzi affetti dalla Sindrome di Asperger. Per realizzarlo serviranno infine contributi pubblici e privati, strutturati in modo adeguato”.

Il programma del convegno